20/7/2011 ● Cultura
Sì all’eliminazione delle circoscrizioni estere
Abolizione delle circoscrizioni estero, senato federale su base regionale, il
Presidente del Consiglio dei Ministri diventa Primo Ministro, sfiducia
costruttiva, stipendi dei parlamentari basati sulla presenza in Aula: ecco
alcuni principi veramente nuovi per l’Italia, ma prassi corrente nel sistema
parlamentare canadese, contenuti nel disegno di legge sulle riforme
costituzionali che il ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli sta
discutendo con i suoi colleghi e si appresta a presentare alle Camere il mese di
luglio 2011.
L’idea di fondo di queste proposte è di rafforzare il ruolo del Primo Ministro e
di fare dell’Italia una repubblica federale. È una scelta che, come filosofia
politica, mi trova d’accordo. L’Italia può benissimo diventare una repubblica
federale piuttosto che unitaria. Era già nell’Ottocento uno dei possibili
modelli di unificazione della penisola propugnato da Carlo Cattaneo.Poi le cose
sono andate diversamente. É trionfata l’opzione monarchica e dopo il referendum
del 1946 la Costituente ha riscritto la Carta Costituzionale in senso
repubblicano e unitario, alla Giuseppe Mazzini. Dopo oltre 60 anni i limiti
contenuti nella Costituzione italiana sono palesi a tutti.Occorre quindi
metterla in sincronia con i cambiamenti occorsi negli ultimi decenni nella
società italiana.
Uno dei principi riemersi è il sentimento di appartenenza e di specificità
regionale. É un dato di fatto importante, ineliminabile, che ha profonde radici
nella storia, nel fatto che per secoli la penisola italiana è rimasta divisa in
diversi stati autonomi. Certo bisogna evitare il localismo e il campanilismo, ma
non si può scartare facilmente il sentimento di appartenenza territoriale.
Proprio questa è l’esigenza che la Lega Nord da decenni persegue.
Se la Lega Nord smette di promuovere la secessione e vuole veramente rinnovare
il funzionamento delle Stato italiano responsabilizzando le Regioni, ben vengano
le innovazioni costituzionali del ministro Calderoli. Se delle critiche gli
possono essere fatte è di non andare abbastanza lontano nella riduzione dei
senatori (250). Il senato Americano è formato di due rappresentanti per ogni
Stato, indipendentemente dalla popolazione. E non si dica che gli USA non sono
una democrazia. In Canada i senatori sono addirittura nominati dal Primo
Ministro. Diversi sono quindi i modelli di funzionamento della democrazia.
Quello che conta veramente è snellire l’esercizio del potere ed eliminare gli
sprechi e gli enti inutili.
Proprio questo è il limite delle proposte del ministro Roberto Calderoli. Non va
abbastanza lontano ed a fondo nella eliminazione per esempio delle Province e di
tanti altri enti amministrativi che incidono in modo massicciio sul costo della
politica e garantiscono solo inaccettabili privilegi per quella che è stata
definita ‘ la casta’. Dopo la finanziaria del ministro Tremonti che colpisce
direttamente anche chi ha difficoltà a vivere decentemente, l’eliminazione dei
privilegi, soprattutto degli eletti, è una necessità sentita profondamente e
reclamata ad alta voce dal popolo italiano. Bene la riduzione dell’età, ma
perché non limitare a due soli mandati ( una normativa che già esiste per i
sindaci) l’eligibilità dei parlamentari e dei senatori? Bisogna evitare di
permettere agli eletti di diventare dei politici di professione e di vedere la
politica come una forma di introito.
Va inoltre cambiata al più presto la legge elettorale e renderla unica a tutti i
livelli. Il doppio turno secco per il 75% ed il 25% dei seggi assegnati su base
proporzionale mi sembra essere un modello che evita sia le storture
dell’uninominale unico, sia l’ingovernabilità del semplice proporzionale.
Rimane una questione di fondo. Il governo di Silvio Berlusconi ha l’autorità
morale per operare cambiamenti profondi ed il coraggio per eliminare i privilegi
della casta su cui si basa per governare? Dopo le sconfitte alle elezioni
municipali ed ai referenda il governo Berlusconi è in coma. Sopravvive per
inerzia, ma è, a tutti gli effetti, moribondo. É questa l’immagine che si ha
dell’Italia dall’estero. La stampa tedesca ha ritratto Silvio Berlusconi come un
gondoliere che canta mentre il Paese va a rotoli; quella britannica presenta
l’Italia come una realtà che è arrivata on the edge, sul precipizio.
