23/7/2013 ● Scuola
Stabilizzazione precari della scuola: la vertenza rimessa alla Corte di giustizia europea
Negli anni scorsi la FLC CGIL Molise ha promosso oltre 250 ricorsi per
chiedere il riconoscimento dei diritti dei lavoratori precari dei comparti della
conoscenza con rapporto di lavoro a tempo determinato che da 3 anni (36 mesi)
occupano posti liberi ed hanno i requisiti previsti per l'accesso al pubblico
impiego (ad es. l'abilitazione per i docenti di scuola). Per queste ragioni si è
chiesto la trasformazione a tempo indeterminato del contratto di lavoro,
rifacendosi a norme europee.
E’ iniziato un contenzioso con diversi pronunciamenti che, nella stragrande
maggioranza dei casi, hanno dato ragione, in primo grado, ai lavoratori precari.
Ora, la Corte Costituzionale con l'ordinanza n. 207 del 2013 ha rinviato alla
Corte di giustizia dell’Unione Europea, la decisione sulla stabilizzazione dei
precari della scuola. I lavoratori con contratti a tempo determinato superiore a
36 mesi che hanno presentato ricorso vedranno, quindi, la definizione
dell'annosa vertenza con una pronuncia della Corte di giustizia europea.
In particolare la Corte Costituzionale ha chiesto alla Corte di giustizia se la
reiterazione dei contratti a tempo determinato oltre i 36 mesi su posti liberi,
anche se motivate con esigenze di riorganizzazione del sistema scolastico, siano
compatibili con la Direttiva europea (si tratta della clausola 5, punto 1
dell'Accordo quadro sul lavoro a tempo determinato, allegato alla Direttiva del
Consiglio n. 1999/70/CE), che invece la vieta.
La Corte Costituzionale, rinviando alla Corte di giustizia europea, fa risaltare
le manchevolezze dei governi che da decenni sfruttano il lavoro di docenti e ATA
costringendoli a condizioni di incertezza assoluta, nonostante i posti liberi.
La giurisprudenza europea condanna, ormai da tempo, il ricorso a contratti a
tempo determinato non per esigenze temporanee, ma per coprire buchi di organico.
Nei ricorsi che ha promosso la FLC C Molise si è chiesto anche il riconoscimento
degli scatti di anzianità e il risarcimento del danno perché i lavoratori hanno
subìto ingiustamente una condizione di lavoro e un trattamento peggiore di
quelli spettati. In sostanza il riconoscimento della parità di trattamento
economico (anzianità e fasce retributive) tra personale a tempo indeterminato e
a tempo determinato, secondo il principio: a parità di lavoro ci deve essere la
stessa retribuzione.
La vertenza è stata avviata all'indomani dell'approvazione della legge 183/2010
(Collegato lavoro) che ha imposto un termine di 60 giorni all'impugnazione dei
contratti. Il tentativo era quello di sbarrare la strada ai ricorsi. Tentativo
non riuscito, visto che la Corte Costituzionale è intervenuta autorevolmente.