BLOG FONDATO NEL GIUGNO DEL 2000
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Un viaggio nella cultura non ha alcuna meta: la Bellezza genera sensibilità alla consapevolezza.

Luigi Sorella (blogger).
Nato nel 1968.

Operatore con esperienze professionali (web designer, copywriter, direttore di collana editoriale, videomaker, fotografia digitale professionale, graphic developer), dal 2000 è attivo nel campo dell'innovazione, nella comunicazione, nell'informazione e nella divulgazione (impaginazioni d'arte per libri, cataloghi, opuscoli, allestimenti, grafiche etc.) delle soluzioni digitali, della rete, della stampa, della progettazione multimediale, della programmazione, della gestione web e della video-fotografia. Svolge la sua attività professionale presso la ditta ARS idea studio di Guglionesi.

Come operatore con esperienza professionale e qualificata per la progettazione e la gestione informatica su piattaforme digtiali è in possesso delle certificazioni European Informatics Passport.

Il 10 giugno del 2000 fonda il blog FUORI PORTA WEB, tra i primi blog fondati in Italia (circa 3.200.000 visualizzazioni/letture, cfr link).
Le divulgazioni del blog, a carattere culturale nonché editoriale, sono state riprese e citate da pubblicazioni internazionali.

Ha pubblicato libri di varia saggistica divulgativa, collaborando a numerose iniziative culturali.

"E Luigi svela, così, l'irresistibile follia interiore per l'alma terra dei padri sacra e santa." Vincenzo Di Sabato

