22/3/2011 ● Foto
Va, pensiero, sull'ali dorate; va ti posa sui clivi, sui colli...
Con immensa gioia e soddisfazione volevo parlarvi della mia esperienza
vissuta a Roma lo scorso 20 marzo.
Non volevo assentarmi da questo avvenimento, legato ai 150 anni dell'Unità
d'Italia, che in realtà non è dell'Unità d'Italia (la quale si compirà solo nel
1918) ma del Regno d'Italia, non ci poteva essere opera più evocativa del
Risorgimento italiano che il Nabucco di Verdi.
Il Nabucodonosor è un'opera simbolo di libertà universale. Il genio di
Verdi ci rimanda al nostro tempo, ai nostri drammi, e li chiarisce, perché oggi
più che mai, il nostro destino è la politica. La conclusione della vicenda
introduce una nota di speranza, una nuova nascita, l'apparizione di una bella e
giovane donna di oggi che culla fra le braccia un bambino, in mezzo a giovani
uomini d'oggi, cuori puri appassionati di libertà. Questo messaggio dovrebbe
risuonare nel cuore degli uomini che vedono un'Europa che stenta a costruirsi,
mentre le dittature faticano, a disfarsi, a scomparire. Con quest'opera si può
dire veramente che ebbe inizio la prestigiosa carriera artistica di Verdi.
La sera del 9 marzo 1842 venne rappresentata per la prima volta al teatro alla
Scala di Milano, affollatissima, con il fior fiore della Milano musicale,
artistica e letteraria tra cui, in prima fila, Gaetano Donizetti. Fu subito un
grosso successo e il tempio lirico milanese quella sera consacrò definitivamente
Verdi.
Dramma lirico in quattro atti: la prima parte si intitola "Gerusalemme",
la seconda "L'Empio", la terza "La Profezia", infine la quarta "L'idolo
infranto". Da citare, ancora, il canto a cappella "Immenso Jehovah"
(parte IV) che con la sua profonda suggestione religiosa conferisce quasi un
aspetto oratoriale all'opera. Sono elementi questi nei quali emerge la genialità
drammaturgica oltre che musicale di Verdi. A tale proposito va sottolineato che
il Verdi del Nabucco, come delle altre opere risorgimentali, è tutt'altro che
"bandistico": la sua irruenza (con scatti ritmici, fiati in primo piano,
accompagnamenti baldanzosamente scanditi) è perfettamente calcolata e alternata
a passi strumentali raffinatissimi.
Resta da menzionare la pagina più famosa dell'opera, il coro che gli ebrei
schiavi nella parte III. Sulle sponde dell'Eufrate, incatenati, levano al cielo
il loro rassegnato e doloroso lamento: "Va, pensiero, sull'ali dorate; va ti
posa sui clivi, sui colli...". Nell'anno e nel mese in cui si festeggia il
150° anno della nostra patria capita che io festeggi i miei 50 anni e mi viene
regalato dalla mia consorte un biglietto per assistere al Teatro dell'Opera di
Roma al Nabucodonosor di Giuseppe Verdi. Non c'era regalo più
gradito,un'esperienza unica. Ho avuto l'onore di conoscere il Direttore Riccardo
Muti che ha diretto magistralmente l'opera verdiana, concedendo alla platea un
bis del "Va pensiero" cosa che lui stesso annunciava in platea di aver concesso
sempre al gentil pubblico presente ad eccezione della serata per i vip.
A fine serata il Maestro ha incontrato il pubblico firmando copie del suo CD e
della sua autobiografia "Prima la musica, poi le parole" (Rizzoli).
W L'Italia , W la musica.
Gabriele Fusco al Teatro dell'Opera di Roma
Il Teatro dell'Opera di Roma
L'orchestra
Il maestro Riccardo Muti dirige il coro
Una scena del "Nabucodonosor" di Verdi
Il maestro Muti saluta il pubblico del Teatro dell'Opera di Roma
[Foto archivio Gabriele Fusco]