19/10/2012 ● Solitudini d'autore
La questione morale
(...) I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela: scarsa
o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società e della gente,
idee, ideali, programmi pochi o vaghi, sentimenti e passione civile, zero.
Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche
loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani
emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune.
La loro stessa struttura organizzativa si è ormai conformata su questo modello,
e non sono più organizzatori del popolo, formazioni che ne promuovono la
maturazione civile e l'iniziativa: sono piuttosto federazioni di correnti, di
camarille, ciascuna con un "boss" e dei "sotto-boss". (…)
I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni, a partire dal
governo. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le
aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai
TV, alcuni grandi giornali. (…)
Tutte le "operazioni" che le diverse istituzioni e i loro attuali dirigenti sono
chiamati a compiere vengono viste prevalentemente in funzione dell'interesse del
partito o della corrente o del clan cui si deve la carica. Un credito bancario
viene concesso se è utile a questo fine, se procura vantaggi e rapporti di
clientela; un'autorizzazione amministrativa viene data, un appalto viene
aggiudicato, una cattedra viene assegnata, un'attrezzatura di laboratorio viene
finanziata, se i beneficiari fanno atto di fedeltà al partito che procura quei
vantaggi, anche quando si tratta soltanto di riconoscimenti dovuti.
(…) Vogliamo che i partiti cessino di occupare lo Stato. I partiti debbono, come
dice la nostra Costituzione, concorrere alla formazione della volontà politica
della nazione; e ciò possono farlo non occupando pezzi sempre più larghi di
Stato, sempre più numerosi centri di potere in ogni campo, ma interpretando le
grandi correnti di opinione, organizzando le aspirazioni del popolo,
controllando democraticamente l'operato delle istituzioni. (…)
La questione morale non si esaurisce nel fatto che, essendoci dei ladri, dei
corrotti, dei concussori in alte sfere della politica e dell'amministrazione,
bisogna scovarli, bisogna denunciarli e bisogna metterli in galera. La questione
morale, nell'Italia d'oggi, fa tutt'uno con l'occupazione dello stato da parte
dei partiti governativi e delle loro correnti, fa tutt'uno con la guerra per
bande, fa tutt'uno con la concezione della politica e con i metodi di governo di
costoro, che vanno semmplicemente abbandonati e superati. Ecco perché dico che
la questione morale è il centro del problema italiano. (...)
Enrico Berlinguer
La questione morale - «La Repubblica», 28 luglio 1981