Per ulteriori informazioni   LUIGI SORELLA


15/3/2013 ● SOS

Elena


  Giorgio Senese ● 2365


Ci sono anime con le ali, che volano occhi al sole tenendosi il più possibile lontano dalle mediocrità umane. La sua è una di queste.
Non stupisce dunque l’insofferenza mal celata nei confronti delle quotidiane situazioni di conflitto con i propri simili.
Quelle, per intenderci, in cui bisogna misurarsi con le piccole o grandi stupidità e cercare dei compromessi che permettano un accettabile quieto vivere.
Non le appartengono sentimenti come l’invidia o l’avarizia ed è incapace di usare malignità o gratuita maldicenza.
Di contro sa amare e lo fa con sincerità e semplicità, in totale abbandono.
Se ti è amica, puoi contarci e qualora l’amassi come un uomo ama una donna, avresti il dovere morale di essere onesto e sincero quanto lo è lei. Nulla più della falsità riesce a ferirla.
In sociologia, una donna così si definirebbe un “soggetto a rischio”.
Lei è sempre discreta, porta sempre fretta, non può fermarsi, deve preparare il pranzo perché è tardi. Deve andare urgentemente al bagno, rientrare il canarino dal balcone prima che cambi il tempo, andare al negozio prima che chiuda e la sua, più che un'elegante uscita di scena, appare sempre quella che nella realtà è,… una fuga.
La vita si ingegna a mettere sul nostro cammino i più fantasiosi quanto stupefacenti trabocchetti e quando pensiamo di essere ormai solidi nei nostri principi fondanti, succede qualcosa che, investendo la nostra sfera emotiva ci fa perdere i riferimenti e ci destabilizza.
Ma a quarant'anni non si dovrebbe mai perdere la testa.
Con l’esperienza si diventa, si deve diventare più riflessivi, più saggi, più distaccati.
In quella fase della vita così complicata e delicata quale è l’adolescenza, lei amava un solo uomo e la sua musica: Lucio Dalla.
Conosceva i testi delle canzoni a memoria e di sovente ne utilizzava dei frammenti nei discorsi con le amiche. Nei compiti in classe poi, riportava frasi intere come se fossero sue.
Dopo la morte di sua madre e lo sfascio familiare che ne derivò, tutto cambiò.
Era arrivato il tempo di volare dal nido e si scelse qualcuno a cui portare in dote i suoi migliori propositi di brava compagna e madre amorevole.
Fu così che Francesco, con gli occhi profondi come il mare di Lucio, entrò nella sua vita.
Lucio oggi non c’è più e Francesco è andato via da casa.
Lucio gli ha lasciato tante emozioni, suo marito gli ha lasciato tanto amaro in bocca.
Per la verità, Francesco gli ha lasciato anche due figli, ormai grandi, che della situazione di separazione apprezzano in modo particolare il fatto di possedere due case dove poter alloggiare e due portafogli a cui attingere.
Per il resto, sia il maschio che la femmina, si dichiarano moderni e favorevoli alla separazione come istituto.
“L’amore non è un sentimento eterno, fin che c’è, c’è”. Quando finisce è giusto che ognuno vada per la propria strada!”.
Il matrimonio poi, dal loro punto di vista, non è da prendere neppure in considerazione. E’ solo una convenzione inventata dagli uomini e che ormai appartiene solo ai “vecchi”.
Da persona moralmente onesta qual è, Elena non si stupisce e non li biasima per queste loro convinzioni.
Sono le stesse che ha da sempre condiviso e professato con Francesco e fatalmente le ritrova oggi nei figli.
Anche se oggi il suo parere in merito è cambiato, non c’è nessuno che glielo chiede.
Interessa solo a se stessa come percorso di maturazione personale, il tempo ha levigato ogni appiglio e asperità originali.
La scorsa settimana si è rotto nuovamente il frigo e, nonostante i generosi sforzi del suo amico tecnico, non c’è stato modo di aggiustarlo.
Le serpentine sono consumate dall’interno e puntualmente si aprono sempre nuove fessurazioni da cui fuoriesce il freon.
E’ vecchio ormai, ha accompagnato la crescita di una famiglia di quattro persone per quindici anni.
Ne comprerà uno nuovo, più piccolo, come ha fatto quando ha deciso di sbarazzarsi del letto matrimoniale o quando si è comprata la nuova moka a una sola tazza, stanca di buttare caffè.
Eppure la sua storia d’amore con Francesco sembrava di quelle che poi ti ritrovi insieme, anziani e intorno ad un vermiglio tavolo natalizio, con figli e nipoti vocianti ed allegri.
Qualcosa ad un certo punto si era inceppato, rotto. Sì… ma cosa, quando?
Dell’infanzia le tornano in mente i tanti discorsi confidenziali sul mondo e sulle persone che faceva con sua madre che era intenta, spalle al fuoco del camino, a riparare i buchi sulle calze contadine del padre.
Gli uomini di casa, invece, erano accaniti a seguire e commentare l’incontro di pugilato del grande Monzon alla televisione.
Quella fantastica scatola magica, appena acquistata con il ricavato della vendita delle olive e abbellita dal centrino ad uncinetto fatto appositamente, con su il torchietto schiaccianoci dove la mamma teneva gli aghi, i bottoni e le varie spagnolette di fili colorati .
“Parliamo piano che queste sono cose di femmine…gli uomini non le capiscono!”.
Come dimenticare, poi, il tempo dei primi innamoramenti e i pianti soffocati su quel“zinale” perennemente indossato
Erano davvero troppo pochi i suoi diciassette anni quando dal letto di morte, la madre le aveva affidato la cura del padre e dei fratelli.
Stoicamente si era accollata la croce e con amore e tenacia aveva fatto di tutto per tenere insieme la famiglia ma ad un certo punto si era dovuta arrendere.
Alle volte, prima di prender sonno, torna con la mente a quelle lontane vicende per scoprire che ancora oggi continua a farsene una colpa.
Non era stata capace di assolvere a quell’ultimo e, per questo, più prezioso compito assegnatole da sua madre.
In realtà non avrebbe potuto fare di più, ma in cuor suo, non si è mai perdonata.
Lo sconforto irrompe in pianto, poi finalmente la stanchezza vince per consegnarla a un nuovo giorno che porterà nuove pene ma anche e comunque, la speranza per un futuro migliore.
Questa convinzione le fornisce l’energia per alzarsi, lavarsi, prepararsi, fare colazione e prendere la strada che la porterà a un lavoro che non le piace ma che le permette fortunatamente l’indipendenza economica.
L’altra mattina però è successa una cosa inattesa.
Elena, come ogni mattina, si stava recando alla sartoria dove lavora.
Camminava a testa bassa, assorta nei suoi pensieri cercando il modo più opportuno per riuscire a terminare in giornata quella partita di colletti richiesti con urgenza da un cliente.
Intanto procedeva con passo sostenuto perché sapeva che, di lì a poco, avrebbe incrociato Francesco.
Su quella che è la piazza principale del paese, si affaccia con i suoi sgargianti tavolini gialli, il bar dove solitamente lui ogni mattina, prende il caffè con conoscenti e amici.
Conosce bene quel copione che si ripete, come uno stillicidio, ogni mattina. Lei passa e lui finge di non vederla mentre mostra di partecipare con trasporto ed interesse alle conversazioni con i suoi avventori al tavolino.
Tiene banco con un tono di voce sostenuto e si sbraccia esageratamente ridendo in maniera sguaiata ad ogni fesseria.
I profondi argomenti che si colgono dai discorsi sono l’ultimo acquisto di questa o quella squadra, la classe politica fatta di ladri da mandar via, le belle forme dell’ultima velina apparsa in tv. Insomma,…aria fritta.
Lei in questa situazione vive un profondo disagio per se stessa e per quel Francesco che lei conosce migliore. Riesce a toccare il dolore che si nasconde sotto quella maschera di uomo superiore, è lo stesso che attanaglia anche lei.
Con il cuore pesante accelera il passo fino a passare oltre,
Anche l’altra mattina dunque, lui era seduto al solito tavolino.
Lei si era preparata al solito martirio ma, nel passargli accanto, lui ha distolto l’attenzione dal suo interlocutore estraniandosi dal contesto.
In silenzio ha preso a fissarla e, con uno sguardo arreso, l’ha accompagnata per tutto il tempo del suo passare.
Lei si è resa conto, ma ha proseguito spedita come sempre.
Ad ogni modo però, prima di svoltare l’angolo che l’avrebbe nascosta alla vista, non ha più resistito ed ha ricambiato quello sguardo.
Nell’attimo in cui gli occhi si sono incontrati, ha sentito una scossa percorrerle tutta la schiena e senza rendersene conto, un dolce sorriso le è sfuggito dalle labbra tremanti.
Quegli occhi azzurri le appartengono, sono gli stessi che hanno i suoi figli.
Qualcosa ha scosso la sua vita rassegnata, qualcosa di nuovo ma con radici antiche.
Qualcosa su cui adesso non vuole indagare perché significherebbe ridurne gli effetti benefici che pure ci sono.
Qualcosa che le ha messo nel cuore una gioia che non provava più da molto …troppo tempo.

Cartellone




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