13/8/2011 ● Scuola
Intervenire su rendite e patrimoni e non sulle condizioni dei lavoratori
Lo stiamo dicendo da anni: la situazione economico finanziaria dell’Italia è
grave. Chi ci governa lo ha sempre negato; ha negato la crisi, poi, ha sostenuto
che l'Italia stava meglio degli altri, poi ha tagliato in maniera pesantissima i
servizi pubblici, primi fra tutti quelli all'istruzione, alla formazione e alla
ricerca. Adesso, i nodi sono venuti al pettine. Ma a pagare saranno,
soprattutto, i redditi medio bassi.
L’ultimo decreto prosegue negli interventi contro la scuola. Il governo ha
annunciato che, ai dipendenti della scuola, si applicherà la cosiddetta
«finestra mobile», un meccanismo che allunga l’età del pensionamento di quasi un
anno, visto che il collocamento il pensione, per la scuola è previsto al 1° di
settembre..
I lavoratori della scuola, dell'università, dell'AFAM e della ricerca dovranno
fare i conti, per effetto dei provvedimenti precedenti, con l'allungamento del
blocco dei contratti fino al 2014, con il blocco di qualunque progressione
stipendiale e di carriera, con quasi nessuna possibilità di recupero e quindi
con effetti negativi anche sul trattamento di fine rapporto e sulla pensione.
I lavoratori della scuola molisana hanno dovuto subire un tracollo degli
organici (lo ricordiamo: si sono persi, in tre anni, 1200 posti di lavoro) con
conseguenze devastanti sull’offerta formativa e sulla garanzia del diritto
all’istruzione. Il 20% delle scuole molisane, per il prossimo anno scolastico,
non avrà un dirigente scolastico, ma ci sarà un reggente a mezzo servizio.
Che l'obiettivo del governo sia solo quello di scardinare il contratto
collettivo come strumento regolatore dei rapporti di lavoro è certificato da
quanto fatto e dalle affermazioni dei ministri di questo governo. Fa specie che
gli altri sindacati abbiano rinunciato al loro ruolo.
Continua anche l'opera di impoverimento dell'università, già soffocata dal
taglio del fondo di funzionamento ordinario e dalla impossibile applicazione
della riforma Gelmini arenata nella miriade di decreti applicativi che produce.
Si sono imposti piani di rientro con un unico obiettivo: colpire il sistema
pubblico d’istruzione, considerato un costo e non una risorsa..
Dalla scuola, dall'università e dalla ricerca,può partire un messaggio forte e
chiaro a chi in questi anni lo ha considerato terreno di rapina ed estorsione di
risorse. Per ricostruire il paese, bisogna ripartire proprio dai nostri settori,
ridando fiato al lavoro nella conoscenza e fiducia a quanti credono, ancora, che
formarsi ed essere istruiti fa bene a se stessi e alla comunità, che sostenere
ricerca e innovazione crea lavoro e sviluppo anche nel nostro Molise.