10/9/2012 ● Eventi
Natività di Maria, madre di Gesù e avvio del nuovo anno pastorale della diocesi
In un Auditorium affollato ha avuto inizio, nella mattinata di sabato 8
settembre, il Convegno ecclesiale diocesano dal tema “L’Amore celebrato – I
Sacramenti: gesti che educano”; un momento importante che vede coinvolta
l’intera Chiesa locale, dai presbiteri al laici, passando per religiosi e
religiose, per comprendere e conoscere le azioni pastorali e le novità che
contraddistingueranno l’anno pastorale in fase di avvio. In particolare,
quest’anno, ha destano molta curiosità la nuova organizzazione curiale che,
oltre a doversi definire nelle prossime settimane, vedrà attuati dei cambi
radicali anche in riferimento alle singole responsabilità. Tali cambi,
riguarderanno, anzitutto, la composizione degli uffici e la suddivisione
dell’intera Curia in macro-aree, a loro volta divise in equipe che vedranno, per
ciascuna, referenti un sacerdote, dei laici e un religioso/a.
“Guardando Maria siamo chiamati anche a guardarci in Lei, sia personalmente che
come Chiesa, quali sposi del Cristo”: con queste parole, nel giorno che la
Chiesa dedica alla natività di Maria, mons. Gianfranco De Luca, vescovo
diocesano, ha voluto ricordare in avvio di convegno proprio la figura della
madre di Cristo evidenziando la necessità dell’essere chiamati a “vivere questo
momento nella semplicità” come testimoniato da Maria che è “sia donna di casa
che madre di Cristo”.
Dall’invito a operare, testimoniare e servire, nelle prime battute del Convegno,
al ricordare e consegnare a Maria, Alfredo de Toma, diacono diocesano, venuto a
mancare improvvisamente a seguito di un’operazione subita presso l’ospedale “San
Timoteo” di Termoli e i sacerdoti don Renato Grecu, don Redi Maffino Maghenzani,
don Stefano Chimisso e don Gabriele Morlacchetti ai quali sono stati elargiti
gli auguri gioiosi per il loro anniversario di ordinazione sacerdotale.
Si è entrati subito nel vivo dell’appuntamento con la relazione del prof. Andrea
Grillo, docente presso il Pontificio Ateneo di Sant’Anselmo in Roma che
disquisendo sul tema “I Sacramenti: gesti che educano” ha voluto spezzare parole
di un excursus storico che ha mosso l’azione tra citazioni e di teologi ed
autori, protestanti e non, fino a toccare le massime di Uomini di Dio quali Pio
X, viaggiando nel tempo e nello spazio a partire dagli arbori del Cattolicesimo
stesso.
Tema centrale “I sacramenti” che, pur se intesi quali segni, gesti e/o riti,
svolgono un’azione educante che chiama in essere la coesistenza delle tre
accezioni di significato, stimolando la comprensione di queste dimensioni che si
uniscono e rispecchiano nell’esigenza di far sì che si possa “riconoscere la
Parola nella comunità e riconoscere la comunità nella Parola”.
In un tempo in cui il comune denominatore si chiama “crisi”, la spinta della
Chiesa alla sfida verso la Nuova Evangelizzazione diventa essenziale e fa
nascere l’esigenza del comprendere la natura dei concetti di “prudenza” e dello
“stare fermi”, per i quali il prof. Grillo evidenzia che “l’esistenza del primo
non deve chiamare in causa il secondo in alcun caso”. “La Chiesa – precisa
Grillo – con il Concilio Vaticano II, senza smentire il passato, ha avviato un
percorso tale da muoversi con attenzione recuperando esperienze nell’ambito
della liturgia, della Parola, della Scrittura, della Vita ecclesiale e
comunitaria, e rivestendole di novità che non sono rotture con il passato, ma
riforme quali l’accettare che la Parola di Dio è per tutti e che Chiesa e
Spirito parlano anche in luoghi insoliti quali il lavoro, il turismo e così
via”.
