23/7/2010 ● Politica
Festa Democratica, questione morale e federalismo fiscale, il futuro del Molise
Questione morale e federalismo fiscale. Due temi dell’attualità politica, in
parte subiti, in parte voluti dal blocco sociale e politico che sostiene il
governo dell’asse del nord.
L’intreccio drammatico tra i due temi ci riguarda direttamente.
Riguarda la qualità del contesto in cui viviamo tutti noi ed il nostro destino
di molisani (meridionali?) abitanti di area di confine tra il Nord ed il Sud
della penisola italiana.
Il superamento di quest’intreccio dovrebbe spingere le classi dirigenti,
soprattutto quelle del sud a riscrivere la propria agenda politica, a ripensare
il quadro delle priorità. Dentro un orizzonte informato ad un moderno
riformismo. Senza il quale il sud e le sue popolazioni, la sua storia, la sua
cultura rischiano di essere abbandonati al proprio destino.
Per questo forse è ragionevole ipotizzare che siamo ad un passaggio di fase che
occorre affrontare con nuovi paradigmi, più adeguati e pronti alle sfide
micidiali che il mercato globale costringe tutto l’occidente e, quindi, anche
noi.
1. La questione morale, che da diversi mesi la cronaca quotidiana ripropone con un crescendo incredibile e nello stesso tempo drammatico, sembra far ri-precipitare il nostro sistema politico nel tardo
Novecento. All’epoca di tangentopoli. Una sorta di passato che non passa, una
questione morale puntualmente a rischio per l’invadenza dei partiti.
“ I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni, a partire dal
governo. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le
aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai
TV, alcuni grandi giornali “. “Tutte le operazioni che le diverse istituzioni e
i loro attuali dirigenti sono chiamati a compiere vengono viste prevalentemente
in funzione dell'interesse del partito o della corrente o del clan cui si deve
la carica. Un credito bancario viene concesso se è utile a questo fine, se
procura vantaggi e rapporti di clientela; un'autorizzazione amministrativa viene
data, un appalto viene aggiudicato, una cattedra viene assegnata,
un'attrezzatura di laboratorio viene finanziata, se i beneficiari fanno atto di
fedeltà al partito che procura quei vantaggi, anche quando si tratta soltanto di
riconoscimenti dovuti”. Cosi in un’intervista del luglio del 1981 Enrico
Berlinguer, con una profondità di analisi sconvolgente, annunciava la necessità di
una riforma della politica.
I critici del tempo lo accusarono di moralismo. Oggi sappiamo che non lo era.
Con buona pace dei critici del tempo possiamo affermare, senza tema di scadere in un
becero moralismo, che Berlinguer non era "solo una
brava persona", per utilizzare le parole di Gaber, ma aveva ragione.
La gestione e l’ossessione dei politici e di partiti che smarrito il concetto di
bene comune come orizzonte della politica usano le risorse come leva per la
costruzione ed il mantenimento di un consenso duraturo.
Ovviamente il risvolto di tale pratica, detta clientelare, è la mortificazione:
a) del funzionamento delle regole auree del mercato, le quali se applicate tutelano
i consumatori nell’ottenimento di beni al prezzo più basso e qualità migliore;
b) del merito e dell’efficienza a fronte dell’appartenenza producendo danni sul
sistema generale che non riesce ad utilizzare al meglio le risorse umane ed
economiche che ha a disposizione;
c) del ruolo della politica come perseguimento del "bene comune" e, quindi,
acuisce il distacco tra società reale e società legale e prepara la crisi del
sistema democratico;
d) dell’uso efficiente delle risorse pubbliche che alimentano il meccanismo di
crescita del debito, efficienza che pesa sulle aree produttive del paese e sulla
competitività del sistema.
Dunque al di là delle ricadute in termini di fatti penalmente rilevanti e dell’emergere di un immoralità diffusa (di per sé esecrabili) il fatto centrale è la
deriva verso la decadenza del sistema e la perdita di fiducia nel futuro.
Insistere sulla via giudiziaria senza una proposta per l’Italia che aggredisca
questo problema significa scadere nel moralismo e nel giustizialismo che per
definizione non risolvono da soli il problema.
Il sud d’Italia, come mostrano i dati della cronaca e la conoscenza diretta della
realtà, è pienamente tornata ad essere dominata da questo cancro che investe lo
spirito pubblico e falsifica la competizione elettorale, facendola scadere nel familismo amorale che se non viene sconfitto come dato culturale finirà nel
nuovo contesto europeo per sganciare il sud dal processo di modernizzazione
seguito all’introduzione della moneta unica.
Tale consapevolezza sembra mancare alle classi dirigenti del sud.
Ed essa è all’origine dell’emergere della questione settentrionale che ha
cambiato l’agenda politica del paese impostata dalla Lega e dalle classi
dirigenti del Nord.
2. La questione settentrionale ha imposto quella del federalismo fiscale
(qualcuno uso l’ossimoro federalismo-solidale) che, ispirato al principio che
ognuno deve finanziare con risorse proprie i servizi essenziali ed il
funzionamento delle istituzioni locali nella loro articolazione, rischia in un
momento delicatissimo dell’economia mondiale di abbandonare il sud al proprio
destino.
La sfida federalista è lanciata.
Occorre una classe dirigente che assuma, come punto centrale della propria
agenda, il modello di un sistema virtuoso, anche della politica, capace di auto
sostenersi.
La sfida è resa più ardua da un ciclo economico sfavorevole, ma occorre
procedere con decisione utilizzando una rinnovata cultura amministrativa capace di
mobilitare in maniera razionale ed efficiente tutte le risorse, in primis quelle
umane, e dunque i talenti presenti nel nostro territorio.
Sostenendo l’innovazione si sostiene il merito. Liberando, così, risorse attraverso il
ripensamento dei modelli di gestione dei servizi pubblici locali attraverso una
nuova alleanza tra pubblico e privato, tra politica e mercato. Introducendo il
principio della sussidiarietà nella riorganizzazione dei poteri e nella
individuazione delle
responsabilità dei politici.
I democratici hanno voluto avviare un dibattito sul futuro contribuendo a
rompere un silenzio assordante che da due anni ammorba la vita della nostra
comunità. Il Partito Democratico di Guglionesi ha deciso di proporre un modello
di confronto con i rappresentanti delle forze politiche organizzate nel nostro
territorio. La speranza è che inizi un percorso civile, informato e aperto ad
una dialettica seria che, senza abiurare le antiche narrazioni, ricollochi
intelligentemente il nuovo contesto politico fuori dai pregiudizi ideologici che
troppo spesso hanno avvilito il buon senso della vita civile e politica di
Guglionesi.