19/2/2013 ● Cultura
Grillo e “le rodomontate da Capitan Fracassa”
Beppe Grillo non mostra interesse per i faccia a faccia televisivi come
quelli a cui abbiamo assistito tra Obama e Romney negli Stati Uniti. Di più:
sbarra ai suoi aderenti i teleschermi. Si ricorderà come la consigliera comunale
di Bologna Federica Salsi, dopo la sua partecipazione a Ballarò, sia stata fatta
oggetto di attacchi e polemiche culminati nell’isolamento in Consiglio comunale
a cui la consigliera ha reagito paragonando il Movimento 5 Stelle a Scientology.
Se lo schema del faccia a faccia tra due candidati che si confrontano in
televisione non piace, andrebbe bene la modalità che ha funzionato su Sky con i
cinque candidati alle primarie del PD e che consente di far emergere sul campo
le distanze fra i protagonisti. Quindi, Grillo non se ne chiami fuori.
Premesso quanto sopra, mi sembra opportuno fare alcune puntualizzazioni: in un
sistema politico democratico si pratica l’arte del dibattito; la democrazia del
Movimento 5 Stelle vuole essere, attraverso l’uso della rete, una forma di
democrazia diretta. “Ma si dovrebbe sapere che la democrazia diretta come
regola è solo la via per il plebiscito… La rete informatica può facilmente
essere una rete nelle mani di uno o di pochissimi (…). Qui, il controllo
dall’alto, a onta dei bagni di folla puramente spettacolari, si prospetta come
un algido collegamento – nemmeno definibile rapporto telematico” (così
Gustavo Zagrebelsky, già presidente della Corte Costituzionale). Poiché una
democrazia diretta – secondo il prof. Giovanni Sartori – può funzionare soltanto
in comunità piccole, di qualche migliaia di unità al più, e non in un paese di
circa 60 milioni di abitanti, nella modernità l’unica democrazia possibile – o,
più precisamente, l’unica democrazia che è stata finora concepita come
realizzabile e non utopistica – è la democrazia rappresentativa. La ‘democrazia
diretta’ tanto vagheggiata da Grillo altro non è che un capo che comanda,
trascina le masse che lo applaudono e non rende conto né alla magistratura o ai
partiti avversi che possano contestarlo. Questa è stata l’esperienza del
fascismo. La democrazia deve rimanere rappresentativa in quanto deve esistere
quella mediazione che noi chiamiamo parlamento e contro cui si scatenano coloro
che vogliono l’anarchia, il non governo, l’assenza di regole. Certo, i partiti
devono assumere una veste riformata (secondo i crismi stabiliti dalla nostra
Costituzione, art. 49, ossia rispettando il principio della pluralità dei
partiti, il principio dell’adozione del metodo democratico nella propria
organizzazione interna e il principio del libero concorso di ciascun partito
alla formazione della politica nazionale), pur nella consapevolezza che essi,
come sottolinea Piero Ignazi (professore di Politica comparata all’Università di
Bologna) “non incarnano più quegli ideali di passione e di dedizione, di
impegno e di convinzioni che sbandieravano come connaturati alla loro esistenza”.
Occorre, quindi, ripartire dall’impegno di recuperare le relazioni con la
società civile effettuando una selezione severa dei gruppi dirigenti, diminuendo
il numero dei parlamentari e rispedendo a casa gli opportunisti mediocri animati
solo dal proprio ‘particulare’. Inoltre, come hanno evidenziato i risultati
delle ultime elezioni in Sicilia, occorre prendere atto di un forte
astensionismo da parte dell’elettorato e ciò rappresenta un sintomo
preoccupante. C’è molta rabbia e rigetto per la corruzione dilagante che ha
assunto un carattere sistemico (come denunciato dalla Corte dei Conti). Bisogna,
però, andare oltre le reazioni istintive. L’antipolitica è una facile
scorciatoia, un sentimento che deresponsabilizza il cittadino. Beppe Grillo
parrebbe rappresentare, in qualità di nuovo tribuno, tutti coloro che non si
sentono più rappresentati. “Grillo urla alle piazze stracolme tutto il loro
umore nero verso i politici… - scrive Piero Ignazi su Repubblica - e
questa furia iconoclasta travolge la ‘pars construens’ del Movimento 5 Stelle,
quello indicato nei cinque punti fondamentali del programma… ispirati ad un
riformismo ecologista e post-materialista. (…) Grillo mette tra parentesi la
serietà e il pragmatismo riconosciuti a tanti suoi consiglieri comunali. Sembra
si stia aprendo una distanza tra lo stile adattativo e non provocatorio dei
rappresentanti Cinque Stelle (anche in Sicilia) e le rodomontate da Capitan
Fracassa del leader. Quindi il vero interrogativo… riguarda il post-elezioni, il
comportamento dei parlamentari”. Auguriamoci che i candidati M5S eletti non
pongano in essere una opposizione irresponsabile e “populista” ma bensì adottino
un approccio non pregiudiziale nei confronti del governo, alternando critiche a
consensi sulla base delle proposte in agenda. Naturalmente, “questa
evoluzione ‘ottimistica’ – aggiunge Ignazi - contrasta con le invettive
demagogiche e i furori antieuropei e anti-istituzionali del leader”.
Concludendo, speriamo che nel prossimo Parlamento non diventino troppo forti gli
elementi “populisti e anti-europei” (definizione che ormai abbraccia il
PDL berlusconiano, la Lega, il Movimento 5 stelle). E che gli indecisi non si
lascino catturare dall’abilità istrionica di certi personaggi. La gente si
compiace delle sensazioni, che l’istrionismo e l’emotività le danno. Al
populismo si può contrapporre la buona politica al servizio del bene comune.