21/3/2011 ● Cultura
C’è chi fa il ricco e non ha nulla, c’è chi fa il povero e ha molti beni
Non vedo l’ora e sicuramente non la vedrò neppure quella mattina che sarà
dedicata alla ricerca degli asparagi selvatici perchè partirò molto presto.
Userò la macchina della mia Linda perché essendo più anonima rispetto alla mia,
mi permette di spostarmi in maniera discreta per le contrade e le località
boschive che attraverserò.
Lo farò nel silenzio della campagna guglionesana che si risveglia, grata del
tepore di questa primavera ancora bambina.
I cercatori di questa leccornia culinaria sono un po’come i pescatori e i
cacciatori, non svelano mai i territori di “caccia” .Quando danno i resoconti
agli amici sulle quantità raccolte, eccedono di parecchio per apparire più
valenti e, mentre lo fanno, si passano la mano intorno alla bocca per mischiarne
le parole in modo da rendere verosimile anche a loro stessi la bugia appena
azzardata.
Quest’anno, attendo con particolare gioia questo giorno perché non sarò solo,
verranno anche i miei due bambini.
Per loro sarà la prima volta e, per me, una sorta di passaggio del testimone.
Certo, essendo costituito solo dal semplice tentativo paterno di trasmettere
l’amore per la natura, questo mio testimone non ha “materia” ma, con un gioco di
parole possiamo dire che ha, sostanza...tanta sostanza.
Andar per asparagi, a prima vista, può sembrare una cosa complicata, ma nella
realtà si rivela accessibile a tutti, a patto che si svolga con i giusti
presupposti. Indagare e vagliare con attenzione il sottobosco richiede uno stato
d’animo pacificato con se stessi e con l’ambiente che ci circonda. Ci si
sorprenderà ad ascoltare il ritmo del proprio cuore.
Questo stato di tranquillità ti permette di camminare, cercare e, nel contempo,
riflettere su tante questioni spicciole della vita di tutti i giorni.
Molte di esse ritrovano la giusta dimensione, svelando la futilità di tante
piccole ossessioni che ci avvelenano la vita.
L’unica allerta rimane l’attenzione a qualche vipera che si stiracchia al primo
gradevole sole dopo tanto inverno, e che potresti schiacciare inavvertitamente.
Non ci sarebbe cattiveria da parte nostra ma, si sa, a nessuno fa piacere essere
calpestati. Allora ricordate: bisogna munirsi di stivali e battere i piedi di
tanto in tanto. I serpenti non hanno orecchi, sentono attraverso le vibrazioni
del terreno e, siccome non ci tengono affatto a fare la nostra conoscenza, al
primo segnale, con un guizzo, si dileguano.
Gustiamoci la ritrovata sintonia con la campagna mentre imitiamo le api,
(pensate alla mia leggiadria!). Voliamo da fiore in fiore? No! Da asparagina ad
asparagina.
Da piccolo, non riuscivo a trovare molti asparagi e quando tornavo da mia madre,
lei che capiva al volo il mio stato d’animo, non mancava di rincuorarmi e di
mostrarsi orgogliosa di me e del mio misero bottino. Quei pochi asparagi che lei
moltiplicava grazie alla riduzione a pezzettini, li ritrovavo nel piatto di
tagliatelle della domenica e l’apprezzamento di mio padre e dei miei fratelli
era la migliore gratificazione che potessi avere.
Questo ricordo è impresso nella mia memoria perché legato a mia madre e al suo
modo di porsi sempre e comunque in maniera positiva davanti alle difficoltà.
Con il senno di poi, posso dire che ciò ha inciso profondamente sulla mia
formazione e sul mio carattere, è come se mi avesse fornito armi e corazza per
affrontare il mondo.
Lei che ancora oggi, ad ottanta anni suonati, continua ad infondere a tutti
positività e ottimismo per la vita.
Ad ogni modo non posso ugualmente dimenticarmi di quando, da bambino andavo con
mio padre per asparagi. Arrivati sul posto con la nostra FIAT 850 giallo taxi
che riuscivi ad individuare anche da Honolulu, papà faceva un breve quanto
preciso esame “visivo e sensoriale” sulle condizioni del tempo, stabiliva i
tempi e la strategia di ricerca in base a luogo. e, dopo aver fatto un’ultima
verifica sull’abbigliamento (i pantaloni vanno sopra gli stivali alti, i polsini
della camicia devono essere abbottonati, usare un bastone per aiutarsi ecc. ) ci
dividevamo per poi rincontrarci nel posto prestabilito.
