22/6/2013 ● Cultura
Guglionesi ha perso la testa
In mattinata, una delegazione parrocchiale di pellegrini del caro Patrono S.
Adamo Abate si è imbarcata verso le isole Tremiti. Ad attendere i guglionesani,
accompagnati dal reverendo parroco don Gianfranco Lalli, ci sarà il benedettino,
padre Hakim, attuale reggente dell’abbazia di Santa Maria delle Tremiti. Sarà
una giornata indimenticabile per quanti sono partecipi dell’evento.
Ieri pomeriggio, in una visita pomeridiana alla cappella di Sant’Adamo, presso
la cripta della chiesa di Santa Maria Maggiore, ho avuto modo di passare un’ora
insieme a Luigi (volontario, insieme a tanti altri giovani della comunità, per
le giornate delle fede dedicate al santo Patrono, Leo (attuale sindaco) e
Gianfranco (attuale assessore).
Una lunga, benché sintetica, chiacchierata sulla carismatica figura di “Adam”,
autorevole abate presso il cenobio delle isole Tremiti nel cuore dell’anno
Mille, e sulle opere che ancora testimoniano una privilegiata identità culturale
nella nostra comunità: la cripta, l’antico presbiterio romanico, la cappella
cinquecentesca, i documenti storici, le opere d’arte, i tesori di argenteria, la
tradizione e il culto. Cioè tutto quello che le passate generazioni ci hanno
consegnato e che ora facciamo una gran fatica a tutelare e a valorizzare, anche
dal punto di vista di risorsa alla (ri)generazione culturale.
Ci siamo soffermati sull’argomento “Guglionesi ha perso la testa”: ho
espresso agli amici presenti che personalmente resto illuso dall’idea che il più
grande danno alla nostra comunità, il furto della testa-reliquiario del 1153
(opera di Nicola de Argentis de Guardia) operato nella notte tra il 3 e 4 giugno
1885, prima o poi possa rivelarsi come ritrovamento di un’opera di
ineguagliabile nunzio di valori, spirituali, cultuali, culturali nonché sociali.
Destino ha voluto che ieri fosse il 21 giugno, solstizio d’estate, il giorno più
lungo dell’anno. Ecco, in questa data ci è permesso di verificare – controllo
che abbiamo curiosamente svolto con Luigi, Leo e Gianfranco – l’orientamento
delle antiche chiese: la luce che annuncia il tramonto del sole offre la
direzione e il verso dei monumenti soprattutto medioevali: i rosoni illuminano
gli altari, le monofore rivelano l’asse di simmetria degli edifici di culto. E
tanto altro ancora.
“Giochi di luce”, che nonostante gli oltre 900 anni ormai passati dalle
fondazioni del culto al patrono e della nostra identità civica, sanno rivelare,
al presente e al futuro, ancora il senso culturale e cultuale di appartenenza al
nostro umile passato di comunità viva. Solo vivendo nello spirito
di partecipata appartenenza alla nostra comunità, "Guglionesi ritroverà la testa!"