13/4/2012 ● Cultura
No al saccheggio ambientale e agli assalti speculativi delle finte “rinnovabili”
Condivido in toto l’appello per “un radicale ridisegno della strategia
italiana per le rinnovabili finalizzata al 2020” sottoscritto da un gruppo
di intellettuali, politici, docenti ed esponenti di associazioni varie e plaudo
per la solerte pubblicazione di tale documento su ‘Fuoriportaweb’.
Non si deve consentire che la bellezza di un paesaggio sia deturpata da orribili
torri sovrastate dalle pale eoliche. Sulla questione è intervenuto di recente il
presidente dell’Anci, Antonio Centi: “In un Paese fragile come l’Italia ed in
quanto tale affascinante ed unico al mondo, non si possono assumere decisioni
riguardanti le trasformazioni territoriali legittimandole solo sulla base delle
autorizzazioni formali. Non ci si può astrarre dai contesti ovvero dalla vera
ricchezza dell’Italia”. E’ compito delle Regioni indicare aree e siti non
idonei e, in particolare, conciliare le politiche di tutela dell’ambiente e del
paesaggio con quelle dello sviluppo delle energie rinnovabili. E’ bene precisare
che l’Unione europea non ritiene che quello all’energia sia interesse prevalente
rispetto alla tutela e alla valorizzazione della natura, che va egualmente
perseguito.
Esortiamo quindi il Governo a porre uno stop alle tecnologie più dannose per il
paesaggio, come l’eolico industriale, e ad allocare le risorse così risparmiate
al ben più benefico settore del risparmio energetico e dell’efficienza. No,
dunque, ad incentivi pubblici agli impianti di energie rinnovabili ubicati al di
fuori dei tetti degli edifici (in particolare uffici, scuole, depositi,
capannoni) e delle aree industriali. Impianti che ledono l’integrità delle aree
naturali, rurali. Il danno è sotto gli occhi di tutti: la salvaguardia del
settore primario (agricoltura), delle produzioni agro-silvo-pastorali e del
settore culturale turistico del nostro Paese. Vengano consentiti impianti a
terra, su terreni agricoli, solo di piccola taglia, al servizio dell’attività
degli agricoltori per fini di autoconsumo. Sì a fonti rinnovabili di energia
sviluppate in forme di autogenerazione diffusa (solare termico e fotovoltaico,
geotermia, micro impianti eolici).
Insomma, se il paesaggio è un valore storico-culturale da tutelare (e non c’è
dubbio che lo sia), allora tutta la collettività dovrebbe concorrere alla sua
salvaguardia. Si abbia ben presente che il paesaggio costituisce volano della
nostra industria turistica, e ciò va riaffermato in un’epoca in cui esso rischia
di scomparire assieme alla memoria storica delle nostre popolazioni.
“La bellezza è un valore morale”. E’ un’affermazione questa del vescovo
Giancarlo Bregantini e la scelgo perché si sposa con le caratteristiche del
‘contesto’ cui si faceva riferimento all’inizio (“non ci si può astrarre dai
contesti ovvero dalla vera ricchezza dell’Italia”).
Pensando al Molise e alle regioni del Mezzogiorno, auspicherei una ritrovata
coscienza da parte di tutti noi in merito alla bellezza dei contesti
territoriali così da spronarci a puntare al loro sviluppo in termini di qualità
e specificità (dal patrimonio storico e culturale alla tutela del paesaggio e
delle risorse naturali).
“Questo terzo millennio – scrive Carlo Petrini su Repubblica –
annovera ormai una serie di minacce all’agricoltura e, conseguentemente al
paesaggio, da cui nessuno può sentirsi al sicuro. Perché se ancora non si fosse
capito, ciò che minaccia la nostra agricoltura minaccia il territorio, la
sicurezza di chi lo abita, la sostenibilità della nostra vita sulla terra, la
bellezza e in definitiva la nostra stessa esistenza”.