Immancabilmente lui si ripresentava sorridente con un bel mazzo di asparagi
turgidi ed incriccati , così grande che era costretto a tenerlo sotto il
braccio.
I miei invece, li tenevo serrati nel piccolo pugno e quando alzavo il braccio al
cielo per meglio mostrarli si afflosciavano arresi lungo il mio avambraccio.
L’immagine della tristezza.
-Non vale papà, tu conosci i posti e mi mandi là dove gli asparagi non ci sono!-
Sorrideva sotto i suoi baffetti e pazientemente ripercorrevamo insieme l’esatto
mio percorso e...incredibilmente…un altro mazzo fantastico. Era evidente dov’era
il problema.
Con il tempo però, ho imparato che in questo tipo di cose quello che è
importante non è la velocità o la resistenza fisica, quanto adottare il giusto
metodo che deve tener conto sia delle nostre aspettative che dei mezzi a
disposizione, il tutto posto tra le braccia di una virtù santa che è umiltà. Ma
questo, sono cosciente, si impara solo con l’esperienza.
Per accostarsi ad un’asparagina (pianta selvaggia, pungente e rude) il giusto
atteggiamento da tenere è quello che ti porta ad accettare con letizia
l’evidenza, la regola è la seguente: non se ne ha alcun diritto per cui, nel
caso si trovassero degli asparagi, bisogna dire un semplice e sincero grazie a
Dio ed alla natura benigna che a lui riconduce.
Attenzione, non è una cosa scontata come può sembrare, ho verificato più volte
che nell’animo umano il sentimento di riconoscenza ha vita… breve.
Per concludere poche nozioni tecniche per i cercatori di turioni in erba.
-Il nome scientifico ve lo risparmio, non siamo a Quark, vi dirò solo che
apparteniene alla famiglia delle Liliaceae/Asparagoidee
L’asparago in realtà non è il frutto della pianta (i frutti sono le bacche
rosse) ma è un nuovo getto, un germoglio che nasce dalle radici rizomatose (le
cosiddette zampe) della pianta madre. Se l’asparago non viene colto si trasforma
in pochi giorni in un fusto spinoso molto ramificato.
Per verificare la presenza di questi turioni, è inutile perder tempo a guardarsi
intorno come a cecar farfalle, osservate alla base della pianta madre, i giovani
turioni hanno un colore ed una freschezza facilmente distinguibili sin dalla
loro fuoriuscita dal terreno.
-Anticamente l’asparago si utilizzava sopratutto come pianta officinalis in
quanto ha azione diuretica, ma, occhio, è controindicato ai sofferenti di
calcolosi renale.
-Essendo molto apprezzato in cucina, oggi si sta tentando di riprodurlo
coltivato anche in una varietà somigliante alla specie selvatica, che comunque
rimarrà sempre di qualità inferiore rispetto a quella veramente selvatica.
-Nell’azione di raccolta non siate avidi, lasciare quelli appena nati, non fare
come certa gente che scava le radici o taglia le piante per costringerle a
produrre nuovi turiori.
Non si può sempre e comunque violentare la natura, almeno in queste piccole cose
applichiamo un po’di buonsenso altrimenti come diceva un grande amico che non
c’è più, saremo una sorta di “cinghiali laureati in matematica pura” e
poi…lasciate qualcosa anche per chi passerà dopo di voi.
Frequentando ormai da anni sempre gli stessi luoghi ho memorizzato la posizione
di ogni pianta selvatica che, pensate un pò, può vivere anche fino a cent’anni.
Applicando i miei dettami di approccio rispettoso non sono tornato mai a mani
vuote e, (mi rendo conto di quanto sia azzardato dirlo) mi piace pensare che
esista tra me e le piante un’amicizia che si rinnova puntualmente ad ogni mia
visita annuale.
Io ne districo delicatamemte le chiome (qualche graffio non rappresenta un
problema), ne sposto i rami per poter meglio osservare e loro mi ricompensano
come credono e, se in qualche caso non dovesse succedere, pazienza! Passiamo a
salutare un’altra amica.
Buona raccolta e buona frittata.
P.s. Se, dopo aver mangiato asparagi andate a fare la pipì e sentite quell’odore
caratteristico non vi preoccupate, siate contenti.Significa che i vostri reni
funzionano bene.