23/4/2010 ● Cultura
Arte, "Un pittore venuto da lontano: Michele Greco da Lavelona"
La predisposizione allo "stupore", l'attrazione per la "bellezza", il
desiderio di armonia per la vita e per i luoghi dove questa scorre per
concludersi nell'infinito, segna tutti i tempi, tutti i luoghi, tutti i popoli,
tutti le persone.
Il rapimento dello "stupore" e della "bellezza" caratterizza il bambino e
l'anziano, il dotto e l'illetterato. E' qualcosa che ognuno si porta dentro, e
desidera conservarlo, contemplarlo, perché è memoria del nucleo essenziale di
cui è fatta la persona umana. L'attrazione per il bello avviene in tante
circostanze della vita e si concretizza in riferimento al creato, agli affetti,
all'amicizia, al mistero dell'infinito, alla scoperta del proprio io. Riverbero
ed espressione di tutto questo è l'arte. I popoli, le comunità, le singole
persone si sono espresse e si esprimono con l'arte, riconoscendo i talenti e
investendo notevoli risorse. E' un fenomeno uni-versale che tocca ogni piccola e
grande comunità. Anche la comunità di Guglionesi, in tutti i momenti della sua
storia è stata segnata da questo cammino; ha voluto costruire o riadeguare spazi
"finiti" per indagare e scoprire condizioni "infinite", che scaturiscono dalla
fede cristiana anche se lo ha fatto nella semplicità, quasi con scontatezza.
Questo istinto per la bellezza, nella storia di Guglionesi, si è registrato
soprattutto dopo i momenti più tristi. Nel 1495 Carlo VIII, re di Francia,
invase il regno di Napoli, già in mano agli aragonesi, per rivendicarne il
possesso. Dopo una prima accoglienza generale degli stati italiani, questi si
coalizzarono contro l'esercito francese, insieme all'Austria e alla Spagna e
tagliarono la possibilità di ritirata ai francesi che ormai erano avversati
anche da gran parte del regno di Napoli. In questo contesto di difficoltà
dell'esercito "raccogliticcio" francese, per avere approvvigionamenti in fase di
ritirata, si colloca anche il saccheggio di Guglionesi, avvenuto il giorno del
Corpus Domini del 1496, verso mezzogiorno. Il Passero racconta: "(...) et
incomenzaro a tagliare a piezze la gente della terra, quanti a loro ne venivano
avanti con tanta crudelitate, quanta mai fusse fatta a lu mundo, dove che in
poco te tiempo hebbero pigliata tutta la terra, et ammazzavano tutti li huomini,
et li figlioli li donavano per le mura, et così li ammazzaro, et di poi
ammazzavano le donne, et saccheggiaro la terra (...) et così restò destrutta
questa misera terra". Dopo questo saccheggio la comunità, rimasta impoverita
e traumatizzata, commissiona ad un pittore di formazione dalmata, Michele Greco
da Lavelona (Valona - Albania), l'incarico di dipingere un'icona dell'Assunta e
tre trittici per le varie chiese di Guglionesi, impoverite dai furti e dai
saccheggi francesi. La comunità è ridotta alla miseria, le mura ed il castello
sono distrutti, le case in gran parte sono incendiate, l'economia è al tracollo,
la popolazione in lutto e diminuita per la strage, …ma non si vuole privare del
bello, di qualcosa che dia identità e speranza.
I luoghi dove ci si ritrova come comunità, come popolo, devono esprimere il loro
cuore: ecco l'apertura all'arte, che è anche memoria della fede cristiana. Siamo
tra il 1505 e il 1508 e dalla mano e dal genio di Michele vengono fuori l'icona
dell'Assunta, il trittico della Madonna con bambino tra sant'Adamo e san
Giovanni Battista, il trittico della Madonna con bambino tra san Rocco e san
Sebastiano e quello della Madonna con bambino tra san Pietro e san Paolo. Valona
era il punto di scorrimento e di partenza, in quegli anni di fuste turchesche
verso le coste adriatiche per le scorrerie. Michele, probabilmente, rifugiatosi
prima a Ragusa, dove attinge quella particolare maniera di unire il passato con
nuovi elementi stilistici, giunge in Italia insieme ad altri profughi, spinti
dalla conquista mussulmana. Soggiorna a Guglionesi, dove viveva già una comunità
di suoi connazionali e lavora anche a Vasto, ad un altro trittico, la Madonna
con bambino tra santa Caterina da Siena e san Nicola di Bari.
Michele Greco dipinge a Guglionesi, e come afferma Mimma Pasculli-Ferrara, "in
simultanea, nella sua opera accosta elementi antichi arcaici bizantini e gotici
ad elementi più moderni crivellareschi tanto da farci pensare subito a quell'intreccio
di influenza e di stili che caratterizzò la scuola dalmata di Ragusa". Michele
unisce elementi bizantini e nuove proposte rinascimentali. Questa apertura verso
il nuovo lo troviamo qui, in un piccolo paese del regno di Napoli,
traumaticamente colpito dai saccheggi. Prima della propria casa, della propria
officina, del proprio campo, ci sono le chiese, c'è il gusto per il bello,
riverbero della Bellezza che ha fatto tutte le cose (...).
Grazie ad un popolo che aveva chiaro che l'arte, il bello non sono qualcosa di
effimero ma di vitale, noi oggi possiamo nutrirci di tanta bellezza. Di questo
periodo sono anche un trittico di santa Lucia tra santi Diaconi e un polittico,
ora smembrato, dell'Assunta tra san Pietro, san Paolo, san Giovanni Battista e
san Girolamo, donato alla chiesa maggiore dal vescovo di Termoli Cesare
Ferranzio nel 1575, attribuito alla bottega di Marco Pino da Siena. Nei secoli
successivi questo movimento di popolo, che rivela una sensibilità per il bello,
che esprime il mistero della fede cristiana, è continuato (...).
[G. Morlacchetti, Un pittore venuto da lontano: Michele Greco da Lavelona,
in “Made in Molise” n. 7, 2002, Palladino Editore, Campobasso]