8/11/2010 ● Cultura
A proposito di ‘eolico’ nel Molise: la politica impedisca lo scempio del nostro patrimonio
La Coldiretti Molise, tramite i suoi massimi dirigenti, si è recentemente
espressa così: “Ormai da tempo raccogliamo il malumore di imprenditori
agricoli che lamentano l’indiscriminata nascita di parchi eolici vicino a
terreni coltivati; ed il fatto che anche gli agricoltori cominciano a
lamentarsene… costituisce un segnale forte che accende i riflettori su di un
problema fino ad ora taciuto, ovvero l’affitto di terreni agricoli per
l’installazione di parchi eolici da parte di molti Comuni della regione (…).
Riteniamo urgente un intervento della Regione Molise affinchè il nostro
territorio pur favorendo, come è giusto che sia, la nascita di fonti rinnovabili
di energia, non venga stravolto nella sola logica di far cassa” (fonte:
Altromolise, 5.11.2010).
“Il Consiglio di Stato – scrive il prof. Salvatore Settis su Repubblica
del 7 corrente – ha appena cestinato la tutela del sito archeologico di
Saepinum (Molise), con una sentenza che offende il Codice dei Beni Culturali e
la Costituzione, autorizzando una centrale eolica contro il divieto della
Direzione Regionale ai Beni culturali”. E’ il caso di ricordare che la “tutela
del paesaggio e del patrimonio storico artistico della Nazione” (art.9 della
Costituzione) è un valore primario e assoluto.
Come indica la Convenzione europea del paesaggio, “non può esservi tutela
efficace del paesaggio senza ricostruire dal basso e dalla scuola una coscienza
di luogo che la globalizzazione ha teso e tende a eliminare… “.
Cesare Brandi (Siena 1906 – 1988), il più grande storico dell’arte del ‘900
merita di essere studiato per ciò che riguarda il paesaggio. La lucidità
argomentativa di Brandi “ambientalista” spicca nell’antologia dei suoi scritti
giornalistici, raccolti sotto il titolo “Il patrimonio insidiato” (Editori
Riuniti). Egli ha svolto un’opera di bonifica etico-culturale a favore della
tutela del paesaggio e dell’arte come “un insieme indissolubile” e contro
“l’universale riduzione dei valori a valore monetario”. E’ sperabile che
questi scritti divulgativi non sfuggano all’attenzione di quanti hanno a cuore
la difesa del nostro patrimonio. E magari finiscano sul tavolo di lavoro degli
amministratori civici come viatico prezioso.
Questa premessa per dire che dobbiamo far parlare del Molise per la sua civiltà,
non per la devastazione del suo paesaggio. La battaglia che va fatta non è
quella per avere finanziamenti per gli impianti eolici e/o fotovoltaici, ma
quella per il sostegno all’agricoltura. Peraltro, il Molise già produce energia
per circa quattro volte il proprio fabbisogno. Cedere terreni agricoli per il
fotovoltaico significa continuare a devastare un territorio già ferito dalle
pale eoliche. Ci si chiede: al posto della civiltà agricola si vuole un “immenso
specchio di vetro”? Si individuino altri luoghi, come saggiamente consiglia
Legambiente: “E’ sbagliato un modello che preveda lo sviluppo del fotovoltaico
in sostituzione di colture agricole”. Questi impianti vanno collocati in aree
industriali, cave, terreni da bonificare. Vanno installati sui tetti delle case,
ma che non siano quelli dei centri storici. Nel decalogo della Società
Geografica Italiana per la buona politica a difesa del nostro patrimonio
(Rapporto annuale 2009), si legge: ”Non si comprende perché un Paese che ha
fra i principi fondamentali della sua Costituzione, all’articolo 9, ‘la tutela
del paesaggio e del patrimonio storico-artistico della Nazione’, non assuma il
paesaggio e la protezione del patrimonio culturale come limite invalicabile alle
politiche del territorio (…). Non è ammissibile che con le premesse contenute
nell’articolo 9, non esista una norma che regolamenti l’uso del suolo e
riconosca che beni come il suolo, il territorio, il paesaggio, costituiscono la
base fondativa di ogni produzione di ricchezza durevole”. Insomma, il
governo nazionale deve decidere “le linee di politica strategica del
territorio… per evitare che regole astratte, a fronte di un beneficio economico
congiunturale, portino alla definitiva distruzione della risorsa paesaggio…
“. Oggi – sostengono i ricercatori della Società Geografica – il paesaggio si
difende nelle campagne. “La varietà dei paesaggi italiani sopravvive nei
paesaggi rurali tradizionali rimodellati da una rinnovata agricoltura contadina,
dove gli attori sono i nuovi agricoltori che stanno ripopolando le campagne con
una consapevolezza paesaggistica che mancava alle generazioni precedenti”.
E’ bene riflettere, dunque, su un piano paesistico basato “su un modello di
sviluppo in grado di produrre nuove relazioni, nuova qualità ambientale, nuova
vitalità per borghi e piccole città”.