Quali sono le cause? Il debito pubblico enorme, la mancanza di crescita
economica,il ritorno sempre più evidente alla povertà di una percentuale
crescente della popolazione, la mancanza di pospettive d’avvenire per la
gioventù, la difesa dei privilegi della ‘casta’, fanno sì che il Bel Paese,
ancora tra le prime dieci economie del mondo, appare come una società immobile,
incapace di rinnovarsi, in decadenza, inaffidabile e quindi ricattabile per
mezzo della speculazione.
É arrivato il tempo di tagliare gli sprechi, di abolire i privilegi, di
responsabilizzare i politici e gli amministratori, di ridurre il debito pubblico
che è una vera palla di piombo al piede. Gli attriti tra Silvio Berlusconi ed il
ministro Giulio Tremonti non lasciano sperare bene. Migliore invece il
comportamento dell’opposizione che sta agendo in modo responsabile dando adito
agli appelli del Presidente Giorgio Napolitano che è rimasto, sopratttutto
all’estero, il vero garante della affidabilità e della serietà dello Stato
italiano.
Tra le tante proposte di riforme Costituzionali del Ministro Roberto Calderoli
quella che va accettata senza mezzi termini è l’eliminazione delle
circoscrizioni elettorali Estero, un pastrocchio costituzionale basato sulla
liceità della extraterritorialità del parlamento e del senato italiani. Il
governo di Ottawa si è detto contrario all’idea di far eleggere sul suo
territorio un parlamentare per un governo straniero con ragioni più che fondate.
Plaudo quindi all’idea della eliminazione delle circoscrizioni estere e non la
considero affatto una ‘ stupidaggine’, come l’ha definita il deputato Gino
Bucchino, eletto grazie alla legge Tremaglia.
Occorre però distinguere tra l’elezione degli eletti all’estero ed il diritto di
voto dei cittadini italiani residenti all’estero. Questo è un diritto sacrosanto
che va mantenuto. Ma va esercitato in modo responsabile. Sono sette le proposte
di legge sul voto estero di cui si ta occupando la Commissione Affari
Costituzionali del Senato. Sta emergendo l’esigenza, che condivido, che la
platea elettorale non può essere quella degli iscritti all’AIRE ( Albo Italiani
Residenti Estero). D’ora in poi dovrebbe poter votare solo chi viene a far parte
della ‘lista degli elettori’, compilata in base all’espressa volontà di voler
esercitare il diritto di voto. In parole semplici: solo chi si iscrive vota. É
il cittadino che esige di poter votare e voterà per la circoscrizione di ultima
residenza in Italia o per quella di origine per i cittadini italiani nati
all’estero. Un lombardo voterà per i candidati al Senato o al Parlamento in
Lombardia e così di seguito, regione per regione.
Rimane da chiarire se il voto per corrispondenza garantisce la correttezza, la
segretezza e la trasparenza. Ma queste sono questioni logistiche che verranno
risolte.
Va ricordato, per chi ha paura del voto estero, che nella passate elezioni
nazionali solo il 33/34% degli elettori ha votato. Agli ultimi referenda la
percentuale è scesa addirittura a meno del 10%. Con le nuove norme la
percentuale dei votanti è destinata a ridursi ancora di più e quindi il
risultato elettorale del voto estero non inciderà in modo determinante sul
risultato. E se lo farà,lo farà’ solo in piccole regioni come il Molise,
l’Umbria o la Basilicata che in una Italia federale non hanno ragione di
esistere. La fondazione Agnelli proponeva di ridurre il numero delle regioni da
20 a 12. Se il federalismo fiscale dovrà poter funzionare a me pare che l’Italia
dovrebbe essere ridotta a soli 8 compartimenti di 5-8 milioni d’abitanti ognuna,
ad eccezione della Sardegna.
Per vengano quindi le riforme costituzionali. Si eviti la contrapposizione
demagogica e si pensi al bene della Patria ed allora l’Italia resterà uno dei
modelli di democrazia a livello mondiale.