9/6/2011 ● Eventi
"Estate guglionesana 2011": Giuliano Palma e The Bluebeaters in concerto (31 luglio)
Dopo la presenza a San Martino in Pensilis (lo scorso 2 maggio) confermata anche a Guglionesi la scelta della voce circolata da qualche giorno: saranno Giuliano Palma e The Bluebeaters ad esibirsi nell'evento musicale dell'estate guglionesana 2011. "GIULIANO PALMA & the BLUEBEATERS in concerto a Guglionesi il 31 Luglio 2011 alle ore 21.30 per la festa organizzata in sinergia dal Comune di Guglionesi, dal Comitato di Sant'Adamo Abate, dal Comitato del Corpus Domini e dal Comitato della Madonna del Carmine." [fonte Comune di Guglionesi]
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Milano, 1987. Un gruppo di musicisti dalle più svariate influenze decide di
formare una band e di darsi un nome ispirato alla famosa saga di Ian Fleming. Il
nome della band è Casino Royale, quello di uno dei due cantanti è Giuliano
Palma, la voce melodica del gruppo. Ci sono voluti quasi vent’anni di carriera e
7 album in studio per comprendere in pieno l’influenza che i Casino Royale hanno
avuto sulla scena indipendente italiana, sia dal punto di vista musicale che da
quello stilistico. Se infatti tanti gruppi degli anni 90 hanno provato a
scimmiottare i propri miti risultando goffi e didascalici, è stato certamente
anche grazie a Giuliano - al suo talento e alla sua anima soul e melodica - se i
Casino Royale sono diventati un punto di riferimento per il pubblico e tanti
colleghi musicisti. I loro primi tre album, Soul of Ska (Vox Pop, 1988) Jungle
Jubilee (Kono Records, 1990) e Ten Golden Guns (Unicorn, 1990) risentono di una
chiara influenza ska e reggae, ma è a partire dai primi anni novanta che si
riconoscono alcuni cambiamenti e sviluppi radicali nel suono della band.
“Dainamaita” (Black Out, 1993), primo album registrato per una major, è
un’esplosione di suoni molto differenti tra loro: black rock, reggae, hip hop,
dub, funk. Nel 1994 comincia la lavorazione di “Sempre Più Vicini” (Black Out,
1995), per la cui produzione viene coinvolto Ben Young, artigiano del suono
della scuola di Bristol, che indirizza la band verso sonorità più profonde ed
introspettive. Alla fine del 1995 si trasferisce con il gruppo a Londra per
comporre brani per un nuovo album che coincida con il decennale della band. Il
risultato è “CRX” (Black Out, 1996), definito dalla critica “Il miglior disco
del 2006!”. Nello stesso anno Giuliano canta nel grande successo di Neffa
“Aspettando il sole”, mentre con i Casino viene scelto dagli U2 per aprire i due
concerti italiani del Pop Mart Tour. Nel 1999 però, nonostante una vita passata
insieme, Giuliano sceglierà la carriera da solista. Si separa dai Casino Royale
e si dedica a tempo pieno a quello che fino ad allora era stato un side-project:
i Bluebeaters. La storia racconta che nel 1993 a Giuliano Palma viene chiesto di
cantare nel brano “Col Sangue agli Occhi” sul disco dei Fratelli di Soledad, in
studio a Torino. Da quell’occasione nasce l’idea di fare una una one-night con
musicisti legati alla musica giamaicana, all’Hiroshima Mon Amour, storico locale
torinese. Pareva che dovesse andare così: un solo concerto e basta; invece era
solo l’inizio. L’idea di una live band, di un supergruppo formato da amici
appassionati di ska, rocksteady e reggae giamaicano e soul americano (che
prevedeva membri di Fratelli di Soledad, Africa Unite e Casino Royale) che
suonano per divertirsi, ridando nuova linfa vitale a meravigliosi brani
sconosciuti al grande pubblico., nasce da qui: “Ci guardiamo in faccia e
cominciamo a suonare la colonna sonora di “The Harder They Come”, poi
“Redemption Song”, "54-46" di Toots, ma anche "Love is the Law" degli stessi
Casino Royale”, raccontava il gruppo qualche anno fa. Il nome che si scelgono è
un aperto omaggio alla musica giamaicana degli Anni ’60, il “bluebeat”. (Il
termine Blue-Beat si ispira alla musica giamaicana nota come Jamaican Blues, che
diede il nome a una delle prime etichette inglesi che oltre ad importare la
musica giamaicana che stava spopolando nel 1960 a Kingston, cominciò a produrla
direttamente in Inghilterra coinvolgendo i primi musicisti ska giamaicani che
emigrarono in Gran Bretagna. Tra i primi titoli troviamo “Boogie Rocks” di
Laurel Aitken il cui beat era ancora legato allo Shuffle Boogie di ispirazione
R&B, genere largamente utilizzato nella fase pre-Ska a Kingston e Al Capone/One
Step Beyond di Prince Busters). 1994/1998: i primi anni passano tra sala prove e
