30/4/2012 ● Cultura
Manufatto della Cattedrale, un nuovo studio smentisce tutte le ipotesi
Architetti, ingegneri, storici, iconografi e appassionati: tutti si sono
cimentati, in un modo o nell’altro, nello studio e nel rilascio delle ipotesi
sull’identità raffigurata nell’icona allocata sul portale della Cattedrale di
Termoli ritrovata nelle scorse settimane eppure, alle quasi certezze legate alla
rappresentazione di San Timoteo, si oppone lo studio di don Nicola Mattia,
esperto d’arte per il culto…
“Di chi è non v’è certezza!”… strizzando l’occhio e modificando la nota
espressione attribuita a Lorenzo de’ Medici si potrebbe dire così eppure, la
nuova ipotesi parrebbe attribuire quel “volto mancante” alla raffigurazione di
Cristo.
“Il ritrovamento di questa interessante scultura – afferma don Nicola – coincide
con il periodo in cui celebriamo il ritrovamento delle reliquie ossee di San
Timoteo avvenuto l’11 maggio del 1945: occasione che ha suggerito a don Benito
di allestire una mostra e ha suscitato nuovi studi che un po’ hanno stravolto le
vecchie certezze legate all’identità rappresentata dalla scultura in oggetto.
Affermare o escludere che si tratti di San Timoteo è un azzardo, soprattutto se
consideriamo che sul nostro territorio coesistono la cultura occidentale e
orientale legata anche alla pratica religiosa; in questo contesto, è affermabile
che se la raffigurazione è di opera orientale è dichiarabile si tratti di San
Timoteo perché si richiama a segni iconografici tipici del suo considerarlo
apostolo. Nel caso in cui, invece, si dovesse ritenere l’opera di cultura
occidentale (ove San Timoteo è un Vescovo) è possibile affermare che potrebbe
trattarsi non più del discepolo di San Paolo, ma di un Cristo Pantocrator”.
Un’ipotesi importante che è basata, come racconta don Nicola, sull’analisi di
materiale fotografico (che sarà esposto nell’attesa mostra della parrocchia di
San Timoteo che sarà presentata nei prossimi giorni), rinvenuto su vecchie
pubblicazioni e raffigurante la Cattedrale com’era prima dell’incidente che vide
il manufatto in pietra rompersi in più pezzi, tra i quali risulta disperso
proprio il volto. L’appuntamento svelerà delle preziosità a oggi poco note che
non potranno che arricchire il culto e rivalorizzarlo come non è stato fatto in
precedenza.
“Pur se tradizionalmente – continua don Nicola – il Pantocrator è raffigurato al
centro della Chiesa, non possiamo in alcun modo escludere che la nostra scultura
abbia questa identità anche perché mostra, sul retro, una rientranza squadrata
che lascia pensare a diversa collocazione rispetto all’attuale”.
Scoprire come deve porsi la chiesa diocesana dinanzi alle mille tesi che
spaccano gli studiosi è una curiosità che, nelle parole di don Nicola, trova la
seguente risposta: “la chiesa diocesana non deve prendere una posizione perché
non si tratta di un dogma di fede, ma di una semplice immagine. In quest’ottica,
non si può che accogliere e incoraggiare la ricerca e prendere atto di tutte le
possibilità che gli studiosi offrono; l’unico rischio che si dovrebbe evitare di
correre è avanzare ipotesi ‘certe’ che, per ora non sembra possibile sostenere”.
Alla luce dell’incontro con don Nicola non può che evidenziarsi una fervente
attesa per la mostra che sta per essere proposta ai cittadini, perché “la
ricchezza di questi contenuti non è stata mai esposta e propone una parte
dedicata al percorso biografico della vita di San Timoteo, mentre ce n’è una
seconda che espone del materiale raccolto lungo gli anni che propone e racconta
l’ attenzione che la Diocesi e la Città ha riservato al grande tesoro delle
reliquie di s. Timoteo attraverso documenti, icone e reliquie.
Dinanzi a tante ipotesi e dubbi, la fame di verità e la ricerca del giusto non
può che passare attraverso dei documenti e dei testi ufficiali che, in un modo o
nell’altro, raccontano (basandosi su dati certi) quello che sono questo culto e
questi studi; secondo don Nicola non v’è dubbio perché “i riferimenti più
accreditati sono tutti i testi per comprendere l’iconografia medioevale e tutti
i testi che la Diocesi ha pubblicato negli anni che fanno emergere aspetti
importanti di questo Santo”.
In chiusura d’intervista è stato simpatico citare il piccolo errore commesso,
nei giorni scorsi, da un ricercatore che ha tenuto a richiamare all’attenzione
l’inesistente “Terza lettera a San Timoteo” ma con stile e intelligenza, alla
domanda provocatoria, don Nicola ha risposto così: “Oltre alle due lettere che
San Paolo scrive a Timoteo e che sono contenute nel testo biblico, c’è una
lettera bellissima che è composta dalle preghiere che il popolo di Dio eleva a
questo Santo affinché interceda per noi presso Cristo Signore”.
Giovanni Perilli