22/3/2010 ● Cultura
I borghi non solo come luoghi dell’affetto
Nell’immaginario degli
italiani i ‘borghi’ appaiono come ‘luoghi dell’affetto’ dove magari ritornare
per un’inversione di rotta verso un nuovo stile di vita consapevole, stanchi dei
cosiddetti ‘non luoghi’ (per evocare la felice definizione dell’antropologo
francese M. Augé).
Dirò di più. Nell’ottica di una riqualificazione e valorizzazione, i borghi e i
centri storici potranno costituire – come mostrano recenti esperienze in
proposito – una leva di attrazione anche di capitali e investimenti stranieri
nel nostro Paese. Un modello vincente è quello di Santo Stefano di Sessanio, un
borgo a 20 chilometri dal capoluogo abruzzese, quasi completamente abbandonato
fino a 9 anni fa. Poi è arrivato un imprenditore che si è innamorato di quello
che c’era, una rocca medicea sostanzialmente intatta e di quello che non c’era,
il degrado della speculazione fatta di villette a schiera e capannoni tirati su
con i finanziamenti pubblici. Ha restaurato con rigore molti stabili e li ha
trasformati in un albergo diffuso, una forma di ospitalità basata sull’uso delle
singole case. In paese c’erano poche presenze turistiche l’anno, oggi sono 7
mila. E il modello è stato replicato in altri 9 paesi. Come ho già avuto
occasione di scrivere, dal 2006 questa innovativa struttura è entrata a far
parte di Legambiente Turismo con l’idea di promuovere un turismo diverso,
rispettoso dell’ambiente e delle tradizioni locali. Una formula particolarmente
adatta a quei borghi e paesi caratterizzati da centri storici di interesse
artistico ed architettonico che, in questo modo, possono recuperare e
valorizzare vecchi edifici ed al contempo evitare di risolvere i problemi di
ricettività turistica con nuove costruzioni.
La parte introduttiva del convegno svoltosi il 4 febbraio di quest’anno,
organizzato dalla società ‘Borghi srl’ (sito web: iborghisrl.it), con il
patrocinio del Ministero dei Beni culturali, recita così: “I borghi come un
formidabile asset per la valorizzazione dell’identità dei luoghi e lo sviluppo
turistico e immobiliare dei territori, in grado di catalizzare una progettualità
pubblico – privata, promuovere nuove forme di ospitalità turistica tipicamente
made in Italy (ad esempio l’albergo diffuso) e lo sviluppo di attività
artigianali e commerciali, favorendo il recupero del patrimonio edilizio e
paesaggistico tipico”. Alla citata tavola rotonda ha partecipato anche Maurizio
Capelli (Responsabile assistenza tecnica Borghi Autentici d’Italia) e Micaela
Fanelli, Sindaco di Riccia (CB) e delegato ANCI per le Politiche Comunitarie,
curando la sezione “I borghi del Molise: nuove opportunità di investimento”.
Da quanto sopra esposto traggo la riflessione che la logica e la saggezza
vorrebbero che si prevedessero incentivi, detassazioni e quant’altro per chi
decida di ristrutturare, aprire attività commerciali, attività artigianali. I
Comuni dunque, nei limiti posti dai rispettivi bilanci, facciano il possibile
per riqualificare e valorizzare i borghi e i centri storici, ponendo in essere
anche forme di partenariato pubblico-privato.
Pensando a Guglionesi, ritengo che esistano nella nostra cittadina delle
potenzialità in diversi ambiti. E’ realistico pensare, una volta completata la
riqualificazione urbana e il recupero della funzione residenziale del centro
storico e dell’intero borgo medioevale, alla possibilità di promuovere nuove
forme di ospitalità turistica unitamente allo sviluppo di varie attività:
artigianato locale, vendita e valorizzazione di prodotti enogastronomici del
territorio, scuola d’alta formazione continua, visite guidate per un percorso
turistico-culturale (a tal proposito andranno eseguite opere di consolidamento e
di restauro del rudere del ‘Castello da Capo’, nella consapevolezza della
potenzialità evocativa di uno dei luoghi fondanti della città). Quanto precede
avrebbe oltretutto una valenza economico-produttiva, in quanto attiverebbe
processi virtuosi nel settore dell’edilizia locale e, in un periodo in cui il
lavoro tradizionale è profondamente in crisi, bisognerebbe favorire la
creatività individuale aiutando la fantasia dei giovani, permettendo loro di
localizzare proprio nel centro storico le loro attività. Come mostrano alcune
ricerche le richieste degli operatori turistici internazionali si rivolgono
anche a zone rurali e collinari dell’Italia, a parte la rilevazione sulle
aziende agrituristiche (protagoniste di un vero boom di turismo rurale).