29/8/2011 ● Politica
Sgomberare... i problemi
A Termoli, mentre la politica che conta ci regalava gioiose icone di rappresentanti del popolo che, saliti sulla barca, non gettavano le reti poichè da golosi spettatori aspettavano solo il pescato per goderne della prelibatezza soprattutto in periodo di blocco della pesca e in barba ai tanti comuni molisani costretti a rifornirsi di pesce proveniente da altri mercati, nel parco comunale le forze dell’ordine procedevano a bonificare un’area elevata a tetto naturale da parte di “criminali” immigrati clandestini. Vi erano segni evidenti di una comunità di sventurati che avevano eletto quell’anfratto a cielo aperto per fissa dimora. Vi erano pentole, scarpe, abiti, anche di minori. Di costoro non si saprà mai nulla poiché l’unico indizio della loro presenza è stato rimosso con rara celerità; ritorneranno ad essere invisibili per una società che li sfrutta dal punto di vista lavorativo ma che si rifiuta di prendere in considerazione qualsiasi altra loro problematica. Poco importa se questi sfortunati al termine di una giornata faticosa non potranno godere del loro angolo divenuto familiare in cui rifocillarsi e ritemprarsi, ricostruire uno spazio di un’identità familiare o di comunità perché il duro lavoro, soprattutto nei campi, non concede loro una minima occasione di umanizzazione. L’assurdità di un gesto obbligato come quello della rimozione di quei miseri oggetti consiste nel far prevalere l’idea dell’oblio rispetto alla ricaduta dell’evento legato alla problematicità e alla drammaticità della condizione umana di quegli immigrati privati anche del minimo supporto. Qualche anno fa si è lasciato far morire sui campi di lavoro uno stremato immigrato a cui si è molto probabilmente rifiutato il soccorso poiché sarebbe emersa la verità. Ma senza verità non c’è democrazia, come ci ricorda Hannah Harendt: versione laica de “la verità rende liberi” di Giovanni nel suo Vangelo. In tutti questi anni il governo Berlusconi ha continuamente manipolato la narrazione delle vicende degli immigrati da offrire ai cittadini-elettori, facendoli apparire come potenziali attentatori alla sicurezza dei nostri territori. Il fatto che la stessa notizia abbia trovato poco spazio anche nella stampa locale la dice lunga sul fastidio che tale vicenda può arrecare ai tanti pifferai della politica che in questo periodo elettorale sono impegnati a rappresentare un Molise che non c’è, ad edulcorare le attuali drammatiche emergenze e a prefigurare un nuovo Eden per i miliardi che la nostra regione avrà di finanziamento, per i posti di lavoro che ricette miracolistiche creeranno in un futuro breve in grado di eliminare il grave problema della disoccupazione giovanile. Ci vogliono condannare a vivere definitivamente in una regione che ha smarrito l’etica della verità. Ma episodi come quello degli immigrati sfrattati e privati di un tetto a cielo aperto, di tanti cittadini meno abbienti privati dei servizi sociali essenziali a causa dei tagli al Fondo Nazionale per le Politiche Sociali, dei giovani che non possono più frequentare l’Università per la scarsezza delle borse di studio loro corrisposte, dei cittadini che ogni giorno si imbattono nei servizi sanitari di un sistema regionale che per contenere l’enorme deficit taglia i relativi servizi non rinunciando alle prebende verso i soliti noti, ci impongono di lottare per l’affermazione del linguaggio della verità: oggi è l’imperativo politico e morale di chi crede ancora nel futuro del Molise, nella consapevolezza che la sua difesa non passa ingannevolmente solo per la sua integrità geografica, territoriale e/o istituzionale, ma soprattutto impedendo che coloro che l’hanno portato al precipizio non possano minimamente aspirare ad esserne i salvatori.