11/2/2013 ● Scuola
Scuola e formazione grandi assenti nel dibattito elettorale regionale
Il concetto di sviluppo implica la necessità di maggiori saperi in quanto il
lavoro è sempre più caratterizzato da un’alta densità di conoscenza. Il valore
dell’istruzione, della formazione, della ricerca e dell’innovazione, faranno la
differenza per la crescita economica e sociale anche della nostra regione. Da
tempo la FLC CGIL Molise denuncia i gravi ritardi del sistema formativo
regionale. Numeri preoccupanti dovrebbero sollecitare proposte e riflessioni. Ma
in questo scorcio di campagna elettorale regionale di tutto si parla fuorché di
scuola e di formazione.
Nella scuola molisana, in seguito alle sciagurate politiche del governo
Berlusconi, in pochi anni abbiamo perso oltre 1300 posti di lavoro, si è tolto
il modulo nella scuola primaria -fiore all’occhiello della scuola italiana- si è
abolito il tempo prolungato nelle scuole medie, si sono ridotte drasticamente le
ore professionalizzanti nelle scuole superiori, sono diminuiti i collaboratori
scolastici, gli assistenti amministrativi e tecnici. Una vera e propria
devastazione passata nel silenzio e spesso nella rassegnazione. A questo si
aggiunga il dato inquietante che in Molise continua a diminuire in maniera
rilevante il numero degli alunni (- 562 il prossimo a.s.), con percentuali che
ci collocano, in questa classifica, al primo posto in Italia. Significa che i
giovani vanno via da queste terre perché non ci sono prospettive lavorative.
La campagna elettorale prosegue con le promesse miracolistiche di lavoro,
sviluppo e prosperità. Qualcuno ritiene che la vera rivoluzione sia continuare
in questo modo! La regione negli anni scorsi si è distinta per la sua inerzia:
nessuna legge sul diritto allo studio, né interventi sulla legislazione
concorrente quali l’istruzione e la formazione professionale, l’alternanza
scuola - lavoro, il progetto delle qualifiche, ecc. Stiamo pagando le
conseguenze nefaste del mancato piano di dimensionamento della rete scolastica e
molti precari che hanno lavorato con i progetti regionali (frutto della nostra
iniziativa e mobilitazione) devono, a distanza di oltre 9 mesi, ancora essere
liquidati.
L’innalzamento dei livelli d’istruzione rappresenta il nodo strategico per lo
sviluppo economico e democratico della nostra regione. Per realizzare gli
obiettivi europei entro il 2020 (40% dei laureati, dispersione scolastica non
oltre il 10%, almeno il 15% degli adulti in formazione) occorrerebbero azioni
quali: l’ampliamento dei servizi educativi e la generalizzazione della scuola
dell’infanzia; il potenziamento del percorso 3-18, la continuità, il curricolo
verticale, la ricostruzione dei modelli organizzativi di qualità, il biennio
unitario, gli ultimi anni orientati alle scelte successive, il potenziamento dei
percorsi in alternanza in imprese, la valorizzazione della formazione
professionale con l’integrazione tra i percorsi (poli tecnici e professionali,
apprendistato con il superamento della concezione addestrativi), la riduzione
della dispersione scolastica con una cabina di regia territoriale. Occorrerebbe
innalzare la formazione di base della popolazione attiva agevolando percorsi di
riconversione e riqualificazione della forza lavoro. Bisogna, nel campo delle
risorse, razionalizzare/valorizzare i fondi europei esistenti, individuare le
priorità per i nuovi investimenti, realizzare poli scolastici in sicurezza,
riqualificare il personale. Gli enti locali devono farsi promotori nella
costituzione di poli dell’istruzione e formazione tecnica e professionale dove
si possono innescare virtuose sinergie tra scuole, enti di formazione, mondo
dell’università e della ricerca, imprese in raccordo con i percorsi di IeFp,
IFTS, ITS e apprendistato.
Su questi temi il confronto elettorale avrebbe un senso, perché guarderebbe al
futuro dei giovani e, dunque, della nostra regione. Sul resto, si fa solo
demagogia che, è dimostrato, non ha risolto mai un problema!