11/3/2010 ● Cultura
Galileo Galilei e la scienza nel mondo di oggi
Si è da poco concluso il
2009, celebrato come l’anno internazionale dell’astronomia. La ricorrenza mi ha
spinto a fare alcune riflessioni sul ruolo svolto nella storia dell’astronomia
da Galileo Galilei (Pisa, 1564- Arcetri 1642) e sul posto che la specie umana
occupa nella logica dell’universo.
Nel 1609 il matematico, fisico ed astronomo pisano Galileo Galilei, grazie
all’invenzione dell’occhiale, una forma rudimentale di telescopio, riesce a
dimostrare che la superficie lunare è fatta di valli e di colline, come quella
della Terra; il pianeta Venere ha delle fasi come la luna; il pianeta Giove ha
quattro lune che gli orbitano intorno e che lui battezza ’ pianeti medicei’;
sulla superficie del sole compaiono e scompaiono delle macchie. Tutte queste
strabilianti scoperte vengono messe insieme da Galilei nel volume Sidereus
Nuncius che viene pubblicato nel 1609 . Si tratta di una pietra miliare nella
storia dell’astronomia. Perché? Perché grazie a queste sue scoperte egli ha
liquidato per sempre le leggi della fisica così come le aveva spiegate il
filosofo greco Aristotele ed il sistema cosmologico geocentrico ad esso abbinato
dal matematico greco Claudio Tolomeo nel terzo secolo dell’era cristiana nel suo
Almagesto.
Galileo Galilei, riprendendo le idee di un altro filosofo greco, Aristarco di
Samo ( sec.III a.C.) , dei pitagorici, del cardinale Nicolò Cusano (1401-1464)
nel corso del Quattrocento in Coincidentia Oppositorum e soprattutto del
matematico ed astronomo polacco Nicola Copernico (1473- 1543) che nel 1543, in
fin di vita, aveva pubblicato il libro De Revolutionibus Orbium Coelestium,
riesce a dare la prova irrefutabile che la Terra non è il centro fisso
dell’universo,come veniva detto nella Bibbia, ma un piccolo pianeta che gira su
se stesso ogni 24 ore e intorno al sole ogni 365 giorni. Non solo, ma Galileo
qualche anno piu’ tardi nel 1632 nel volume scritto in lingua italiana (una vera
novità per l’epoca) Dialogo Sopra i Due Massimi Sistemi del Mondo, Tolemaico e
Copernicano ipotizza che la Via Lattea è, come è in effetti, un enorme aggregato
di stelle, togliendo cosi, al Sole la posizione privilegiata di centro
dell’universo.
Si trattava di una rivoluzione concettuale di una portata veramente
rivoluzionaria. Trasformava radicalmente dopo 1.400 anni la maniera di concepire
la vita, la morale, la fede, il mondo fisico. L’equivalente per noi potrebbe
essere la scoperta di altri esseri intelligenti nella nostra galassia, con tutte
le conseguenze epistemologiche, cosmologiche, etiche che ne deriverebbero. Uno
scossone paragonabile a quello operato nel primo 1600 da Galileo alla
concezionale tradizionale dell’uomo verrà inferto dal biologo britannico Charles
Darwin che nel 1859 pubblica The Origin of Species in cui si negano sia la tesi
creazionistica della tradizione biblica sia l’abolizione di un disegno divino
nelle leggi di natura. Dopo Darwin l’uomo, la specie sapiens, non è la creatura
di Dio, ma il risultato di selezione naturale di una specie di scimmia,
determinato dall’ambiente e dalla lotta per la sopravvivenza.
