20/9/2012 ● Scuola
Regole chiare e condivise sul dimensionamento scolastico
In Molise si è ripreso a parlare di piano di dimensionamento scolastico. Nei
mesi scorsi la regione si è distinta per la sua inerzia e ciò ha determinato
problemi che sono sotto gli occhi di tutti: dirigenti scolastici e DSGA con più
scuole assegnate o in reggenza, riduzione degli organici da parte del MIUR,
mancata individuazione dei plessi nei quali erogare il servizio scolastico,
difficoltà ad utilizzare le graduatorie per chiamare i supplenti, ecc.
La Legge 111/11, voluta dal governo Berlusconi con l’unico obiettivo di
risparmiare a dispetto della qualità del servizio scolastico pubblico, lo scorso
7 giugno, è stata dichiarata dalla Corte Costituzionale illegittima, perché
lesiva delle prerogative regionali in materia di riorganizzazione della rete
scolastica. La Conferenza delle Regioni ha deliberato che occorrerà dare
attuazione alla sentenza costituzionale a partire dall’a.s. 2013/2014. Si tratta
di decisioni da prendere nei prossimi mesi, entro dicembre del 2012. Il governo
si è impegnato ad attivare un tavolo di concertazione sulla questione ed il
Parlamento ha approvato una risoluzione che impegna il governo a prevedere il
superamento di criteri rigidi nella definizione dei nuovi parametri
dimensionali, a rispettare le specificità regionali, senza stabilire un numero
di alunni uguale per tutte le scuole, dimensionando queste ultime a seconda
delle diverse realtà territoriali.
Intanto in Molise la provincia di Isernia ha iniziato e rinviato la discussione
sul tema, per assenza del numero legale; la provincia di Campobasso ne
discuterà, il 25 settembre. Dalla lettura delle proposte emerge che non sono
state prese in considerazione né la sentenza della Corte Costituzionale, né gli
impegni assunti in Parlamento. Infatti, le proposte confermano la costituzione
degli Istituti Comprensivi con oltre 1.000 alunni ed alcuni accorpamenti
estemporanei e disomogenei. Con il paradosso d’Istituti Comprensivi sotto
dimensionati e di altri con il doppio degli alunni a distanza di pochi
chilometri! Eppure non c’è alcun obbligo a costituire Istituti Comprensivi con
1.000 alunni: lo ha stabilito la Corte Costituzionale. Occorre, dunque, partire
dal territorio, dalle sue peculiarità, dal tasso di natalità, dalla
diversificazione dell’offerta formativa, dalla presenza di edifici scolastici a
norma, dagli organici funzionali e dalle risorse che gli enti locali sono
disponibili a trovare per garantire ai propri studenti una scuola pubblica di
qualità.
I nuovi parametri dimensionali devono rispondere a criteri di funzionalità
didattica e organizzativa delle scuole, per questo vanno superate le rigidità di
criteri prettamente numerici e rispettate le specificità territoriali. Il numero
degli alunni non può essere uguale per tutte le scuole ma va rapportato al tipo
di scuola e alle diverse realtà territoriali. Riapriamo, dunque, una discussione
che coinvolga tutti i protagonisti perché si tratta di un tema che, se
affrontato unitariamente, può ricreare le condizioni minime di qualità
necessarie all’attività didattica e all’esercizio professionale.