serate organizzate nei mesi di inattività dei rispettivi gruppi di origine. La
formazione cambia leggermente, qualcuno entra, qualcuno esce. Insieme a Giuliano
Palma sono rimasti, fino a oggi, del gruppo originario, Ferdi alla batteria,
Cato alla chitarra e De Angelo Parpaglione al sax. Il suono della band si
caratterizza sempre di più vicino all’esempio di chi la musica giamaicana l’ha
resa popolare e ne ha inventato il beat, il famoso “One Drop”: gli Skatalites,
accompagnati da decine di cantanti giamaicani che venivano dal Soul e Rythm&Blues
tra cui Alton Ellis, Bob Andy, Delroy Wilson, I Wailers di Jimmy Cliff e Bob
Marley e moltissimi altri. I Bluebeaters non solo suonano classici dello ska ma
incominciano a riarrangiare anche brani commerciali con la stessa disinvoltura:
“Do You Believe In Love” di Cher (1999) è riuscita talmente bene da aver fatto
sorgere il dubbio che si trattasse di un brano originale del gruppo. E sono
soprattutto una live band: il tour invernale del 1998 registra 20 mila presenze
in 20 date e suggerisce al gruppo l’idea di registrare finalmente il primo
album. “Gli amici, i parenti, la gente che veniva ai concerti, tutti
continuavano a chiederci cassette, cd dei nostri pezzi. Il suono, la pasta,
erano pronte. Il groove girava bene. Così abbiamo pensato che era arrivato il
momento di fare il disco”, dicevano i Bluebeaters nell’estate del 1999, nei
giorni dell’uscita di “The Album”. 1999: Sull’onda dei successi dal vivo
dell’ultimo inverno i Bluebeaters decidono di rischiare ed entrano in studio per
il loro primo disco, finanziandolo interamente, a nome KingSize Rec. “The Album”
(KingSize, 1999) viene venduto esclusivamente attraverso il loro sito internet
www.thebluebeateaters.com, una scelta coraggiosa quella di svincolarsi dalle
regole classiche della distribuzione discografica che li premia con ben 12 mila
copie vendute in un anno e mezzo (con modalità di pagamento ancora “analogici”
come il contrassegno postale). Dopo un accordo con l’etichetta discografica V2
il disco viene ristampato. Due brani nuovi, “Domani” e “Che cosa c’è”, due
classici di Gino Paoli: “Ho ascoltato parecchio “The Album” e fin da subito mi è
piaciuto il loro stile. Mi è piaciuto perché è preciso, perché i Bluebeaters non
deformano quello che reinterpretano quando fanno le cover di altri. Non cercano
di cambiare gli accordi, ma riescono, nonostante questa fedeltà all’originale, a
modellare i brani, facendoli diventare propri, semplicemente seguendo il loro
stile. È soprattutto per questo che si è deciso di fare il passo successivo e
realizzare questa collaborazione con Giuliano e i Bluebeaters”. Risultato: 30
mila copie vendute e un tour sold out in tutte le date che l’anno successivo
viene celebrato con un bootleg ufficiale, “Wonderful Live” (V2/KingSize, 2002),
un appassionato disco dal vivo nel quale si coglie appieno lo spirito nostalgico
e allo stesso tempo contemporaneo dei concerti della band. Registrato su
cassette analogiche per conservare il suono “roots” del gruppo l’album raccoglie
tutte le canzoni più rappresentative del repertorio dei Bluebeaters ovvero
alcune già presenti in “The Album” con l’aggiunta di altri brani tratti dai loro
live in puro stile Bluebeaters. Terminato l’ennesimo tour con i Bluebeaters e
pur mantenendo intatta la sua passione per questo progetto Giuliano, in duo con
il tastierista dei Casino Royale, Patrick Benifei e sotto lo pseudonimo “Soul
Kingdom”, partecipa alla realizzazione e alla produzione del terzo lavoro della
rapper la Pina, dal titolo “Cora” (Polydor, 2000). Nel 2002, dopo una lunga
lavorazione, esce finalmente “G.P.” (V2 Records), il primo vero disco solista di
Giuliano: un elaborato esperimento nel quale riscopre il gusto di scrivere pezzi
semplicemente, facendo proprie le melodie che non lo fanno dormire, mescolando
le due esperienze professionali più importanti della sua vita: quella acustica
dei Bluebeaters e quella più elettronica dei Casino Royale. Il risultato è un
disco curato, raffinato, melodico, ricco di riferimenti alla musica con la quale
il King è diventato grande, che spazia con nonchalance da sonorità soul al funk,
per abbandonarsi al rock, al reggae e al R&B. Il tutto scritto e prodotto da
Giuliano e La Pina. Dopo un periodo di pausa, il progetto Bluebeaters riprende a
tempo pieno all’inizio del 2005 con Peter Truffa al Piano al posto di Kikke
Benifei. Il 30 settembre dello stesso anno esce “Long Playing” (V2/Universal),
22 cover che raccontano le passioni musicali di Giuliano Palma & The Bluebeaters.
