31/12/2011 ● Scuola
Tre anni che hanno messo in ginocchio il settore della conoscenza
L’accanimento nei confronti della scuola e degli altri settori della conoscenza non ha avuto limiti. In tre anni 8 miliardi tolti alla scuola pubblica e 2 miliardi ridotti all’università ed alla ricerca. Tutto ciò ha determinato un evidente impoverimento di questi settori con la conseguente impossibilità di garantire livelli adeguati di formazione per gli studenti. In Molise il taglio agli organici è stato drammatico: 1200 posti di lavoro persi in tre anni! La riduzione del tempo scuola è stata notevole. Qualche esempio. Quest’anno scolastico poco più del 2% degli alunni frequenta classi a tempo pieno nella scuola primaria ( siamo fanalino di coda in Italia) a fronte di un dato nazionale che supera il 15%. E’ stato soppresso il tempo prolungato nella scuola secondaria di primo grado e c’è stata una notevole contrazione degli insegnamenti disciplinari delle scuole superiori. A ciò si aggiungano i tagli al personale ATA ed alle spese di funzionamento: il quadro è desolante. Sono prossime alla chiusura le poche scuole serali rimaste in regione. L’educazione degli adulti, prevista dalle normative comunitarie, resta un altro obiettivo non realizzabile. E’ esplosa la polemica sulle classi pollaio e sul mancato riconoscimento delle ore di sostegno agli studenti disabili: solo i ricorsi amministrativi hanno imposto all’Amministrazione di non realizzare ulteriori tagli. Ed ancora. La riforma delle pensioni non procura rimedi per i giovani, spesso precari o disoccupati; anzi rischia di rendere più difficile il conseguimento di una pensione dignitosa. L’aumento dell'età di uscita dal lavoro e l’adeguamento della misura della pensione all'aspettativa di vita, vanno nella direzione opposta a quella equità annunciata dal Governo. La manovra introduce elementi di disparità tra lavoratori del pubblico e del privato e tra lavoratori di classi di età diverse che pur a parità di percorsi lavorativi avranno trattamenti diversificati. Intanto si continua a parlare della riforma del lavoro. Un tema ricorrente da anni e tutti gli interventi sul lavoro hanno peggiorato le condizioni dei lavoratori e reso il lavoro più brutto e meno efficace. Il caso dei settori pubblici è esemplare. I contratti bloccati fino al 2014 e con essi qualunque adeguamento delle retribuzioni al galoppante costo della vita, con una normativa farraginosa ( decreto Brunetta). Il lavoro si dipana quotidianamente tra mille difficoltà, problemi da risolvere, scelte da compiere. La gran parte dei problemi organizzativi dovrebbe essere affidata alla contrattazione integrativa che è stata ridimensionata; essa è, invece, indispensabile per stabilire regole condivise -per far funzionare meglio i settori pubblici- sull’organizzazione del lavoro e sulla distribuzione delle risorse. E’ ora che si inverta questa tendenza al ribasso: solo una ripresa degli investimenti nei settori della conoscenza potrà garantire modalità nuove per affrontare positivamente la crisi. Per questo continuerà a battersi la FLC CGIL anche nel 2012.