22/3/2013 ● Cultura
"Anno della Fede": il Vescovo scrive ai catechisti
Una fraternità per l’evangelizzazione e l’iniziazione cristiana.
Catechista, perchè invitato a dare una mano in parrocchia, così hanno iniziato
quasi tutti; forse in modo imprevisto, perentorio, inatteso. Forse sei stato
scelto tu perché altri hanno detto di no. Ma oggi sei catechista. Prendi
coscienza e ringrazia.
Catechista, perchè battezzato, e in quanto tale, per la propria vocazione
cristiana, responsabile della Parola di Dio, perciò evangelizzatore-testimone.
Consapevolezza che matura se si prosegue a svolgere questo ministero come una
vocazione che viene da Dio e a rimanervi fedeli.
Catechista non da solo, ma insieme ad altri; come tutte le vocazioni, non è una
chiamata personale, ma ti inserisce in una comunità di chiamati come te. Ci si
ritrova con altri non per propria scelta, non per particolari affinità, non solo
perche si svolge nella comunità un servizio comune, ma perché si viene chiamati
insieme. Come la Chiesa, che è convocazione di diversi, moltitudine di diversi.
Momenti di un percorso che ognuno ha fatto. Non certamente scontato, ma
profondamente significativo, perchè è “tipico” dell’esperienza cristiana
dall’inizio del suo accadere nella storia.
I discepoli, chiamati personalmente a stare con Gesù, si ritrovarono insieme tra
loro. Non erano certo affini, bensì diversi:c’era un pubblicano,
collaborazionista del potere romano, Matteo, ed uno zelota, rivoluzionario,
alcuni già avviati ad una scelta di vita religiosa, come Andrea e Giovanni
discepoli del Battista; .....Si ritrovarono insieme grazie a Gesù e iniziarono
un cammino che li accompagna, attraverso un percorso, lungo, faticoso e
articolato, a diventare fratelli; grazie a Gesù, il Fratello, che li aprì alla
relazione con l’Unico Padre e perciò a riconoscersi fratelli. Apartire dalle
loro diversità, Gesù li costituisce in un ‘collegio’, fraternità, comunità, ne
fa una realtà unica sulla quale costruisce la sua Chiesa.
Una compagnia di fratelli
Lo stare con Gesù, uniti nel suo nome, fa sì che lo stare insieme, l’essere
gruppo, diventi una compagnia di fratelli: proprio in questo fatto accade la
Chiesa.Nel vostro essere la fraternità dei catechisti della parrocchia di…. si
realizza visibilmente il mistero della comunione ecclesiale.Non è casuale che
nel vangelo di Giovanni la prima volta che i discepoli vengono chiamati da Gesù
‘fratelli’ è dopo la sua risurrezione, come non è casuale che il vangelo dove la
parola fratelli è più presente è quello di Matteo che è definito vangelo della
comunità. Siete fratelli perché membri della comunità/fraternità dei catechisti.
Possiamo dirlo con assoluta certezza: non c’è esperienza di Chiesa se non c’è
fraternità; lì dove c’è una compagnia di fratelli uniti nel nome del Signore
Gesù Cristo, lì accade, si rende presente e visibile, la Chiesa. A voi è data la
possibilità concreta di fare esperienza di Chiesa, perché unica è la chiamata,
unico il ministero.
Come frammento nel quale il Tutto diventa esperienza ed è presente.
Resta fondamentale la consapevolezza di essere frammento (parte di un tutto),
una componente, tra le altre, della comunità ecclesiale. Questo evita la
chiusura, la formazione di conventicole, o di lobby e la percezione di un
cristianesimo elitario ed esclusivo. Consapevolezza che nasce dal fatto che
nella Chiesa ognuno (in questo ognuno è compresa anche ogni realtà associata,
ogni gruppo, ogni movimento, ogni congregazione religiosa etc.) non è per sè, ma
è tale, e perciò realtà con una propria identità, in quanto è per tutti gli
altri, a servizio dell’intera comunità. Nello stesso tempo è importante essere
consapevoli che in questo frammento (particula), che è lo specifico servizio
catechistico vissuto da una piccola fraternità, accade il tutto (come nella
particola del pane consacrato c’è il tutto, il riferimento eucaristico non è
forzato o surrettizio): nel vostro prezioso servizio ecclesiale è realmente
possibile e concreta l’esperienza della vita fraterna che invera la Chiesa e la
manifesta come Chiesa di Cristo.
L’ante omnia.
C’è un “prima di tutto”, che è presente in tutto. Un Principio nel quale e
grazie al quale tutto ha origine: Dio Uno-Trino. Non si tratta di un principio
astratto o di una categoria teologica ma è Dio stesso che è Amante, Amato e
Amore. Dal seno del Padre nasce la missione, al seno del Padre essa si svolge e
al seno del Padre si conclude. L’amore trinitario è l’origine, la forma, e il
fine dell’azione dell’economia della salvezza. La Chiesa, lungo la storia e in
ogni angolo della terra, è “un popolo che deriva la sua unità dall’Unità del
Padre, del Figlio e dello Spirito Santo” (LG 4), essa risulta «mistero di
comunione trinitaria in tensione missionaria» (PdV n. 12). Proprio dentro questa
realtà ci ha riportati Giovanni Paolo quando nellaNovo millennio ineunte scrive:
“Prima di programmare iniziative concrete occorre promuovere una spiritualità
della comunione, facendola emergere come principio educativo in tutti i luoghi
dove si plasma l'uomo e il cristiano, dove si educano i ministri dell'altare, i
consacrati, gli operatori pastorali, dove si costruiscono le famiglie e le
comunità.” (NMI 43). Nel frammento deve necessariamente esserci il Tutto, pena
la sua l’insignificanza: la matrice trinitaria nella concretezza della vita
ecclesiale si invera e concretizza nella fraternità accolta e vissuta e solo a
questa condizione l’azione pastorale rende presente ed operante l’evento
salvifico e introduce in esso.
