BLOG FONDATO NEL GIUGNO DEL 2000
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Un viaggio nella cultura non ha alcuna meta: la Bellezza genera sensibilità alla consapevolezza.

Luigi Sorella (blogger).
Nato nel 1968.

Operatore con esperienze professionali (web designer, copywriter, direttore di collana editoriale, videomaker, fotografia digitale professionale, graphic developer), dal 2000 è attivo nel campo dell'innovazione, nella comunicazione, nell'informazione e nella divulgazione (impaginazioni d'arte per libri, cataloghi, opuscoli, allestimenti, grafiche etc.) delle soluzioni digitali, della rete, della stampa, della progettazione multimediale, della programmazione, della gestione web e della video-fotografia. Svolge la sua attività professionale presso la ditta ARS idea studio di Guglionesi.

Come operatore con esperienza professionale e qualificata per la progettazione e la gestione informatica su piattaforme digtiali è in possesso delle certificazioni European Informatics Passport.

Il 10 giugno del 2000 fonda il blog FUORI PORTA WEB, tra i primi blog fondati in Italia (circa 3.200.000 visualizzazioni/letture, cfr link).
Le divulgazioni del blog, a carattere culturale nonché editoriale, sono state riprese e citate da pubblicazioni internazionali.

Ha pubblicato libri di varia saggistica divulgativa, collaborando a numerose iniziative culturali.

"E Luigi svela, così, l'irresistibile follia interiore per l'alma terra dei padri sacra e santa." Vincenzo Di Sabato

Per ulteriori informazioni   LUIGI SORELLA


5/3/2013 ● Caro Direttore

I grillini nella testa


  Mario Vaccaro ● 1794


Leggo, ahimé per la prima volta, le riflessioni culturali contenute nella rubrica “caro direttore”, che nella forma e nella sostanza (eccezion fatta del Di Tomaso) paiono flessioni, esercizi di tecnicismo politico. Intendiamoci, politica e cultura sono tessere inestricabili d’un identico mosaico, laddove le convinzioni circa la prima forniscono l’identikit culturale di base d’ogni persona.

Quello di cui non riesco a capacitarmi è la totale assenza di rilievi, da parte di operatori della politica con un occhio ben più allenato del mio, sulla rivoluzione politico-culturale in atto.
Mi chiedo come possa un Paese come il nostro, in possesso d’una cultura democratica in recessione (da Dossetti a Casini o da La Pira a Formigoni v’è lo stesso parallelismo misurabile tra la coppia Dante-Jovanotti), osservare l’evolversi rapido d’una rivoluzione culturale in campo politico – vera chiave di volta per risolvere i problemi della società che, attengano essi alla cd. “questione morale” o ai fenomeni di autentico dominio territoriale legati alle mafie, gravitano sempre su un distorto orientamento della cultura di massa – e anziché manifestare l’orgoglio di ospitare, unici al mondo, l’esperimento d’un autentico laboratorio politico, assecondiamo il contegno dei leader politici nella loro cieca visione d’un potere che va auto perpetuato. Arroccati nel loro fortino, hanno decretato con unanimità di giudizio la loro condanna: è chiaramente un voto populista, ergo un italiano su quattro è un qualunquista che si è recato a votare unicamente spinto dalla voglia di fare un dispetto ai partiti tradizionali, che invece annovererebbero nelle loro file elettori dotati di quelle elevate capacità di giudizio critico che da sempre li hanno guidati in quella selezione da cui sono emersi i più degni a rappresentarci … che so, Berlusconi, Scilipoti, Gasparri ecc.

Orbene, ai più attenti il fenomeno, in una lettura in chiave culturale, è parso assumere un così ampio rilievo che si sono mossi autorevoli sociologi e psicologi per compiere quell’analisi che il sottoscritto può solo accennare per chiari limiti di perizia. La democrazia che conosciamo è “delegata”, e si attua mediante quel meccanismo di rappresentatività per il quale siamo chiamati ad effettuare quegli esercizi di clientelismo che chiamiamo elezioni. Sebbene in modo indiretto, questo meccanismo dovrebbe consentire che un concetto astratto quale quello del popolo sovrano che gestisce la cosa pubblica diventi una dato di fatto.

Nella realtà si verifica il seguente paradosso: la democrazia è quella forma di potere in cui il popolo viene preso a calci dal popolo su mandato del popolo. E’ evidente a tutti che il potere è in realtà in mano a pochi, che governano in regime di plutocrazia assoluta, autoreferente ed irresponsabile (in Europa si è giunti ad una peculiare Bancocrazia). Gli organismi a cui è demandato il compito di mediare nel rapporto cittadini-stato, facendo loro da tramite affinché il volere di tutti si traduca in una corrispondente azione di governo, sono quegli affettuosi partiti in cui la cd. “base” è usata dalle segreterie quale mero appoggio passivo e da queste enfatizzata in chiave non partecipativa.

Da qualche lustro il fallimento dei partiti nell’essere esponenziali della volontà politica degli iscritti è giunta sino allo smarrimento del significato dei termini destra/sinistra (si pensi alla destra DC che ha predisposto un welfare che l’attuale sinistra ha concorso a distruggere). E’ in questa democrazia da operetta che vede i natali M5S, esempio di democrazia popolare diretta nonché di “intelligenza collettiva”; in essa la partecipazione dei soggetti avviene per scopi anziché in virtù della tradizionale adesione passiva a programmi imposti o al carisma d’un leader.

Quello di Grillo è un blog per intenti sociali, un cybergroup che è uno strumento fluido, dotato di risorgenza continua, di autocritica e innovazione permanente. Nei diari dei lavori di gruppo si produce un cd. “effetto a specchio”: il singolo, messo a confronto con gli altri, subisce un’evoluzione personale e, nel contempo, emerge uno “spirito di gruppo” che rappresenta una sorta di regista superiore, risultato di un’integrazione che produce un effetto che va ben al di là della semplice sommatoria delle singole capacità dei partecipanti.

Per farla breve, ribadendo ancora una volta le peculiarità d’un fenomeno che rappresenta un’esperienza ancora tutta da studiare in psicologia e sociologia, M5S è la palestra di una moderna democrazia diretta dal basso (i cui esiti in campo politico sarà la storia a verificare), di cui non si può non evidenziare, con le dovute distanze, l’analogia con quella palestra di menti ateniesi che oltre due millenni orsono diede luogo alla democrazia dell’agorà. Mica pizza e fichi!

P.S.: “Egli era nel mondo … ma il mondo non l’ha conosciuto” (Giovanni, 1,10)

Mario Vaccaro

Cartellone




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