28/6/2013 ● Caro Direttore
Il "compro/messo urbanistico": la deriva guglionesana nelle politiche urbanistiche
Caro Direttore,
nuntio vobis gaudium magnum: da sempre disastrose le politiche
urbanistiche di Guglionesi!
Il “bene casa” quasi sempre oggetto di speculazioni edilizie e interessi
politici oltre l’oggettiva qualificazione urbana. Piani attuativi quasi sempre
distanti dalla patrimonializzazione del bene comune, con non poche spese a
carico della collettività (leggasi il recente paragrafo delle aliquote massime
per l'IMU).
Fallimenti che, solo recentemente, vanno dal “Villages d’Europe”
(imitazione di uno strano francesismo economico da attuare in contesti a
deficitario spirito di imprenditoria turistica) dove si sono spesi ingenti
danari per le consulenze e per la fattibilità, al PRG (Piano Regolatore
Generale) più volte annunciato, poi improvvisamente affogato nel politichese
burocratico, e non solo.
PRG "non pervenuto" e quindi mai esistito a Guglionesi, come strumento di
ragionevolezza nella pianificazione anche culturale della cittadina.
Danari pubblici svaniti perché (in/ri)vestiti di sciocca politica clientelare.
A Guglionesi, oggi, investire in diverse operazioni di restauro e/o di
ristrutturazione del patrimonio edilizio esistente (spesso vuoto, inagibile e inabitabile) costerebbe quanto, se non molto di più che costruire ex-novo, in termini puramente di costi-benefici. Ma “il nuovo”, benché forse
conveniente al privato per tanti altri motivi, ha ingenti "costi di ricaduta" per la futura collettività, costi dovuti al sovradimensionamento di servizi pubblici da erogare a fronte di un'offerta abitativa di
gran lunga superiore alla domanda (cioè chi pagherà le future imposte locali già così esose?).
Abbiamo dovuto tollerare una classe di tecnici, in particolare attiva
nell’ultimo trentennio dello scorso millennio, istruita in una formazione
distante (tra i medici ci sono i dentisti, gli oculisti i cardiologi, gli oncologi etc.) dalla qualificazione "urbanista" (basta rilevarne il curriculum accademico!) e che ha distrutto concetti culturali
sui quali oggi si fa gran fatica a restituire dignità: la cementificazione ha proliferato con poca dose di saggezza deontologica.
Per cui, nel centro storico di Guglionesi, ad esempio, è stato un modello di
rinnovamento: la distruzione di piazze storiche, l'abbattimento di tetti in
legno con sostituzione di solai cementizi, le soppressioni di antichi portali
per serrande da garage, etc.
Quella stessa classe di tecnici "senza frontiera di competenza specialistica", che oltretutto, è stata anche protagonista di
un certo apparato amministrativo della politica locale, che dal punto di vista
culturale ha creato il compro/messo urbanistico nel quale oggi si vive con miserabile fatica.
“Ogni epoca ha la sua urbanistica, ma eredita i risultati dell’urbanistica
delle epoche anteriori, proprio come ogni società rappresenta un compromesso,
travagliato da tensioni interne, tra la società attuale in divenire e il
retaggio delle società superate e scomparse che l’hanno preceduta, ma che
sopravvivono a se stesse” (P. Gorge, Geografia e sociologia, Il Saggiatore).
La deriva guglionesana nelle politiche urbanistiche, caro Direttore, pone al
“bene comune” una sostanziale questione: bisogna ancora girarsi dalla stessa
parte, cioè imitare il "compro/messo urbanistico" nei modi e nelle maniere del
passato senza alcuna previsione di sostenibilità, o divenire modello di
vivibilità per le future generazioni?