31/01/2012 ● Cultura
Libertà e pluralismo dell’informazione in Italia
‘Reporters sans frontières’, nella sua annuale classifica sulla libertà d’informazione, fa sapere che l’Italia, che nel 2007 era al 35° posto, è passata al 50° posto nel 2010 e al 61° nel 2011. Quindi, su 179 paesi dell’Onu, siamo lontanissimi da Danimarca, Norvegia, Finlandia e Svezia, attestati al primo posto, e più vicini all’Iran col suo 73° posto. La Francia – se può consolarci - col suo 43° posto è molto più vicina a noi che ai paesi scandinavi. Come riporta il sito del Festival del Giornalismo di Perugia, tra le motivazioni del rapporto dei ‘Sans frontières’, si evidenzia che “in Italia ancora una dozzina di giornalisti sono sotto protezione; che con l’uscita di Berlusconi da palazzo Chigi il conflitto d’interessi ha voltato pagina, e tuttavia il suo posto in classifica porta ancora i segni del vecchio governo: quali ‘legge bavaglio’, filtraggio dei contenuti della Rete, proposte abbandonate solo in extremis”. L’Italia, sottolinea ancora il sito del Festival, è tra i “Paesi che non riescono ad affrontare il problema delle violazioni della loro libertà di stampa a causa di una mancanza di volontà politica… e che l’indipendenza dei media può preservarsi solamente nelle democrazie forti; e che la democrazia stessa ha bisogno di libertà d’informazione”. “Ma ai rilievi dei colleghi – scrive Federico Orlando sul sito ‘Articolo 21.info’ – ci permettiamo di aggiungerne altri, come fanno la Federazione della Stampa, Articolo 21 e i giornali d’opinione che si vorrebbe far morire tagliando i finanziamenti pubblici. Basti pensare alla pesante penalizzazione dei giornali nel settore pubblicità, rastrellato dai monopoli pubblici e privato della televisione; monopoli che vorrebbero sottrarre all’Italia in crisi i 3 o 4 miliardi ricavabili dall’asta delle nuove frequenze tv… E la ministra Fornero sia prudente, non dica che il giornalismo è una casta di privilegiati, confondendo fra i feldmarescialli dei giornaloni e le migliaia di ‘lavoratori invisibili’ che scrivono per 4 euro ad articolo e portano il 50 per cento delle notizie rischiando le pallottole mafiose. Senza di loro non ci sarebbe informazione né stampata né su rete né in radio e in tv (…)”. Inoltre, cosa dire della indecente lottizzazione della Rai? E’ auspicabile che l’attuale governo istituzionale approvi presto una riforma che tolga ai partiti la possibilità di interferire sul controllo e sulla gestione della Rai, riconsegnando il servizio pubblico televisivo a noi cittadini che, con il canone e le tasse, contribuiamo a mantenerlo in vita. Per quanto riguarda il Molise non credo si possa parlare di una situazione rosea in tema di pluralismo dell’informazione; tutt’altro. E di ciò trovo conferma in un contributo scritto da Giuseppe Tabasso sul sito ‘Forche caudine’ di Roma. Egli parla di “massacro del pluralismo dell’informazione” e di “intrecci affaristici e pubblicitari dell’imprenditoria politica che detiene il ‘Quarto potere’ regionale”. Aggiunge che si è in presenza di una “informazione servizievole, senz’anima, senza inchieste e senza dibattito di idee”. Il risultato è quello “di spedire la libertà di stampa nell’underground della rete”. E sottolinea: “Ma è in questo sottosuolo digitale che, pur tra mille difficoltà economiche, è poi fiorito e cresciuto il miglior giornalismo regionale: ne sono testimonianza quotidiani online come ‘Altromolise’, che ha fatto da apripista a vivaci testate modello come ‘Primonumero’, come ‘Primapagina’, come ‘Infiltrato’ e, come con modalità diverse, ‘Bene comune’. Questi canali – puntualmente ignorati dalle varie rassegne stampa di regime – sono divenuti punti di riferimento per tanti (ma ancora troppo pochi) molisani, e su di essi circolano tutte le voci libere”. Insomma, in Molise “si tratta di ripristinare una libertà di stampa compromessa e dar vita a un’informazione indipendente dalla politica, opposizione inclusa”. Parafrasando ciò che diceva Jefferson due secoli fa (“L’America sarà quel che saranno i suoi liberi giornali”), oggi diciamo convintamente che il Molise, l’Italia, l’Europa e le liberaldemocrazie saranno quel che saranno i loro liberi giornali e la libera Rete.