27/9/2010 ● Cultura
In Italia l’energia prodotta dal vento può considerarsi una scelta risolutiva?
Premesso che produrre energia senza inquinare è assolutamente necessario e
doveroso, è però indispensabile farlo non in modo indiscriminato, scegliendo tra
le varie metodologie, caso per caso, quelle che consentono un giusto rispetto
per il Paesaggio e l’Ambiente.
Altra premessa: a mio parere il concetto di bene culturale è più estensivo, dal
momento che va inteso come bene culturale non solo il monumento e/o la chiesa
romanica, per così dire, o più generalmente ciò che scaturisce dalla cultura
materiale, ma anche il bene ambientale e il paesaggio in quanto entrambi eredità
di affetti e di memoria, pari a lingua e storia.
Le scelte energetiche oggi ancora di più hanno una priorità e delle conseguenze
che vanno ben oltre il ristretto ambito di una discussione tecnica, e i
dibattiti che si susseguono in varie sedi sulle fonti rinnovabili e sul nucleare
ce lo confermano.
Uno dei passaggi del discorso del ministro dell’Economia Giulio Tremonti in quel
di Cortina (19 settembre) recita così: “…Non dobbiamo credere a quelli che
raccontano le balle dei mulini a vento, le balle dell’eolico. Vi siete mai
chiesti perché in Italia non ci sono i mulini a vento? Quello dell’eolico è un
business ideato da organizzazioni corrotte che vogliono speculare e di cui noi
non abbiamo certo la quota di maggioranza”. Già il 15 agosto scorso sul
Corriere della Sera il professor Giovanni Sartori ci offriva elementi di
riflessione: “…Da noi è fiorita soltanto l’industria dell’eolico, dei mulini
a vento. Ed è fiorita quasi soltanto perché fonte di tangenti e di intrallazzi.
Perché l’energia prodotta dal vento è largamente un imbroglio, visto che la
nostra penisola non ha abbastanza vento per giustificarla”. Occorre quindi
essere consapevoli della abissale sproporzione tra i danni causati dagli
impianti eolici al paesaggio, all’ambiente naturale e alla fauna e il loro
marginale contributo alla soluzione del problema energetico nazionale. Bisogna
evitare gli effetti devastanti causati al Paesaggio naturale e storico
dell’Italia, nonché agli ambienti naturali e alla fauna, dall’attuale
proliferazione degli impianti industriali per la produzione di energia dal
vento.
Ed ancora: “L’eolico ha dato un contributo ma non credo che rappresenti la
soluzione” (così ha spiegato il dott. Scaroni, Amministratore Delegato ENI),
perché “l’Italia è uno dei paesi meno ventosi del mondo”. Tra le
rinnovabili, invece, “l’unica tecnologia che ha le gambe per camminare nel
medio-lungo periodo è quella solare”. Gli impianti fotovoltaici sono però
anch’essi al centro di polemiche che riguardano gli impianti a terra, e in
particolare quelli realizzati in aree agricole. L’accusa è che stiano portando
alla cancellazione di numerose aree agricole e di deturpare paesaggi di pregio.
Per Legambiente “la crescita del solare fotovoltaico è una prospettiva di
fondamentale importanza per ridisegnare il modello energetico in Italia e a
livello mondiale (…) rappresenta dunque una scelta strategica, che va
indirizzata laddove è più importante il contributo che gli impianti fotovoltaici
possono fornire: e quindi in primo luogo sui tetti, nella direzione di una
riqualificazione energetica del patrimonio edilizio, e nelle aree degradate
(cave, terreni da bonificare, ecc.). E’ invece sbagliato un modello che preveda
lo sviluppo del fotovoltaico in sostituzione di colture agricole”.
A conclusione di queste note non possono mancare alcune considerazioni sul
Molise e diremo che in questa Regione, già teatro di eolico selvaggio, non c’è
cresta delle nostre colline che non sia stata modificata dalla presenza di pali
alti fino a 90 metri, con un inevitabile impatto visivo, acustico e
sull’avifauna. Chi si oppone all’eolico selvaggio è oggi visto come il Don
Chisciotte che combatte contro i mulini a vento. Per parte nostra non
defletteremo dalla difesa del Paesaggio, consapevoli che rovinare
irrimediabilmente il panorama locale non è solo una questione estetica né voler
privilegiare e difendere una visione totalizzante dell’interesse paesaggistico e
ambientale. Il Molise lo scempio lo ha già subito, fatte salve alcune aree e
sperabilmente il territorio guglionesano. A tal proposito, chi non avesse ancora
avuto modo di sfogliare il bel calendario 2010 de “La Molisana” lo faccia e si
soffermi ad ammirare la veduta aerea di Guglionesi con prospettiva verso il
mare.