11/3/2013 ● Cultura
Conformismo e indignazione
Nel varcare la soglia di casa – in uscita – l’uscio si spalanca su un cielo
plumbeo, un pregio e un invito per il mio animo di quel momento, che non mostra
inclinazione alcuna ad esclamare “che bella giornata” al caldo abbraccio d’un
cielo assolato, che non s’abbinerebbe com’invece quello di quel giorno,
chiaramente “uno di quei giorni …”.
E così da camaleonte il mio animo s’immerge per far pendant con quell’atmosfera
evocante pensieri di ugual colore, sovrastati dalle stesse nubi che sul mio capo
incombono, quale minaccia sempre presente sul mio intelletto che non è uso alzar
la testa di frequente, forse per evitare d’adontarsene.
In quest’osmosi tra cielo ed anima non posso esimermi dal vagliare uno di quei
quesiti esistenziali, usualmente retorici per l’apprendere già in partenza d’una
risposta che non s’avrà, interrogativo pescato tra i tanti nel cilindro e che la
sorte ha voluto quel giorno particolarmente ossessivo: “Che cosa si pretende da
me, in aggiunta al pedaggio che già Natura e Fato sin dalla nascita m’impongono?
Chi sono costoro che come satelliti orbitano sulla mia persona per esigere ch’io
faccia chissà cosa nel preciso adempimento dei loro voleri?”. Quale e
quant’arroganza d’un simile verso un proprio simile, che proprio in virtù di
chissà quali sofisticate macchinazioni crede che tali artifici possano
legittimarlo ben più che simile … superiore!
Mai v’è stato a memoria d’uomo tentativo di progetto di vita in comune e società
in cui un gruppo di persone a numero chiuso non abbia avocato a sé un potere
superiore fondato … su che cosa? Ricevuto da chi … intendendosi con “chi” entità
materiale o, ma sì, anche spirituale che sia di conclamata esistenza? Perché
sopportare il giogo montato ad arte da un mio simile … come vacca al traino
d’una vacca?
Questo richiamo alla conformità come un virus nell’aria si propaga, dagli eletti
agli esclusi, generando un clima, un’atmosfera, che ben presto si trasforma in
minaccia di tempesta su chi adeguarsi non vorrebbe.
Dal fantasioso e simbolico differente colore del sangue a quello visibile della
pelle e a tutte le altre diversità che la fantasia di menti perverse ha sempre
teso ad evidenziare, sempre e comunque pretesti che una ragione vera non hanno,
ché se l’avessero i sottoposti se ne farebbero una ragione e voi stessi eletti
non avvertireste l’urgenza di difendervi o nascondervi da noi che, se di ragione
vera davvero si trattasse – ché di ragioni noi veramente ne “abbiamo di bisogno”
– tranquilli e sommessi come sempre … ripetiamo, garantito! … ce ne faremmo una
ragione.
Altrimenti, se così non fosse – e sul “non fosse” la mano sul fuoco metterei –
va|ffa|ncu|lo, quale invito, anzi minaccia che incomba sulle vostre teste, a far
da contraltare a quelle che voi stessi v’adoperate per sollevare sulle nostre,
di teste … perché verrà un giorno, ca**o se verrà … che, lo so, son millenni che
s’attende eppur verrà … che sia Cristo o l’uomo a consacrarlo ma verrà, quel
giorno che sarà riconosciuto quale più sacro del calendario, la celebrazione
d’una festa che i fortunati posteri potranno dedicare a quei miliardi
d’esistenze che sino al compimento hanno serbato in cuor loro la speranza e
l’augurio che non fosse solo utopia: la festa dell’Umanità, d’un Umanesimo già
tardamente professato e, finalmente, compiuto … e per l’Umanità, hip hip hurrà!
mario vaccaro
P.S.:
“Il loro desiderio di ricchezza è così … banditesco, aristocratico, simile al
mio; ognuno pensa a sé, a vincere l’angosciosa scommessa, a dirsi “è fatta”, con
un ghigno da re” – PPP
“Che cos’è il patriottismo se non la vostra convinzione che un paese è
superiore agli altri per il semplice fatto che ci siete nati voi?” – G B
Shaw