8/5/2013 ● Sos
Il milite ignoto [II parte]
Tommasi, il mio compagno di branda che si trovava in fila dietro di me, mi
toccò piano la schiena con il calcio del fucile e sottovoce propose “
Sveglialo…al solito è partito per chissà dove?”
Quasi avesse sentito, il sergente sbottò
“Il comando ha deciso che anche per noi del 2° battaglione, 3° compagnia è
arrivato il momento di fare sul serio,… ce lo diranno domani dove dovremo
andare!... oggi libera uscita per tutti, divertitevi ma mi raccomando non
mancate alla ritirata, ricordatevi che siete soldati della Torino” e scattò
sugli attenti imitato da tutti noi e dal toro.
Eravamo in partenza, non sapevamo ancora dove, ma ci mandavano in guerra.
Era per me il battesimo del fuoco tanto atteso ma adesso avevo un solo pensiero.
Miryam, cosa sarà di lei, di me e del nostro amore?
Il portico,… dovevo vederla, parlarle, stringerla me,… farle capire che non
l’avrei lasciata mai.
I pensieri si accavallavano l’uno all’altro, il momento temuto era arrivato.
Mi preparai in fretta ma non andai con gli altri al cancello principale.
Corsi, invece verso la fureria chiedendo di Ester a chiunque incrociavo e la
trovai al suo posto che piangeva piano.
La chiamai e girandosi verso di me disse “Si, so già perché sei qui…l’ho
chiamata… la troverai tra un’ora al solito portico…”
Il cuore batteva fortissimo e per un attimo pensai che stesse per scoppiare.
Nell’andarle incontro un turbinio di pensieri: perché devo andare via ?, perché
questa guerra? Perché devo lasciare Miryam? perché…perché…perché?
La trovai sotto il portico in lacrime e in silenzio la strinsi fortissimo a me,
avrei voluto assorbirla nel mio corpo così da portarla con me.
Abbracciati piangemmo a lungo, fino a quando ci furono lacrime da piangere.
“Miryam, sai che ti amo e che non ti lascerò mai,” ripresi “Tu sai che
vado poco in chiesa ma se esiste un Dio il mio o il tuo, non permetterà che il
nostro amore si perda nel nulla”
Lei asciugò gli occhi e disse risoluta “Vieni con me…, oggi non torno a casa”
Aveva una copia delle chiavi dell’appartamento di Ester e rimanemmo insieme per
il resto della giornata.
Poco prima che suonassero il silenzio rientrai in caserma.
Il sole era già alto e seduto allucinato sulla mia branda, aspettavo osservando
le mie mani, la voce della tromba per l’adunata.
Accanto a me avevo zaino, giberna per le munizioni, gavetta e cucchiaio.
Il nostro equipaggiamento era essenziale, era ormai tutto pronto e ci avevo
messo anche la maglia di lana e i calzettoni che mia madre aveva insistito che
mi portassi.
“Pane e cappa non si lasciano mai!” e il pane con la frittata e la
salsiccia l’avevo finito subito sul treno da Campobasso, insieme al quartino di
vino “cimmicia” della nostra vigna.
Sembrava ieri quel freddo 17 gennaio del 41 in cui ero arrivato a Roma.
Erano passati solo sei mesi, ma che avevano travolto e sconvolto la mia piccola
esistenza.
Dov’era il mio paese con i miei familiari e i miei amici, il suono del mio
dialetto, la festa del santo patrono e quella ragazza alla fonte.
Tutto era ormai lontano, sfocato, quasi che quella vita fosse appartenuta ad
un’altra persona.
Ero veramente diventato un’altra persona e la mia vita adesso era per Miryam.
La nostra destinazione era il Fronte orientale, e insieme alla “Pasubio” e alla
“Celere” avremmo costituito il Corpo di spedizione italiano in Russia.
In quel giorno luminoso di Luglio 1941 si consumava la tragica festa della
partenza.
I fazzoletti bianchi e colorati che sventolavano dai finestrini ingraziavano i
miseri vagoni e la fanfara cercava, senza riuscirci, di alleggerire la
drammaticità del momento.
Tanti gli abbracci, i baci e tante le lacrime di mamme e fidanzate.
I soldati frastornati e imbambolati.
Io non avevo nessuno da salutare, non avevo voluto che venisse.
Nel cuore avevo già un tale strazio che non avrei retto a questo ultimo addio.
In casera, prima di partire con il convoglio avevo affidato a Ester un ultimo
bigliettino per Miryam.
C’era scritto “Aspettami ogni sera sotto a quel portico, io sarò con te e
quando dirai amore…pronuncierai il mio nome”.