13/7/2013 ● Caro Direttore
Caro Direttore: "bene collettivo" sì, ma sempre!
Caro Direttore,
ho letto con molta attenzione l’articolo Extrema ratio... nel "bene collettivo"
ma faccio fatica a comprendere come può, in materia prettamente urbanistica, una
costruzione da edificare con il c.d. piano-casa, essere o diventare un “segno
permanete o indelebile sul territorio comunale” mentre altre costruzioni
detenere ogni qualsivoglia requisito.
Ogni volta che si pensa di costruire e quindi di cementificare una qualsiasi
area, ci si dovrebbe rivolgere all’urbanistica e considerando l’andamento della
crescita della popolazione. Che si tratti di piano-casa o altro.
La storia conferma che il centro storico del nostro paese si è andato pian piano
svuotando perché gli abitanti, in un periodo di benessere collettivo, si sono
spostati verso la prima periferia del paese per avere case più grandi e più
spazio a disposizione. Nel corso degli anni, poi, gli abitanti si sono spostati
anche oltre la prima periferia del paese.
E’ stata colpa di una alzata di mano o di una pessima visione urbanistica di
allora o di una calcolatrice pazza che sono nate le case in Via Bari, Via Madre
Ninetta Ionata, Via Manente/C.da Morgette, Via Canonico A.M. Rocchia, Via Dante
Alighieri, Piazza Italia, Via Francia, Via Germania, Via Spagna, Via Corsica,
Via Sardegna, Via Tremiti, Via Lampedusa (ex parte di C.da Sabbioni), Via Fermi,
Via Padre Pio, Via Alpigiano, Via Sicilia, Via Vittime del Terrorismo, Via
Iacobitti, ecc. ecc. ? E in questo caso, dov’è “l’integrazione col tessuto
sociale”?
Eppure le costruzioni hanno avuto passo costante nel tempo. Ogni giorno abbiamo
visto nascere come funghi nuove case, nuove palazzine, e mai nessuno, dico
proprio nessuno, che si sia presa la briga di dire:”cari costruttori tutti, la
popolazione del nostro paese non cresce, è ferma sempre sugli stessi numeri,
quindi da oggi le autorizzazioni a costruire non verranno più rilasciate.
Dobbiamo creare un nuovo modello per lo sviluppo”.
Si trattava ugualmente di difendere il territorio, l’ambiente e quei parametri a
cui Tu hai fatto riferimento e che trascrivo “cittadino/territorio,
cittadino/uso residenziale, cittadino/rete urbanistica, cittadino/servizi,
cittadino/tasse etc., per centrare l'obiettività di una sostenibilità opportuna
del "bene collettivo".
E non importa se ogni costruzione è stata fatta (o è in corso di realizzazione o
si dovrà realizzare) in base ad un Piano di Fabbricazione Comunale o si debba
realizzare in base a Leggi della Repubblica Italiana/Regione Molise:
l’urbanistica non è una sorta di elastico che si può tirare o ristringere a
proprio piacimento. Così come la domanda “a cosa serve cementificare se la
popolazione non aumenta” è stata sempre reale?
Dire che queste costruzioni, legate al piano casa e che con ogni probabilità
verranno realizzate, non servono (perché deturpano, consumano il suolo,
aumentano i costi della collettività, è una scelta errata, è una forzatura, non
integrano, appellandosi ad urbanistica e popolazione), mentre altre, solo perché
da realizzarsi o in fase di realizzazione o appena realizzate in aree previste
dal PdF o del fantomatico PRG, servono, bè credo che non sia corretto né
moralmente né deontologicamente.
Detto questo, credo bisogni affrontare l’argomento mettendo sul tavolo solo gli
interessi collettivi e fermare definitivamente ogni tipo di cementificazione a
Guglionesi, creando delle situazioni particolari per un eventuale recupero di
abitazioni già esistenti nel caso ve ne fosse reale necessità.
A meno che le motivazioni che spingono a puntare il dito contro la costruzione
con adozione del piano casa sono altre ed oscure e non hanno nulla a che vedere
con un discorso generale di territorio, ambiente, urbanistica e popolazione!
Questa l’opinione di uno dei 5400 residenti in Guglionesi, la mia! Con la
speranza che se ne aggiungano altre, segno di una cittadinanza partecipativa.