11/01/2012 ● Politica
Un bilancio più… sociale
Dopo un’aspra campagna elettorale, il varo della manovra finanziaria regionale costituisce un valido test per verificare l’attendibilità di quanto promesso agli elettori dalle due coalizioni. L’architrave portante del bilancio, attualmente in discussione, dovrebbe essere ancorata al sano e ineludibile principio della eliminazione dei privilegi destinati ai pochi, in favore di una più equa redistribuzione delle risorse ai cittadini molisani meno abbienti e a quelli tartassati da una serie di tasse aggiuntive dovute agli sperperi e alle inefficienze del “decennio ioriano”. Il dito va puntato non solo sulle indennità dorate, appena scalfite da un ridicolo taglio del 10%, quanto sull’arroganza di perpetuare un livello di controllo sulle attività di tutti gli altri settori vitali della società regionale, dal mondo del profit e del non profit a quello della comunicazione. Partiamo dalla famigerata schiera dei consulenti: il loro numero eccessivo è tutto sommato colpa minore sia rispetto all’assoluta discrezionalità utilizzata nell’individuazione dei soggetti, a discapito della parità di condizioni che occorrerebbe assicurare a tutti mediante le procedure di evidenza pubblica, nonché alla circostanza che a tali investiture si ricorra in periodi pre e post elettorali. Tutta la spesa regionale va riclassificata, operando un taglio netto per quella che in questi anni si è rivelata essere improduttiva, favorendo interventi misurabili in termini di efficienza ed efficacia. Come classificare i notevoli e ripetuti contributi finanziari a favore di aziende che oggi versano in estreme difficoltà? Si è giunti a utilizzare come scudi umani anche i lavoratori per favorire improvvidi piani industriali votati al fallimento. L’esempio più eclatante è il totale fallimento della filiera agroindustriale, le cui conseguenze oggi ricadono pesantemente sull’intero comparto. La politica deve alleggerire la propria ingerenza sull’economia, restando tuttavia in grado di creare quelle premesse mediante le quali le imprese possano crescere e competere senza il ricorso ad assistenzialismi di sorta. La vera scommessa dello strumento finanziario è sulla maggiore promozione della coesione sociale, da realizzarsi mediante la ricerca di un numero crescente di interventi finalizzati all'inclusione sociale, rivolti cioè alle sempre più numerose categorie di persone in difficoltà e a quelle maggiormente penalizzate dai maggiori oneri fiscali, compensativi di quegli sprechi avvenuti soprattutto nella sanità regionale. Vanno inoltre potenziate quelle risorse in grado di ridare slancio a quelle famiglie che sentono affievolito il diritto allo studio per i propri figli: occorrono maggiori fondi per ampliare la platea degli universitari beneficiari della borsa di studio e dei contributi per gli affitti, maggiori agevolazioni agli studenti per i trasporti nonché un incremento dei contributi ormai irrisori per le borse di studio a sostegno per la spesa di istruzione per le famiglie. I nuclei familiari meno abbienti vanno tutelati sul versante dell’abitazione, mediante la creazione di un apposito fondo regionale che vada a implementare i contributi per gli affitti previsti dalla legge numero 43 del 19 dicembre 1998. Così come necessita di un provvedimento tampone il fenomeno prevedibile degli sfratti per morosità dagli alloggi degli IACP, decidendo magari per un differimento temporaneo di almeno un anno a favore di quei soggetti che dimostrino la sussistenza di un impedimento reale al pagamento dei canoni per motivazioni comprovabili. Tuttavia il vero banco di prova riguarda il sistema regionale complessivo per l’attuazione delle politiche sociali. Quando venne approvato il recente Piano Sociale Regionale 2009-2011, era stata prevista nell’arco del triennio una dotazione finanziaria (proveniente esclusivamente dal Fondo Nazionale per le Politiche Sociali) di €. 17.888.000,00, a fronte di un effettivo trasferimento di €. 8.604.165,28, con una riduzione pari al 48% circa. Per l’anno in corso sono previsti ulteriori drastici tagli che minano alla base la futura programmazione 2012-2014; la conseguenza sarà l’offerta di un minor numero di servizi, circostanza che inciderà in maniera negativa soprattutto sulle fasce deboli, ridotte in tal modo alla dipendenza e alla cronicizzazione dacché l’unico strumento a loro disposizione consisterà in sporadici sussidi. Risulta dunque urgente quantomeno ridimensionare, se non abrogare del tutto, il taglio al F.N.P.S. operato dal Governo Berlusconi onde assicurare la continuità nei servizi socio-assistenziali che vengono erogati dai sette Ambiti territoriali, nonché introdurre finalmente i LIVEAS per assicurare la certezza di servizi comuni sull’intero territorio regionale. Occorre che si vari, inoltre, un programma per il contrasto alle povertà, con la messa a disposizione di un cospicuo fondo regionale, come avviene nelle altre Regioni. Infine, in un momento di crisi economica come quello che stiamo attraversando, occorre comprendere che senza il volontariato non si va da nessuna parte. È questo, in sintesi, il messaggio finale della Giornata internazionale del volontariato tenutasi a Roma il 5 dicembre scorso. Purtroppo siamo agli antipodi rispetto a quanto si può riscontrare nel documento di bilancio, con l’azzeramento dei contributi alle Associazioni di volontariato e di Promozione Sociale e nessuna risorsa prevista per i progetti di Servizio Civile Nazionale. Basti pensare che un volontario impegnato nel servizio civile costa in un anno circa 5.000,00 euro! Tralasciando il settore sanitario, che è la cartina di tornasole che dimostra l’intero fallimento di tutta la politica di questo centrodestra molisano, il centrosinistra non può che respingere al mittente l’attuale proposta di bilancio regionale, che non contiene nulla in tema di rigore, di equità e di proiezione verso il futuro, impegnandosi a proporre emendamenti miranti a limitare i danni di cui faranno le spese le famiglie e i soggetti meno agiati.