18/7/2013 ● Cultura
Zona non edificabile d'un paese non edibile
Lustri trascorsi nella testimonianza silente d’un vaso che andava presto a
colmarsi e … voilà, l’improvviso profondo interesse a quella che, così s’è
scelto, sarà la goccia che il relativo contenuto farà esondare.
Mi si perdoni la punta di lirismo ma la trovo appropriata ad una vicenda che
sembra stia assumendo toni epici: i contorni del dramma sono già ben delineati,
dacchè il canovaccio sta svolgendosi secondo una trama che ha coinvolto tutte le
principali figure dell’epopea della “difesa del territorio”, un archetipo che
finalmente sobilla il sentimento di identità e appartenenza da troppo tempo
sopito nella nostra comunità.
Protagonista ne è il cemento, che a Guglionesi – nella parte del vaso – tale lo
è fin troppo e da tanto. Sarebbe interessante misurare il rapporto pro-capite e
calcolare quante tonnellate spettano idealmente ad un nascituro appena verrà
alla luce. Da qualche anno il mercato degli immobili è immobile dato il
combinato disposto della crisi e di un’offerta sovradimensionata rispetto ad una
domanda che, a meno di un’impennata repentina che solo un miracolo avrebbe
potuto e potrà supportare, era prevedibilissimo che corrispondesse a quella d’un
paese di e per vecchi.
Mò, il fesso, dove vuole arrivare?
Ribadendo, fuor di metafora, che un intero atto del dramma si è consumato nel
racconto della scoperta dell’acqua calda – è stato a lungo argomento da bar
quello della Guglionesi/Dubai che approntava alloggi per inquilini dalla
misteriosa provenienza e, soprattutto, dai gusti discutibili (trasferirsi qui …
perché?) – alla seconda parte plaudo e metto da parte il tono scherzoso.
Trovo questa vicenda assai interessante a prescindere da qualsiasi opinione ci
si sia fatti in merito. D’altronde stabilire con un certo grado di
approssimazione chi dei “contendenti” detenga una maggior fetta di ragione è,
secondo il mio parere, operazione ardua. Ma, e questo è il punto, è questione
del tutto secondaria rispetto al fatto d’aver inquadrato la vicenda come la
proverbiale goccia, disvelando d’un tratto tutto il contegno pregresso su cui
mai s’è discusso: denunciare per la prima volta un comportamento che si suppone
sbagliato assume i tratti epici d’una denuncia verso quel modo di fare e che
punta dritto il dito su tutte le volte che è stato posto in essere.
Il caso di specie è indubbiamente peculiare: passare dal cementificare
nonostante il calo demografico al farlo proprio per contrastare tale tendenza
rappresenta senz’altro un progresso nel campo della cultura politica. Riuscire a
perseguire lo stesso scopo - a parità di risorse da impiegare - utilizzando il
cemento preesistente, è da ciambella col buco e conclusione sin troppo ovvia,
“da considerarsi devotamente” direbbe Amleto.
Sebbene una lontananza anni luce dalla situazione creata dalle Mafie del Sud,
rappresentata nel suo sommo delirio dall’episodio del “Sacco di Palermo”,
dappertutto la politica locale ha coltivato insani rapporti con l’imprenditoria
edilizia. Già in sede di campagna elettorale i “registi del mattone” puntano su
quella che, scommettono, sarà la squadra vincente, fornendo tutto il loro
supporto affinchè, vinta la scommessa, possano in seguito riscuotere la
“vincita”.
Chiusa questa parentesi sull’ovvio ed arcirisaputo – motivo per cui non scenderò
in sporchi dettagli - discutere di territorio come bene della collettività (un
concetto che anche a livello giuridico in Italia stenta ad affermarsi, visto ad
esempio il tentativo di volersi appropriare della “nostra” acqua: Ugo Mattei,
giurista nostrano di altissimo livello, si sta adoperando per il riconoscimento
della formulazione del concetto di “bene comune”, che appartiene alla comunità e
sul cui utilizzo e/o destinazione tutti siamo chiamati a decidere) fa uscire
dalla latitanza un pezzo di cultura politica: un pezzo alla volta e magari senso
civico e grado di civiltà lieviteranno fino a farci sentire pienamente – e
responsabilmente - una comunità.
Una presa di coscienza, seppur tardiva, non può che essere accolta dalla
cittadinanza con estremo favore.
Sempre in tema di ciambelle e relativi buchi, un po’ d’onestà intellettuale
sarebbe stragradita.
Basterebbe, nella dichiarazione d’intenti contenuta nella critica politica,
coniugare correttamente i verbi: un sincero imperfetto (adeguato sia come tempo
del verbo che come aggettivo qualificativo dell’azione amministrativa esplicata
in passato in prima persona) da sostituire a presente e futuro … magari
aggiungere delle scuse per gli umani errori fatti in passato, creerebbe un
legame di empatia con la cittadinanza, così che il protagonista dell’“outing”
troverebbe in ogni bar il caffè pagato.
In ogni caso il contegno di tutti gi attori della vicenda (in particolare del
cittadino Rulli), per dirla in stile Facebook, “ci piace”.
Dunque sotto il cartello di benvenuto – non potendo esibire quello di “comune
denuclearizzato”, che non ho ancora bene inteso quale messaggio all’atto pratico
voglia esprimere – potremmo collocare la scritta “comune deedificabilizzato”.
PS: Tra le tante amenità che la mia mente si diverte a percorrere, una delle
preferite è il richiamo – partendo da una parola – ad altre per una qualsiasi
affinità si palesi tra le stesse. Se poi è il caso a mettermi di fronte una
parola, interpreto il fatto come dettato dal trascendente (che ad un povero di
spirito come me si manifesta in queste vesti infime, ma è meglio di niente). La
mia lavagna mentale reca ancora la scritta “edificabile” quando, gorgonzola in
mano, leggo: “crosta non edibile” - e penso: “incredibile!” (lo so, quest’ultima
è un’infiorettatura, ma il cialtrone che è in me non ha resistito). A parte il
fatto già curioso che il sostantivo viene fuori al netto delle due sillabe
centrali “fi-ca” (e qui mi torna in mente un articolo gaio e originale del buon
Raspa, che segnalava il trend negativo della presenza femminile nel nostro
paese, inferiore alla media nazionale), la non edificabilità e la non edibilità
sono concetti intimamente tra loro collegati: la non commestibilità, melius
appetibilità, del nostro paese è tra le cause della superfluità degli alloggi:
creare validi motivi per venire a vivere o quantomeno visitare il nostro paese è
la grande sfida … perché Guglionesi è sì bella, è una bomboniera, ma i confetti
… noi confetti, come siamo … siamo all’altezza del manufatto che i nostri avi ci
hanno con premura consegnato?