E così, il concetto di dialogo, nell’era della Nuova evangelizzazione diventa,
sostiene Grillo, il “far entrare i soggetti in itinerari che hanno l’obiettivo
di articolare il Sacramento nelle sue diverse sequenze”. “Abbiamo bisogno –
prosegue Grillo – di un’iniziazione all’ascolto della parola, alla presentazione
dei doni e così via per essere accompagnati alla celebrazione dell’Eucaristia”,
perché “l’obiettivo deve essere il raggiungere la salvezza ‘insieme e
radunandosi’, ma ciò si realizzerà solo convertendo il modello individuale con
quello comunitario, attuando l’auspicabile passaggio da un mondo fatto di
“diritti e doveri” a uno retto dalla “logica del dono’”.
“La Chiesa, che siamo noi, deve guardare – afferma mons. De Luca – al Padre e
riprendere l’impegno ad ascoltare l’altro. La cosa principale da fare, quindi, è
il “guardarci”, “l’ascoltarci” per riuscire, come Chiesa, a rispondere agli
interrogativi che i tempi propongono e chiedono a noi Cattolici di ‘esserci’,
‘testimoniare’ e calarci dentro, al fine di divenire compagni di viaggio capaci
di introdurre ciascuno alla conoscenza del mistero della comunione di Dio. Oggi
– prosegue mons. De Luca –la logica della vita va compresa come logica del dono,
perché noi veniamo da esso e a esso siamo destinati”
Dono, diritti e doveri, tempo festivo, feriale e lavorativo sono stati al centro
delle provocazioni poste all’assemblea e “se da un lato abbiamo dimenticato
l’esistenza del tempo festivo (quello dedito al riposo e alla famiglia)”,
evidenzia il prof. Grillo, “dall’altro abbiamo messo da parte che i rapporti
fondamentali, quelli famigliari soprattutto, non si fondano sui concetti di
‘diritti e doveri’, ma sono retti dalla logica del dono che è gratuito e
richiede non tanto uno sforzo, ma un nostro porci in modo ‘diverso’ dinanzi alla
richiesta dell’altro. Quanto offriamo nell’Iniziazione Cristiana è tempo donato,
tempo di cui ne capiamo l’importanza se, allo stesso modo, l’abbiamo ricevuto in
dono. Comprendendo questo e donandoci all’altro saremo in grado di comprendere
che il battesimo è una semplice porta e la vita cattolica del cristiano non si
consuma lì, ma attraverso ‘il dono, la comprensione e il vivere i sacramenti’,
diventa il momento che precede la pienezza eucaristica insita nella Cresima che
chiama ciascuno a essere dei veri testimoni”.
È una sfida complessa, quella proposta dall’attuazione dell’iniziazione
cristiana, che richiede conoscenza e esperienza di Dio e, soprattutto, molto
tempo ma, come evidenzia mons. De Luca “l’essere nella storia” è il “comprendere
che l’uomo non è ripetitivo e che la sua azione accade adesso, in questo momento
ed è in questo accadere che siamo chiamati a riconoscere l’intera comunità, pur
composta da singoli, ‘unita’ e impegnarci a questo nuovo obiettivo” che è il
raggiungere la salvezza “insieme e radunandosi” perchè . siamo anche chiamati a
convertire il modello individuale a quello comunitario”.
Oggi la sfida principale è il “rendere la fede accessibile” e farlo attraverso
un linguaggio adeguato, un progetto ben chiaro e uno scostamento dall’idea di
ricevere e amministrare il sacramento singolarmente per far spazio al desiderio
di farlo comunitariamente. Riuscendo in questo si può creare una nuova comunità
e si possono far condividere “concetti, emotività e mediazioni” tali da
rinvigorire il gusto del cristiano di ritrovare se stesso nel desiderio di
pregare, ascoltando la parola in comune e mettendoci in comunione.
Le ultime parole del Vescovo sono un suo partecipare l’interrogativo che si è
posto nelle scorse settimane. “Cosa posso fare per la chiesa?” ha condiviso il
Vescovo che ha cercato di rispondere evidenziano l’intenzione di focalizzare la
sua azione pastorale nelle parole “conversione”, ovvero l’impegno a volgere lo
sguardo a Cristo; l’attenzione alla storia dell’uomo, perché spesso Dio
s’incontra nelle ferite; l’ascolto nella parola di Dio,.in quanto risposta a una
data situazione. Tre piccole “regole” che portano colui che “accoglie la Parola
di Dio” a essere causa di rinnovamento per la Chiesa con fissa attenzione al
diventare fratelli.
Giovanni Perilli