Ecco allora che i catechisti presenti in una comunità parrocchiale sono chiamati
a formare una fraternità, grazie alla spiritualità della comunione, e solo in
questo modo svolgono in modo pieno ed efficace il ministero
dell’evangelizzazione e dell’iniziazione cristiana dei membri della comunità
stessa.
Costituiti in Fraternità a servizio dell’evangelizzazione e dell’iniziazione
cristiana.
Questo è contemporaneamente un punto di arrivo e un punto di partenza e in
quanto tale non va mai dato per scontato e compiuto. C’è un percorso di
accompagnamento per essere ammessi nella fraternità e un percorso di crescita
nella vita fraterna, così come c’è un percorso di formazione che riguarda i
contenute e le metodologie della evangelizzazione e dell’iniziazione cristiana
che ha una prima fase di fondamenti e una di formazione permanente e
co-formazione. Percorsi che non sono accanto o altro dalla crescita nella fede e
nella vita di fede che ogni battezzato è chiamato fare, ma che per il catechista
hanno una caratterizzazione specifica legata al ministero che vive nella
comunità. Anche qui vale il discorso della parte che contiene il Tutto: non si è
cristiani a spicchi, evangelizzazione, liturgia, carità, impegno sociale,
attività economica etc.; nessuna dimensione dell’esistenza cristiana può
prescindere dalle altre. Sono, insieme, la sinfonia della nostra fede.
Ne deriva che il punto centrale, la vera fonte e il vero culmine di ogni
“frammento” è la Celebrazione Eucaristica del Giorno del Signore, dove ogni
frammento si rifonde nel Tutto e ne riesce completamente rinnovato. La comune
partecipazione al banchetto eucaristico, nutrendoci tutti di un frammento del
pane spezzato, è segno visibile di questa realtà ecclesiale-eucaristica.
Tornerò su questi temi e cercherò di svilupparli perchè diventino percorsi certi
e condivisi.
Gesù Cristo come fondamento.
Gesù Cristo, morto e risorto, rende tale la fraternità dei cristiani, e perciò
anche quella dell’evangelizzazione e dell’Iniziazione cristiana.
A fondare la fraternità cristiana è la fede che ci fa consapevoli di essere
figli dell’unico Padre e perciò fratelli tra noi; la fede è anche il patto
(l’alleanza) tra noi, e tra noi con Dio. Siamo figli in Gesù Cristo e perciò
grazie a Lui e solo in Lui siamo fratelli. Ecco che, perchè la fratellanza sia
viva, occorre una conoscenza viva e personale della Paternità di Dio e una
permanenza viva in Cristo, frutto della grazia.
Sinteticamente offro alla vostra meditazione quanto è riportato nella regola
della Comunità di Bose circa il vivere la fraternità. Sono prospettati quattro
passaggi fondamentali per vivere la fraternità.
1. Occorre innanzitutto credere all’amore, secondo le parole del discepolo
amato: «Noi abbiamo creduto all’amore”; (1Gv 4,16). È la cosa più importante,
perché chi non crede all’amore non fa vita cristiana ed è fortemente minacciato
nel suo cammino di umanizzazione.
2. Occorre, nella fraternità dei catechisti, decentrarsi, cioè trovare il centro
non in se stessi ma nel Signore, e comunque non voler essere al centro,
lasciando sempre Cristo al centro del nostro vivere. Ricordate la lezione che
Gesù ha dato alla sua comunità: quando si domandavano chi dovesse stare al
centro, Gesù ha messo al centro, in mezzo, un piccolo (cf. Mc 9,36).
3.Occorre dare accoglienza all’altro, decidendo di amarlo prima di conoscerlo.
Il grande allenamento è decidere di amare l’altro prima di conoscerlo. E non
valgono né simpatie, né antipatie, né affinità elettive, perché nulla può essere
preposto all’amore di Cristo. Il fratello, la sorella, è un dono di Dio, non lo
scegliamo ma dobbiamo accettarlo come dono, con il suo modo di stare, di vivere
i rapporti, di essere altro, diverso:gli possiamo solo chiedere di vivere il
Vangelo, come lui può chiederlo a noi.
4. Infine, occorre curvarsi sull’altro, per servirlo, per perdonarlo, perché
prima o poi sarà malato, prima o poi sarà vecchio, prima o poi lo scopriremo
peccatore, prima o poi verrà a trovarsi in una situazione di bisogno e ci
chiederà di piegarci, di curvarci davanti a lui.
La Vergine Santa ci aiuti a “sintonizzarci” su queste riflessioni e soprattutto
a viverle, innanzitutto per una pienezza di vita cristiana e conseguentemente
per rendere rispondente a verità il ministero che svolgiamo nella comunità
parrocchiale.