23/4/2012 ● Politica
Non rissa ma confronto
Con l’approssimarsi della tornata elettorale amministrativa a Guglionesi si
inasprisce il tono di un confronto politico che in questi anni è stato spesso
caratterizzato da dispute personalistiche piuttosto che essere incentrato sui
problemi della collettività. Tale refrain non è una costante riferita
all’attuale quinquennio amministrativo, ma è datato ed è alimentato dal
meccanismo elettorale dell’elezione diretta del Sindaco. Si assiste ad un
copione ormai consunto, ad una sorta di commedia dell’arte il cui canovaccio
prevede il solito gioco dei ruoli: se si è in minoranza si contesta una certa
iniziativa, ma se capita di cambiare ruolo si diventa strenui difensori della
stessa … e viceversa. In tutta questa caciara il cittadino, che dovrebbe essere
al centro della disputa in quanto destinatario delle scelte, rimane ai margini
quale spettatore inebetito di tale teatrino, preferendo allontanarsi da una
siffatta politica gestita da pochi attori “interessati”. Per non rimanere
nell’astratto, citerei come emblematico il caso della discarica: riguardo a tale
problematica ci si è scontrati sull’aspetto della gestione e su tanti altri,
mutando opinione rispetto al ruolo assunto di maggioranza o minoranza, ma come
risultato finale il cittadino non si è visto diminuire affatto la tassa
relativa. L’escamotage utilizzato, di dubbia liceità, è stato quello di non
monetizzare un cospicuo contributo camuffato in servizio direttamente reso dal
gestore della discarica. Dello stesso tenore è la diatriba che in queste ore
impazza sul Cosib o sulle travi pericolanti, icone di un terremoto avvertito ma
successivamente amplificato nei danni procurati. Il vero dilemma che oggi
dovremmo porci sul Cosib è cosa riceve la nostra comunità da più di un decennio
a fronte della propria partecipazione all’ente consortile … nulla, se non
qualche incarico nel CdA oppure in una società satellite. Ci saremmo aspettati
il riconoscimento al nostro territorio della forte vocazione agricola, mediante
la creazione di un vero distretto agroindustriale; invece assistiamo al lento ma
inesorabile declino di due nostre realtà che nel settore hanno segnato
profondamente nel passato la spinta all’investimento nella risorsa
dell’agricoltura. Circa il caso delle travi, occorre con onestà riconoscere che
l’origine del problema va ricercato nell’aver ampliato a dismisura l’entità dei
danni del terremoto nell’ottica di sperare in finanziamenti, altrimenti non
ottenibili, per rivitalizzare il centro storico. Ma il governo regionale ha
provveduto ad allargare a dismisura la zona del cratere sismico, disperdendo in
tal modo i cospicui finanziamenti ricevuti nei primi anni in tanti rivoli. La
conseguenza di tale intuizione è stata il tenerci le travi a dieci anni di
distanza dall’evento, mentre per la ricostruzione occorre attendere tempi
biblici dal momento che è terminato lo stato di criticità e occorre varare una
normativa regionale per procedere nei lavori. Nel frattempo il centro storico
muore anche perché si è voluto costruire molto in periferia, mentre già
venticinque anni fa alcuni amministratori avevano intuito il problema cercando
di ridurre le volumetrie degli insediamenti periferici, pur in presenza di un
consistente aumento demografico. Quella ipotesi di Piano regolatore venne
abbandonata a favore di un nuovo Piano di cui non si conosce ancora l’esito,
lasciando del tutto inalterate le surreali previsioni di un vecchio Regolamento
Edilizio, con annesso Programma di Fabbricazione, che prevedeva una popolazione
di più di diecimila abitanti. Anche in questo caso le conseguenze sono state
nefaste: oggi c’è molto di invenduto nelle zone periferiche, circostanza che ha
provocato gravi sofferenze al comparto edile. In una situazione locale, oltre
che nazionale, caratterizzata da una grave crisi economica, sociale, culturale e
morale, bisogna ripensare il modo di vivere e di amministrare la comunità onde
rinvigorire le relazioni sociali, economiche e politiche. Occorre che il
confronto politico si incanali sui binari della correttezza, della mitezza e
della serenità, sul rispetto degli avversari pur conservando il giusto rigore
sulle scelte da compiere. Bisogna favorire la partecipazione dei cittadini alla
vita e alle decisioni della nostra comunità, perché in tal modo si può insieme
riscrivere un’agenda su cui nutrire speranza per il futuro. Bisogna essere
innamorati della propria terra, profondamente appassionati delle proprie radici.
Se si vuole governare un territorio gli si deve voler bene, altrimenti si
rischia di rimanere un oscuro amministratore della quotidianità. Ma per amare
occorre dare il tutto e il meglio di se stessi, in modo gratuito e senza alcuna
pretesa di ricevere necessariamente alcun beneficio quale contropartita: in tal
modo la politica tornerebbe ad essere la forma più alta di carità e servizio.
Quale contributo personale mi sforzerò in questo periodo a costruire un
“movimento civico”, quale laboratorio di idee in grado di affrontare e risolvere
dal basso le problematiche della comunità. Ciò quale proposta di discontinuità
dopo anni di ricette miracolistiche sul modello del “ghe pensi mi” e di
inefficaci soluzioni a una crisi sociale ed economica di cui non si intravede
all’orizzonte una qualche via di uscita. E’ una proposta concreta che faccio a
quegli uomini liberi e forti in grado di offrire il proprio apporto
disinteressato per raggiungere il medesimo obiettivo: prendersi cura di questa
comunità.
Giuseppe Vaccaro
già Sindaco di Guglionesi