Giuliano ce lo presenta così: “All’inizio volevamo intitolarlo ‘Rock And Roll’
perché più di una canzone arriva dalla scena rock e questa è una novità rispetto
a ‘The Album’ in cui il genere era rappresentato solo dal pezzo di Gene Simmons,
‘See You Tonite’. Qui invece ci sono i Pretenders con ‘Back On The Chain Gang’,
Joe Strummer pre Clash con ‘Sweet Revenge’, poi ‘Jump’ dei Van Halen, ‘You're My
Best Friend’ dei Queen... Poi però il titolo è diventato ‘Long Playing’ perché
ci sono ben 22 tracce, anche se lo spirito rock and roll rimane perché in fondo
è come siamo noi: soprattutto in tour diventiamo veramente selvaggi, un po’
zingari, la passione rende non essenziale tutto il resto e rimane solo la musica
e l’energia galvanizzante che ci trasmette. Credo che tutto questo sia finito
nel disco: era importante per me che i brani fossero tanti e fossero quelli che
in quel momento mi ispiravano di più. È un disco che arriva dalla voglia di
musica, in primo luogo la nostra, quella di tutti i Bluebeaters”. Il successo è
sancito l’estate successiva con l’uscita di “Come le Viole” (V2/Universal) terzo
e ultimo singolo. Il brano, che non era contenuto nell’album, verrà messo in
vendita come cd singolo e in una nuova versione doppia di “Long Playing” che
conterrà sia il cd album che il cd singolo. Con questa ulteriore uscita “Long
Playing” si conferma un album bello, solare e ballabile nella migliore
tradizione dei Bluebeaters. Le 22 tracce in esso contenute, tra cui il primo
singolo “Messico e Nuvole” e “Keep On Running”, secondo singolo estratto
dall’album, sono un vero concentrato di energia e originalità a conferma dello
stile unico ed inconfondibile della band. E a confermare tutto ciò ci sono le
oltre 40.000 copie vendute! Da marzo 2006 c’è una novità nella line up, Bunna
lascia i Bluebeaters per tornare alla base e lavorare su un nuovo disco e tour
degli Africa Unite, la sua storica band, lasciando il posto a Sheldon Gregg,
bassista giamaicano di New York proveniente, tra le altre band, da New York Ska
Jazz Ensemble e Mr T-Bone All Stars. Il 19 ottobre 2007, in un tempo da record,
esce “Boogaloo”(Universal), il nuovo attesissimo album, anticipato dal singolo
“Tutta Mia La Città”. “E’ difficile scegliere il titolo per un disco di canzoni
scritte da altri” spiega Giuliano Palma. Dopo “The Album” e “Long Playing” non
c’erano termini adatti a dare il nome a un nuovo disco, quindi la scelta è
caduta su Boogaloo in quanto titolo evocativo. Un termine che ben definisce la
commistione di generi tra Ska, Pop, Rock e Reggae a cui attingono i Bluebeaters.
