31/5/2012 ● Eventi
Nei figli le “pietre vive”
Giovedì 31 maggio, alle ore 21 presso la sala convegni "Casa del fanciullo"
della Parrocchia di Santa Maria Maggiore a Guglionesi, si terrà l'incontro con i
gruppi famiglia della comunità parrocchiale di Guglionesi. L'incontro,
presieduto dal parroco Lalli, è aperto a tutti ed è un momento di riflessione in
vista del VII incontro mondiale delle famiglie che si tiene a Milano in
questi giorni (30 maggio - 3 giugno), è che vedrà domenica prossima la
partecipazione del Santo Padre Benedetto XVI.
In merito all'evento è intervenuto anche il cardinale Gianfranco Ravasi (cfr.
link e videoweb "La
famiglia tra opera della creazione e festa della salvezza")
"(...) Ravasi ha individuato nei figli le “pietre vive”. La pienezza della
famiglia, ha aggiunto, è affidata alla discendenza che può non essere solo
biologica (come, ad esempio, nell’adozione). “Dio è creatore – ha
spiegato -, l’uomo e la donna sono generatori e continuano la storia della
salvezza”. E ha ripreso, in proposito, una frase di Giovanni Paolo II,
pronunciata durante il viaggio apostolico in Messico nel 1979: «Il nostro Dio
nel suo mistero più intimo non è una solitudine, ma una famiglia. (…) Così, il
tema della famiglia non è affatto estraneo all’essenza divina».
Ancora. La casa-famiglia è costituita di stanze, la prima delle quali (“lo
sguardo del credente deve essere realistico”, ha chiosato Ravasi) è la “stanza
del dolore”: “la Bibbia stessa ne è testimone costante, a partire dalla
brutale violenza fratricida di Caino su Abele e dalle liti tra i figli e le
spose degli stessi patriarchi”, fino a Gesù che “conosce le ansie e le tensioni
delle famiglie travasandole nelle sue parabole”. Oggi – ha continuato
il cardinale - assistiamo a nuove lacerazioni del tessuto familiare, un
insieme di fenomeni socio-culturali che “scuote l’impianto tradizionale della
famiglia” e che rende la casa un qualcosa di “liquido”.
Di fronte a questi fenomeni la famiglia cristiana è chiamata a non rinchiudersi
dietro le porte blindate, perché “non è una monade ma la prima cellula della
società” e questo la carica di responsabilità.
L’ultima stanza individuata da Ravasi è quella della festa e della gioia
familiare. “Fenomeni inediti come la globalizzazione, la civiltà digitale, il
fermento della scienza (neuroscienze e biotecnologie), l’incontro con volti
diversi e il cosiddetto “meticciato” delle culture” rappresentano una
“molteplicità d’esperienze” che può arricchire la festa della famiglia, a patto
che – ha puntualizzato il cardinale - “essa sappia custodire nel dialogo
la sua identità cristiana in forma non aggressiva e integralistica, ma sappia
anche non stingersi e scolorirsi in un generico e vago sincretismo”.
La festa è essenziale per l’esperienza della famiglia perché – ha
concluso il biblista, parafrasando il mistico ebreo Abraham J. Heschel –
“quando celebrano la liturgia festiva, l’uomo e la donna entrano nel
tempio/tempo eterno divino”. Pertanto, “la festa autentica non è né un orizzonte
vuoto e inerte , né è un mero week-end”, ma è “segno di una trascendenza resa
disponibile alla creatura”, un’opportunità unica con la quale umanizzare il
tempo. (...)"