03/11/2011 ● Politica
Nessuna ombra sul responso!
Le vicende poste in essere nel seguito della parentesi elettorale hanno assunto dei contorni che avrebbero dell’incredibile se solo ci trovassimo in una regione “normale”. Di fronte alle votazioni, fondamentale elemento per dare attuazione a quell’istituto della rappresentatività che è il meccanismo basilare della nostra democrazia indiretta, la comune tensione dei partiti dovrebbe smorzarsi per contribuire a dissipare qualsiasi dubbio riguardo ad eventuali adulterazioni del responso popolare. Una prima constatazione concerne il contegno tenuto dalle opposte fazioni: a fronte di chi invoca un esatto riscontro dell’inatteso responso, atteggiamento da ritenersi a dir poco naturale da parte del candidato che si vede sconfitto in uno scrutinio con un finale al cardiopalma, desta perplessità l’ostruzionismo del centrodestra che giunge persino ad ostacolare la parziale verifica dei verbali, ulteriore a quella già effettuata e il cui esito, pur non inficiando il risultato finale, è stato il riscontro di errori a danno di un solo candidato. Orbene, il candidato sconfitto potrebbe conseguire il recupero di circa 500 voti, costituenti circa un terzo del risicato svantaggio. Quel che v’è d’assurdo è il tentativo di banalizzare il vero problema, riducendo l’intera vicenda al rango di una banale diatriba tra schieramenti opposti. Tutto ciò affinchè, in questa fase dedicata alla verifica quale prologo della proclamazione, non si ingeneri alcun dubbio circa una possibile discrepanza tra la volontà popolare genuinamente espressa e la relativa certificazione che possa essersi ingenerata durante il lungo percorso del procedimento elettorale. Ad auspicare tale corrispondenza dovrebbe essere in primis il centrodestra, nei cui confronti si esige che la vittoria elettorale, seppur conseguita con il minimo scarto e maturatasi nel rush finale, sia aliena da sospetti circa la relativa genuinità. Non è difficile prevedere come l’inevitabile accertamento della verità dei fatti verrà condotto nelle aule della giustizia amministrativa che, guarda caso, adotterà il proprio giudizio sulla base di un semplice e dovuto riconteggio di tutte le schede scrutinate. Ne consegue che impedire, ostacolare e, in via generale, non favorire oggi quello che domani risulterà inevitabile non può essere giustificato da alcun punto di vista che non sia derivante da meri calcoli di interessi di parte. Pensate ora alla situazione in cui verserebbe il centrodestra nell’ipotesi che i vari ricorsi amministrativi attivati per il riscontro di una sommatoria casuale di errori, ma tutti in gran parte riconducibili ad uno stesso fine, dessero luogo al ribaltamento dell’attuale verdetto: la reticenza mostrata nel corso della vicenda di certo caratterizza ulteriori ipotesi di fattispecie negative censurabili anche oltre la politica. Ad esempio mi chiedo come una Giunta regionale, sebbene formalmente legittimata ad operare, potrebbe procedere in una situazione in cui alla grave situazione economica nazionale e regionale si somma il dubbio sulla sua legittimità popolare di base. Vale la pena ricordare a quanti vedono solo pagliuzze negli occhi altrui che più di un decennio fa a causa di una sconfitta, patita dall’attuale governatore nei confronti dell’on. Di Stasi per solo ottocento voti, la fazione del primo si sentì autorizzata a considerare illegittima ed abusiva la giunta della fazione vincitrice per tutti i circa due anni di vigenza. Grazie a questo modo di fare, che non trovò riscontro nella giustizia amministrativa, la quale decretò unicamente l’annullamento delle elezioni per errori formali nella presentazione di qualche lista e non già per il mancato riscontro della volontà popolare espressa, iniziò la parabola ascendente dello iorismo. Anche oggi la strada più comoda sarebbe quella di puntare sulle formali irregolarità nella presentazione di qualche lista e di qualche candidato dello schieramento del centrodestra, considerando l’alta probabilità di successo che riscuoterebbe la richiesta di accoglimento di un siffatto ricorso. Nonostante tale impeccabile valutazione provenga da quotati referenti della coalizione, ritengo che il centrosinistra faccia bene a puntare sull’accertamento basilare del riscontro della volontà popolare, che deve collimare con il processo di codifica, nonchè sulle eventuali cause che hanno impedito che ciò si verificasse. Le conseguenze dell’empasse istituzionale rischia di ricadere proprio sui cittadini che hanno adempiuto al dovere civico di esprimere un voto libero e privo di condizionamenti. In tal caso, si utilizzi almeno l’attesa della definizione di tutti i ricorsi in materia per dar vita ad un esecutivo di garanzia con l’obiettivo di adottare provvedimenti in cui risulti con chiarezza non solo l’apporto dell’opposizione quanto, soprattutto, il perseguimento dell’obiettivo del bene comune, laddove sinora è stato individuato nell’interesse di una esigua cerchia di potenti e di privilegiati, a danno delle classi più deboli e ancor più bisognosi di sostegni in questo grave periodo di crisi. In tal modo la volontà popolare avrà colto un primo successo: si avrà un Presidente costretto ad interpretare un ruolo il cui copione non è stato scritto da lui ma a più mani dalla gente con il proprio voto.