3/4/2012 ● Politica
Rifugiarsi nella rissa politica
Nel momento in cui i partiti a livello nazionale vivono un forte calo di popolarità e di credibilità per via di un distacco sempre più crescente dai problemi del paese, quindi della gente comune, nel nostro Molise tale circostanza sussiste in forma ancor più acuta a causa delle pessime condizioni economiche e sociali in cui è stata ridotta la nostra regione in seguito ad un pesante decennio di malgoverno, che ha fiaccato l’economia al punto da ingenerare un diffuso malcostume: i comportamenti individuali sono votati a meri e futili tornaconti personali piuttosto che a quelli più generalizzati e universalistici. La regione è stata amministrata all’insegna d’un indirizzo politico a dir poco “invasivo”: il governo (rectius, malgoverno) ha toccato ogni settore della vita quotidiana dei cittadini, occupandosi d’economia, di salute, d’assistenza sociale, di occupazione e persino delle più generali e comuni aspettative di un individuo, perseguendo tuttavia gli interessi d’un ristretto bacino di interlocutori, privilegiati per la loro capacità di generare consensi elettorali. Pochi sono stati gli argini frapposti per evitare una tale deriva: basti pensare alla stampa, in larga parte reticente ed elusiva se non, addirittura, compiacente; poche le eccezioni che non si sono conformate alla tendenza comune, ben remunerata da siffatta cessione di autonomia di pensiero. Anche l’opposizione ha mostrato i propri limiti, reputando di poter contrastare tale insano incedere mediante il ricorso alle aule istituzionali e, in qualche circostanza, a quelle giudiziarie; sarebbe stato più opportuno proporsi ai cittadini in maniera più netta come modello alternativo, facendosi interprete dei disagi di quanti oggi sperimentano sulla propria pelle il fallimento di un modello di governo di un territorio quale quello proposto dalla classe politica del centrodestra. Questa affermazione non è di parte, essendo oggi ripetutamente certificata dalla stampa e dalle televisioni nazionali, che contribuiscono a far conoscere sì il Molise, ma nel suo volto peggiore, ovvero quello degli scandali, delle inefficienze e degli sprechi. Anche chi, adempiendo ad un compito politico e ad un mandato elettorale, denuncia nella sede istituzionale competente, attraverso lo strumento parlamentare del question time, che la sanità commissariata in tutti questi anni è riposta nelle medesime mani di chi l’ha ridotta in quelle condizioni (uno scandalo che un governo tecnico che chiede sacrifici soprattutto al cittadino medio non può più consentire), viene biasimato poiché arreca danno all’immagine del Molise. Inviterei questi fustigatori della crudezza verbale ad ascoltare quanto avrebbe da dire il cittadino molisano in merito alla serie di “gabelle”, che si traducono nel maggior costo della benzina, nell’aumento del ticket sui farmaci, nelle maggiorazioni fiscali sulla busta paga; che dirà del vedersi costretto a lunghe attese per esami diagnostici e per visite ambulatoriali nonchè del dover emigrare ancora verso strutture sanitarie di altre regioni? Nel momento in cui una parte della politica sceglie di essere più vicina ai cittadini per assolvere al proprio compito assegnatole dalla Costituzione e nel tentativo di contrastare comportamenti e atteggiamenti che alimentano e generalizzano l’uso del potere in modo discrezionale, un tale sforzo dovrebbe essere maggiormente incoraggiato da tutte le forze che non accettano con rassegnazione il declino economico e sociale della nostra regione. L’invocata rimozione di Iorio è legata alla tipicità esclusiva della sua condizione, che va oltre il suo fallimento nel tentativo di raddrizzare la barca della sanità che va alla deriva e l’inopportunità di comandarne la rotta, atteso il palese imbarazzo di una sua condotta che sinora ha subito persino una condanna penale, anche se non ancora in via definitiva. Mentre gli altri governatori nominati Commissari avevano ereditato un deficit sanitario, nel suo caso è vero l’opposto: egli aveva ricevuto una sanità in “buona salute”, senza deficit. L’uso assolutamente arbitrario e discrezionale del potere assegna alla politica una rara e preziosa dote, quale quella della legalità o dell’impunità per fattispecie normalmente illegali, se non addirittura delittuose. Si pensi, ad esempio, al caso del fallimento di un’azienda: in caso di accoglimento dell’istanza il Tribunale nomina un curatore fallimentare, ovvero una figura terza, estranea alla precedente gestione. Nella fallimentare gestione della sanità molisana si è invece scelto quale Commissario-curatore fallimentare il precedente Governatore-amministratore delegato, ovvero proprio colui che ha la diretta responsabilità per aver ridotto al fallimento la sanità molisana e al quale andrebbero al contrario sottratte le redini per evitare di perpetrare il sistema clientelare creato per generare consenso. Aspettiamo il verdetto che il Governo adotterà dopo l’esito del controllo dei conti sanitari del prossimo tre aprile, nell’augurio che la coincidenza temporale cristiana del periodo pasquale si concretizzi anche nella nostra sanità, affinchè dopo il periodo quaresimale si possa assistere ad una risurrezione in senso lato.