9/4/2013 ● Cultura
Facciamo finta che tutto va ben
Avevo 6 anni quando nella TV in b/n ascoltavo la Colli cantare questa
canzone, in un programma che conduceva assieme al marito (Gaber che, diventato
il signor G, incise “Far finta di essere sani”, attualissima come sono e saranno
per lungo tempo tante sue canzoni). Se non avesse 38 anni, sembrerebbe sfornata
dal duo Apicella/Berlusca. Certo il testo, nell’immaginario di molti, non può
non evocare l’ultimo governo del signor B, con le sue ampie rassicurazioni circa
un’Italia che nell’ambito della crisi mondiale stava “meno peggio” degli altri
paesi occidentali, con il rammarico espresso nei confronti del disfattismo di
coloro che, argomentando della crisi, creavano quel clima di sfiducia che
avrebbe nuociuto all’economia, rallentando il ritmo degli investimenti …
d’altronde “i ristoranti erano pieni!”.
Dare tutta la colpa al signor B, però, è da italiano affetto dalla “sindrome da
piazzale Loreto”: se la crisi è mondiale, l’inadeguatezza dell’intera classe
politica è fattore nostrano. Ed è stata proprio la crisi a rendere
drammaticamente evidente una risultanza messa in luce già 11 anni orsono. Ma il
pungolo dei “girotondini” non ha sortito effetto alcuno, anzi la sinistra ha
mostrato tutta la sua debolezza in questo frangente, non riuscendo a vincere
quando vincere era facile. Chi poteva immaginare che D’Alema
“dìqualcosadisinistra” fosse la pentola rispetto alla brace dei suoi successori,
tutti accomunati in un antiberlusconismo da paradosso: non solo si è rivelato un
atteggiamento politicamente sterile, quanto nei fatti al signor B non hanno mai
messo i bastoni tra le ruote, laddove addirittura lo hanno favorito (quel genio
di Veltroni, il “comunista che non è mai stato comunista”, è riuscito a
riabilitarlo dopo che la Lega lo aveva mollato). Ma questa è già storia.
La principale qualità di un leader politico riguarda il possesso delle doti da
statista, ovvero deve avere un’idea chiara dei traguardi da far raggiungere al
proprio paese. Non è roba per pavidi, per una sinistra che si vergogna di essere
una sinistra (visto la fine di Fini, che giunto al Governo si è messo a fare
cose di sinistra, rinnegando le sue radici?). Con i Prodi e i Renzi si
vinceranno pure le elezioni, poi però un centrosinistra dovrà pur fare anche
qualcosa di sinistra. A me sembra fin troppo evidente che da anni in questo
paese ci sono milioni di persone di sinistra il cui pensiero politico non trova
rappresentanti che abbiano il coraggio di sbandierarli. Ma se l’andamento delle
tornate elettorali sono x lo + sconfortanti, c’è comunque un Vendola che,
comunista e omosessuale, vince in una delle regioni più conservatrici d’Italia,
contro un uomo forte del centrodestra … ed è l’unico a criticare Monti, a
differenza dei pavidi uniti nel coro degli elogi: fatto il bilancio dell’ultimo
Governo si vedrà chi aveva ragione.
Il Muro di Berlino – la prendo alla lontana - ha una valenza simbolica la cui
connotazione è chiaramente negativa; va da sé che la sua caduta è simbolo di
carattere positivo. I simboli evocano, nell’ambito d’una medesima cultura
(antropologicamente intesa), significati ideali di immediata comunicazione: si
visualizza l’oggetto concreto e immediatamente si stabilisce un’analogia con
un’immagine evocata mentalmente. Insomma, focalizzi la mente sulla caduta e
repentinamente noi individui appartenenti alla cultura occidentale –
identificata da un minimo comun denominatore di valori – colleghiamo l’evento a
significati che sono patrimonio di tutti. A quasi un quarto di secolo di
distanza, sarà che sono mentalmente disturbato, a me sembra che occorra indagare
su altri significati di non immediata evocazione, alieni dalla portata
simbolica. Per quel che concerne la cultura politica, la caduta ha rappresentato
l’avvio di un declino. Probabilmente è una questione di struttura mentale, che
in tema di ideali si è formata sulla dottrina cattolica: la visione assolutista,
che è marchio specifico della nostra religione, in tema di intelletto ci ha
insegnato a “ragionar per astrazioni” sulla base degli opposti … bianco-nero,
bene-male, luce-tenebre e via fantasticando (il disturbato, purtroppo, non sono
io). E così insieme al Muro è caduta la netta separazione tra le opposte visioni
progressista/rivoluzionaria e conservatrice/reazionaria: incapaci di ragionare
sulle sfumature di grigio, centrodestra e centrosinistra si sono impaludate su
una cultura politica dalla tonalità plumbea, esprimendo programmi politici che
non hanno alcuna particolare connotazione, potendo indifferentemente essere
esponenziali dell’una o dell’altra parte dello schieramento.
