9/4/2013 ● Caro Direttore
Una qualità della classe dirigente locale: non sentirsi indispensabili
Caro direttore,
leggo sempre con interesse le notizie che pubblichi ed il vivace dibattito che
riesci a suscitare sul tuo sito. Da guglionesano interessato alle vicende locali
vorrei brevemente dare un consiglio sul metodo da seguire per la scelta della
classe dirigente locale, con una premessa.
La premessa. Viviamo tempi difficili: c’è una crisi strutturale
dell’economia, dei modelli di crescita ai quali eravamo abituati, della
politica, della rappresentanza sociale e delle forme di partecipazione. Di
fronte a tutto ciò bisogna reagire anche evitando i soliti luoghi comuni,
assumendoci ciascuno le nostre responsabilità. Purtroppo spesso si scelgono
scorciatoie, dando sempre la colpa ad altri, senza chiedersi cosa, nel nostro
piccolo, abbiamo fatto per evitare la deriva nella quale ci troviamo. La nostra
storia contemporanea è fatta, spesso, di mancanza del senso dello Stato, di
deleghe in bianco che si sono rivelate disastrose, di disattenzione nei
confronti di chi ha problemi. Ci si è affidati a qualcuno evitando la
responsabilizzazione personale. Purtroppo, lo sappiamo, non esistono né
soluzioni salvifiche né unti del signore. Occorre fatica ed impegno quotidiano,
partecipazione ed attivismo collettivo, per provare a migliorare il contesto nel
quale viviamo.
Il consiglio sul metodo. La nostra comunità può affrontare questo
difficile momento se le forze migliori si metteranno a disposizione per
realizzare progetti credibili in grado anche di valorizzare le potenzialità
presenti. Bisogna partire dall’attenzione al bene comune ed anche dalla capacità
di coinvolgere e di far esprimere l’energia giovanile di Guglionesi. Per questo
chi ha maturato esperienza politica ed amministrativa deve essere valutato non
solo per quello che ha realizzato, per la coerenza delle scelte operate, ma
anche per l’impegno profuso nel fare gruppo, nel creare le condizioni di
lasciare il testimone in mani affidabili. Bisogna diffidare di chi ritiene di
essere depositario della verità, della competenza e della professionalità.
Queste persone non lavoreranno per valorizzare, per includere, per consentire a
tutti di mettere a disposizione della collettività il proprio bagaglio d’idee,
di proposte e di entusiasmo. Quando si parla di gruppi dirigenti bisogna tener
conto anche della storia umana e professionale che c’è dietro ciascuno, non per
quello che dice, ma per quello che ha fatto, per la capacità dimostrata di
costruire le condizioni per il ricambio generazionale. Mi sembra che questo sia
un metodo per selezionare la classe dirigente locale.
Oggi più di ieri chi si ritiene indispensabile è fuori dalla storia ed alla
lunga non avrà dato un contributo utile alla crescita sociale e culturale della
comunità.
Sergio Sorella