Galileo Galilei non era come Charles Darwin un agnostico. Anzi si è dichiarato
sempre un figlio devoto della Chiesa cattolica. Tuttavia è innegabile che nasce
con lui la concezione quantitativa, meccanicistica della scienza e delle leggi
che governano l’universo, come poi dimostrerà ancora meglio il matematico
britannico Isaac Newton nel volume Principia Mathematica. Nel dire: ‘A me
interessa non come si va in cielo, ma come vanno i cieli’ Galilei afferma che il
mondo ed il resto dell’universo sono un grande libro aperto che va letto e
decifrato con carattere matematici seguendo ‘sensate esperienze e necessarie
dimostrazioni’. Inventa in tal modo il metodo scientifico di analisi, secondo il
quale la verità di un principio non preesiste, ma è il risultato di un
esperimento.
Anche oggi i modelli di universo, da quello newtoniano che segue ancora la
meccanica tradizionale e la geometria euclidea, a quello relativistico,dopo
Albert Einstein e la sua Teoria della Relatività divulgata nel 1905, e le
geometrie non euclidee, adottano criteri che sono teorici, ma soprattutto
sperimentali, riconoscendo cosi’ il contributo fondamentale di Galilei come
padre della scienza moderna. Senza Galilei, in altre parole, non si sarebbe
potuti arrivare a fare il conteggio delle galassie, a capire la nascita, la
durata e la fine delle stelle, a studiare le microonde come i quasar o i pulsar,
la natura dei buchi neri. Senza Galileo non si sarebbe potuti arrivare alla
teoria del Big Bang, una esplosione immane avvenuta oltre 13 miliardi di anni
fa, grazie alla quale si è formato l’universo.
La figura di Galileo Galilei, soprattutto a causa della sua abiura davanti al
tribunale dell’Inquisizione, ci spinge anche a considerare, come ha fatto il
drammaturgo tedesco Bertold Brecht nella in Galileo Galilei,(1938) la
responsabilità sociale della scienza e la responsabilità morale dello
scienziato. Viviamo in un mondo dominato sempre di più dall’ingegneria
biologica, dall’informatica, dalla tecnologia, dal grave pericolo che
rappresenta la forza dell’atomo in mano a fanatici religiosi. Viene quindi
spontanea la domanda: occorre mettere un freno morale alla ricerca, all’operato
dello scienziato e soprattutto all’uso spregiudicato ed irresponsabile della
tecnologia? Senza voler ignorare i miglioramenti notevoli ottenuti dalla
rivoluzione industriale nel tenore di vita grazie alla scienza, e pur coscienti
che la tecnologia continuerà a svolgere un ruolo di primo piano in avvenire, è
impellente, assolutamente necessario, riesaminare a livello mondiale i fini che
si prefigge la ricerca scientifica e l’uso responsabile che di essa si deve
fare. Al concetto di progresso lineare, cumulativo, è subentrata la coscienza
del limite che si può riassumere in questa formula: ‘ no blind opposition to
progress, but opposition to blind progress’. ( nessuna opposizione cieca al
progresso, ma opposizione al progresso cieco). Da circa un quarantennio, grazie
anche a organizzazioni come Il Club di Roma, fondato da Aurelio Peccei,che
pubblica nel 1973 il libro Limits to Growth sappiamo di vivere come specie umana
su un piccolo e fragile pianeta chiamato Terra, ridotto già tanto male a causa
dell’inquinamento che influisce e distrugge gli ecosistemi, fonti di tutte le
forme di vita.
Il primo novembre del 1992 il papa Giovanni Paolo II ha esonerato dopo oltre 350
il padre della scienza moderna Galileo Galilei dall’accusa di eresia
riconoscendo davanti ai membri della Pontificia Accademia delle Scienze che la
Chiesa era stata imprudente nella sua opposizione alla validità del sistema
eliocentrico. Si concludeva cosi’ il caso Galilei e venivano rimosse le
diffidenze che quel caso frapponeva nella mente di molt’ e veniva incoraggiata
una fruttuosa concordia tra scienza e fede e tra Chiesa e mondo. Il perdono
papale di Galileo sia sprone a riconsiderare il significato della vita e ad
operare in ogni nostro gesto per la salvaguardia del piccolo pianeta blu, la
Terra, la nostra sola casa e madre comune che può anche trasformarsi in
indifferente, spietata matrigna.