26/10/2010 ● Cultura
PD, terzo polo e oltre, necessità di una reciproca evoluzione [II parte]
PD,
terzo polo e oltre, necessità di una reciproca evoluzione [I parte]
[II parte] (...) Che non ci sia da perdere altro tempo lo afferma anche Pier
Ferdinando Casini, leader Udc, il quale ha messo in preallarme i suoi: ”La
situazione è più grave di quanto si pensi, alcuni amici ex Dc sono pronti a
votare un altro governo”. L’offensiva di Fli sul territorio aggrava le
guerre all’interno del Pdl che in molti casi è allo sbando. Al Nord c’è la
pressione della Lega, ma è al Centro-Sud che sembra in serie difficoltà. Fli
gioca una parte importante, fungendo da calamita per tutti i delusi.
Ciò detto, va altresì sottolineata l’esigenza di approvare una nuova legge
elettorale. La mancanza di qualità di un ceto politico ha contribuito a
sviluppare l’illusione che certe leggi elettorali potessero da sole generare il
mondo nuovo di stile anglo-sassone. Casini lancia strali contro il premio di
maggioranza che “crea il paradosso che chi ha il 35 per cento può avere il 55
per cento dei seggi alla Camera, una cosa abnorme che non stabilizza la politica”.
A tal riguardo si è dimenticata la lezione del politologo Lijphart secondo cui i
sistemi maggioritari sono propri di società culturalmente e sociologicamente
omogenee, mentre per le società frammentate come quella italiana funzionano solo
i sistemi proporzionali.
Si consideri inoltre il permanere di una politica vecchia che qui da noi non ha
cambiato un protagonista negli ultimi sedici anni, mentre l’Europa democratica
ha mandato a casa Kohl, Blair, Aznar. Occorre quindi spezzare la rigidità del
sistema riaprendo la politica a un pluralismo nuovo. Il Pd propone un patto
sociale per affrontare l’emergenza-lavoro auspicando una ricomposizione
dell’unità tra Cgl, Cisl e Uil. L’attuale leader Bersani sostiene peraltro che
il suo partito non debba schierarsi nei confronti sindacali e non debba avere
una linea opportunista, avendo il partito un compito diverso da quello di
aderire o meno a manifestazioni sindacali. Occore in sostanza un progetto sul
quale aprire un percorso di confronto coinvolgendo le forze del lavoro e anche
quelle delle imprese. “Le tensioni sindacali – sostiene Bersani -
rischiano di diventare tensioni tra lavoratori… in questo momento serve senso di
responsabilità. (…) C’è un’ideologia berlusconian-tremontian-sacconiana per cui,
di fronte all’emergenza della globalizzazione e del lavoro, non si può fare
niente. Noi abbiamo un’altra idea. Serve un nuovo ‘patto sociale’…Tutti sanno
che la globalizzazione richiede uno sforzo. Per spostare il confronto sul
livello aziendale, bisogna pure porre il problema delle regole della
rappresentanza. Cioè di una democrazia più compiuta sui luoghi di lavoro. Avremo
inoltre bisogno di una nuova legislazione sul lavoro (…). Bisogna poi mettere il
patto sociale dentro una politica economica industriale fatta di riforme a
cominciare da quella fiscale”. Casini, da parte sua, deve dire quale
politica occorra per chi a piazza San Giovanni si è recato per difendere la
sicurezza della propria famiglia. Vendola ha parlato di voler convergere in un
‘disegno di salvezza del Paese’.
Una cosa è certa: senza Pd non c’è possibilità di alternativa al berlusconismo.
Ne prendano piena consapevolezza Casini, Rutelli e altri potenziali componenti
del terzo polo. Il Pd deve confermare di essere un partito autenticamente di
centrosinistra, senza alcuna riproposizione di esperienze del passato. Il
pluralismo culturale interno deve essere un ingrediente essenziale del Pd. Del
resto, con la recente lettera del segretario Pierluigi Bersani a Enzo Bianco
viene riconosciuta l’identità dell’associazione ‘Liberal’. Un importante
riconoscimento al contributo che la cultura liberaldemocratica e riformista, in
tutte le sue articolazioni (liberale, repubblicana, azionista, liberal
socialista, cattolico-liberale) ha dato alla crescita del paese, e oggi continua
a dare all’interno del Partito democratico. In conclusione, personalmente
auspico un’alleanza politica e programmatica – sulla base dei nostri valori
costituzionali (o del “patriottismo costituzionale” secondo la definizione del
filosofo Habermas) – fra terzo polo (Casini-Rutelli-Lombardo), Idv e Pd,
allargato alla formazione di Vendola (interlocutore importante sulle regole;
attendiamo tuttavia il prossimo congresso per conoscere la piattaforma
programmatica del suo movimento rispetto alle posizioni della sinistra europea).
Per quanto riguarda Fini e Fli, al momento il nostro è un giudizio sospensivo:
molto dipenderà da loro. Certo, occorrono alleanze larghe e programmi condivisi
perché non conterà la distinzione destra/sinistra quando il problema sarà
rimettere insieme i cocci di tutto il paese dopo il collasso berlusconiano.