23/6/2010 ● Cultura
Pubblicità, concerti, necrologie, etc.: restituire un senso alla comunicazione?
Non è solo un problema di
Guglionesi. Non è solo un problema degli ultimi tempi. Si tratta di un’abitudine
molto molisana. In particolare, per decoro e per “cultura”, coinvolge i centri
storici (con palazzi storici “disabitati” ma “tappezzati” di cartacce alla
rinfusa, un po’ attaccate, un po’ al vento, inclinate, in parte strappate!),
centri storici che tra tanti disagi vivono anche l’assenza (o, in taluni
contesti, la non applicazione e la mancanza di verifica) dei regolamenti
municipali sugli spazi della comunicazione.
Apparentemente un problema di secondo piano, si assiste spesso ad una procedura
delle affissioni in modo casuale (manifesti politici accanto a quelli culturali,
locandine necrologiche sovrapposte a pubblicità di “mutande”, avvisi istituzionali
illeggibili perché in parte coperti da “saldi da liquidazione totale”) , dunque
affissioni senza una funzionale organizzazione degli spazi adibiti ai messaggi
e/o alla comunicazione (cultura, politica, istituzionale, pubblicità,
necrologie). Sappiamo tutti cosa succede quando viene a mancare un caro di una
famiglia piuttosto ampia, nei componenti e nelle conoscenze: arriva,
puntualmente, l’invasione degli spazi, talvolta con copertura totale di messaggi
ancora in corso di “comunicazione”.
Le responsabilità di tale disagio, ovviamente, non sono da attribuire a chi fa
il proprio mestiere, cioè attaccando manifesti e locandine negli spazi
disponibili. Piuttosto, per risolvere decorosamente l’emergenza degli “spazi
della comunicazione”, occorre un impegno serio a riorganizzare un regolamento
efficiente, coinvolgendo gli operatori del settore, e soprattutto rendendo
applicabili e controllabili le procedure in tutte le loro fasi. Per rendere un
centro storico il fiore all’occhiello di ogni comunità, sugli spazi della
comunicazione andrebbero attese due circostanze: liberare i palazzi storici da
cartacce (benché il rispetto del patrimonio artitico-culturale si auspica che
sia ovunque un atteggiamento culturale che non avrebbe bisogno di regole
scritte!); assegnare spazi permanenti in modo tematico, cioè aree “solo” per la
cultura, aree “solo” per la pubblicità, aree “solo” per le necrologie, aree
“solo” per i messaggi istituzionali”, etc.
Nelle piccole sensibilità si rivela l’innovazione “tangibile” di una cittadina pronta
a porre basi concrete in una politica di sviluppo sostenibile per i residenti e
per il turismo, cioè sviluppando sensibilità nella cultura della vivibilità e
dell’ospitalità. In definitiva restituendo un senso anche alla comunicazione.