13/7/2013 ● Caro Direttore
Extrema ratio... nel "bene collettivo"
Caro Direttore,
la sovranità popolare va sempre rispettata. Benché non sia sinonimo di
ragionevolezza assoluta in termini di tutela del "bene collettivo".
Come noterà, non scrivo di "bene comune", ma di "bene collettivo", assai più
complesso come concetto partecipativo.
“Impresa, educazione, territorio, società”(cfr
link) sono state (e saranno?) le parole chiavi lanciate in pre-campagna
elettorale dagli amici dall’associazione “Guglionesi nel cuore”.
A distanza di poco più di un mese dalle elezioni amministrative, al primo Consiglio comunale di Guglionesi
atto a deliberare per il secondo mandato Antonacci (nelle mani di un ristretto
gruppo dirigenziale di "Guglionesi nel cuore"), passa ad “unanimità di
maggioranza maggioritaria” il “Piano casa” (senza alcuna apertura
riflessiva, nemmeno alla cultura politica, per intenderci in "extrema ratio"),
e forse oltre una effettiva “esigenza abitativa”, come prevede(rebbe?)
l’equilibrio “territorio-società” nell’anima (il senso letterale!) della
stessa norma che autorizza (appunto "extrema ratio"!) a cementificare il
"bene collettivo" per eccellenza: il territorio, appunto.
La ragione di tutto questo non può scaturire unilateralmente dalle presunte esigenze abitative di 60
presunte "coppiette innamorate" e strumentalizzate in una distrazione paesaggistica. Perché se un giorno le coppie innamorate diventassero 120, poi 180 etc... chiediamoci pure, caro
Direttore, quale senso ha la "politica del territorio"! Si dovranno creare altri quartierini del "cuore" per soddisfare il fabbisogno residenziale degli innamorati? Vanno socialmente isolati in questi ghetti dell'amore i giovani innamorati di Guglionesi? Dobbiamo davvero legare il futuro dei nostri figli ad una sorta di agenzia
politica-matrimoniale (a sfondo imprenditoriale!) qualificatasi nel
cementificare, anziché seriamente valutare, nei tempi e nei modi necessari, il
senso municipale di una struttura urbanistica di livello professionale in grado
di amministrare, anche sulla base di orientamenti politici, l'intero contenitore
residenziale, imprenditoriale di un centro urbano il quale oggi appare tanto
sovradimensionato proprio nell'eccessivo "non utilizzo" residenziale? Perché non dare, soprattuto ai giovani innammorati, la concreta posssibilità di integrarsi con l'intero tessuto urbano della nostra comunità, con serie politiche di edilizia sociale a 360°?
Da qualche parte mi pare di aver letto di "estensioni territoriali"
(sconfinate?) di Guglionesi. Purtroppo, in urbanistica e quindi in pubblica
amministrazione del "bene collettivo", l'estensione territoriale non è un
parametro di serenità decisionale. Il metro urbanistico si misura in termini
di "densità", cioè nel rapporto cittadino/territorio,
cittadino/uso residenziale, cittadino/rete urbanistica,
cittadino/servizi, cittadino/tasse etc., per centrare l'obiettività
di una sostenibilità opportuna del "bene collettivo". E Guglionesi presenta oggi
valori di "densità" da capogiro, per la storica assenza di strumenti urbanistici, opportuni a regolare
la sostenibilità futura della comunità.
Magari più in là avremo modo, caro Direttore, di esplicare meglio i veri
fenomeni e i giusti parametri dell'urbanistica, materia di aggregazione e di
formazione delle vicende umane.
Ecco, coniugando i tempi della rapidità deliberativa in ordine agli slogan degli amici
di "Guglionesi nel cuore", appaiono evidenti come (in ordine di slogan):
…la prima risposta all’ “impresa” è il “Piano casa”,
…la prima risposta all’ “educazione” è il “Piano casa”,
…la prima risposta al “territorio” è il “Piano casa”,
...la prima risposta alla “società” è il “Piano casa”.
Come ratio deliberativa, dal punto di vista comunicativo desumo l’extrema ratio.
Un giorno, da qualche parte, avremo il privilegio di leggere il pensiero anche
di quel mondo culturale - oggi maggioritario per sovranità popolare - che si cela
dietro tali maggioranze "maggioritarie" della nostra comunità? Davvero tutti
d'accordo? Dal punto di vista sociale, affari nostri, affari loro o affari di
tutta la collettività?
Caro Direttore, quanti componenti di quel Consiglio comunale (molti alla prima
esperienza! Al primo Consiglio comunale!) hanno davvero "maturato", nelle loro
conoscenze e coscienze culturali e per un senso civico di responsabilità nella
materia urbanistica (per carità, argomento serio, molto serio!), gli effetti di
quel "segno permanente e indelebile sul territorio comunale"? Eppure
hanno approvato solertemente il (di)segno con un'alzata di mano a vocazione
maggioritaria... ma trattasi di extrema ratio!
Luigi Sorella