"Il Boogaloo sta alla musica latina come lo ska alla Giamaica", spiega il King
Giuliano Palma, quasi a sottolineare che, stavolta, la sua "orchestra" è andata
a pescare più fuori che dentro l’isola caraibica. Per la prima volta c’è anche
un pezzo completamente inedito scritto dallo stesso cantante assieme al
chitarrista Fabio Merigo: si intitola The Marvin Boogaloo ed è dedicato
all’inseparabile amico di Palma, il suo cane Marvin. La cover di Mr. Make
Believe di Gene Simmons è una presenza scaramantica, dato che i Kiss hanno
portato fortuna sui due precedenti dischi. Controcorrente invece la scelta di
“I’ll Get You”, misconosciuta b-side dei Beatles. E poi c’è il Northern Soul dei
The Tams, l’omaggio a Peter Frampton e qualche pezzo della tradizione del Bel
Paese come “Testarda io”, brano di Cristiano Malgioglio portato al successo da
Iva Zanicchi e “Pensiero d’amore” di Mal. Quest’ultima offre lo spunto per il
gioco della “cover nella cover” visto che l’originale era dei Bee Gees e la
stessa Tutta Mia La Città” cover dei The Move. Nel disco c’è anche la
partecipazione di Bunna che abbandonato il basso nei Bluebeaters perr dedicarsi
agli Africa Unite ha comunque voluto contribuire prrestando la sua voce perr un
omaggio alla musica giamaicana in “I’m Going To Hold On” di Lord Creator. Una
grossa novità fortemente voluta da Giuliano insieme a Fabio Merigo, coproduttori
del disco è la presenza di una sezione archi come arrangiamento in alcuni brani
del disco che caratterizza maggiormente la musica dei Bluebeaters,
impreziosendola non poco. Come maggiore è il peso delle canzoni della tradizione
italiana e l’inizio di una nuova fase della band: la composizione di brani
originali. Oltre a “Marvin Boogaloo”, nel re-packaging uscito nel 2008, compare
il nuovo singolo “Se Ne Dicon Di Parole” che diventa subito un tormentone in
tutte le radio della penisola, decretando per i Bluebeaters un notevole e
meritato successo sia radiofonico che live. Mentre Enrico Allavena sostituisce
Mr T-Bone al trombone, a Maggio 2009 incominciano le registrazioni del nuovo
album. Lo Studio è sempre quello di Carlo U. Rossi, sulle colline torinesi. Tra
Tour e Studio si arriva all’uscita di “Combo” (Universal) il 7 Novembre 2009.
Ritorno-al-futuro. Perché no? Il pop in Italia oggi dovrebbe essere, ANZI è
questo album. Passato prossimo e recente, soprattutto: ma a questo punto, con
questi suoni, con questa voce, con queste canzoni non valgono più le differenze
temporali. E nemmeno quelle geografiche. Piuttosto, conta la melodia, più
intensità e leggerezza. Oltre che passione e intrattenimento. Ritorno-al-futuro,
dunque. E internazionale, of course. Ma profondamente italiano. Non è un caso
poi se la matrice sonora rimane quella delle intenzioni. Ska, rock steady. E
northern soul. Oltre che reggae, soul, rhythm'n'blues. Deviazioni, migrazioni di
suoni e di stile. Dai grandi generi al grande pubblico. Evoluzione, insomma.
Perché tutto questo e molto di più è Combo: «abbiamo scelto questo titolo perché
cercavamo come sempre una parola internazionale e intanto un significato legato
alla musica, alla band, al gruppo, ma anche al suono», come spiega Giuliano
Palma. Cantante, leader, interprete e ispiratore, oltre che responsabile della
scelta delle cover. Insieme a lui, come sempre, i Bluebeaters, animali da
palcoscenico. Ma non solo. Le novità della combinazione sotto forma di album
sono parecchie. Un'orchestra da 18 elementi, per esempio, e per la prima volta
ingaggiata a fiancheggiare Giuliano “the king” e la sua band. Poi,
quattro-canzoni-inedite, a conferma delle potenzialità espressive della coppia
Giuliano Palma + Fabio Merigo (chitarrista, produttore, compositore, o per dirla
con Giuliano «un maestro di musica») in quanto a scrittura («la novità è proprio
questa nostra voglia di scrivere musica»). E tra queste quattro-canzoni-inedite
ce n'è una (“Un grande sole”, già piccolo classico segretamente live) scritta,
interpretata insieme a Samuel (Romano, voce dei Subsonica). Ma il resto di
Combo? “Tanta roba”. Dal Battisti meno conosciuto che apre il cd,
all'inevitabile e finale omaggio alla saga di 007, passando per un classico
degli Stray Cats e il punk dei Buzzcocks, più pop italiano vecchia maniera, hit
anni Sessanta e canzone d'autore. Tutto questo suona maledettamente moderno,
contemporaneo. Per la citazione delle radici, ritmiche e melodiche. Per
l'esaltazione dei valori, armonici e ballabili. E poi certo, per LA voce di
Giuliano Palma: ancora più intensa, capace di creare suggestioni, immagini e
fascino. Usando le parole, l'intonazione. E le canzoni. Canzoni speciali. Perché
poi è proprio all'ombra del mainstream che i veri e autentici cambiamenti di
costume hanno segnato le nostre epoche recenti. Dentro e lontano dalla musica. E
la favola dei Bluebeaters di Giuliano Palma, iniziata come leggenda underground,
cresciuta lungo una lenta ma inesorabile ascesa al consenso trasformato in
successo, attraverso il ballo e la partecipazione, stravincendo “le primarie”
dal vivo, è diventata realtà.