L’identità politica, la provenienza, sono questioni dirimenti solo quale
criterio per assegnare i posti in cui sedere in Parlamento (i Grillini hanno
rappresentato una novità anche riguardo alla posizione in cui collocarsi
nell’emiciclo: sono il prodotto della barbarie politica che ha portato al
nonsenso dei vecchi riferimenti). La c.d. sinistra massimalista, cioè la vera
sinistra, è evaporata per pavidità … così come la destra; ci vogliono dare a
bere che è una circostanza positiva, un’emancipazione dai vecchi schemi … bla
bla bla. A me sembra essere un chiaro segno di decadenza, l’abbandono della
ricchezza delle differenti visioni della vita e della società, a discapito d’un
pensiero unico … moderati di destra e moderati di sinistra. Il punto è: siamo
davvero tutti moderati? Rifondazione Comunista negli anni ’90 arrivò a superare
tre milioni di voti: questi italiani hanno in seguito cambiato idea per aver
all’improvviso compreso di essere intimamente moderati o la classe politica non
è stata in grado di esporre validamente le loro idee?
E’ destino dunque che il centrosinistra venga rappresentato da uno la cui
immagine è curata da Gori e la dialettica da Baricco, quindi più che da un uomo
da un prodotto. Molto probabilmente con lui si sarebbero vinte le elezioni e, in
quanto sindaco di un’importante città, si potrebbe anche scommettere sulle sue
capacità (la sua cosa migliore, secondo me, rimane quello che, al netto della
scelta infelice del termine quanto a buon gusto, è il necessario contrasto
dialettico che il delfino deve stabilire col vecchio capo: giovani della
sinistra guglionesana, prendete esempio … e Raspa docet). L’ho sentito esprimere
la sua su tanti temi, ma io resto dell’opinione che uno statista debba esporre,
con pochi ed efficaci slogan, i punti chiave su cui riverserà tutto il suo
impegno. Come in ogni azienda, dal candidato alla Presidenza del Consiglio, al
netto delle solite menate retoriche (Renzi in un comizio pre-primarie se n’è
uscito con un “voglio poter augurare ai pensionati un buongiorno che sia davvero
un buongiorno”, in stile “Miracolo a Milano”), vogliamo sapere in quali settori
intende tagliare le spese e su quali investirà risorse (politiche sociali,
lavoro e cultura – obiettivi per antonomasia di sinistra - sennò la gente prima
o poi s’incazza davvero), rendendoci edotti su come finanzierà gli
“investimenti”. Per come la vedo io, più importante di vincere le elezioni è il
“come le vinci”: se lo schieramento vede Monti e Vendola assieme, quale idea
politica, quale visione del Paese verrebbe ad affermarsi? Detto papale papale,
quando occorrerà chiedere l’ennesimo sacrificio economico, lo si chiederà agli
ultimi o ai primi della società? Per un voto consapevole, d’opinione, l’elettore
dovrebbe essere informato prima su tale non secondaria questione. Questi
partiti, che se ne strafottono di ottemperare alla norma più elementare
esistente in politica, “se mi voti ti prometto che …”, hanno pure il barbaro
coraggio di attaccare Grillo su questo punto … “passa il bue e dice …”.
Molti si prendono la briga di ricordarci, bomboletta di vernice in mano e
Nietszche quale fonte d’ispirazione, che “Dio è morto”; a me, che pure non son
medico, tocca l’ingrato compito di rendervi – qui ed ora - edotti del fatto che
… sigh! … anche Marx è da un po’ che non si sente tanto bene.
Ma facciamo finta che tutto va ben, facciamo finta di essere sani (“liberi,
sentirsi liberi, forse per un attimo è possibile, ma che senso ha se è cosciente
in me la misura della mia inutilità” GG).