10/2/2010 ● Cultura
Memoria e Ricordo per un’Italia Migliore
Il 27 gennaio ed il 10
febbraio sono due giorni memorabili della recente storia italiana. La prima data
celebra il Giorno della Memoria della Shoah, l’olocausto subito dal popolo
ebraico.La seconda il Giorno del Ricordo, la tragedia degli italiani vittime
delle Foibe e dell’Esodo dalle loro terre, l’Istria, Fiume e la Dalmazia.
Il 27 gennaio 1945 i soldati russi aprirono i cancelli del campo di
concentramento e di sterminio di Auschwitz creati dalla Germania nazista per
annichilire essere umani ritenuti inferiori: i menomati mentali, gli zingari,
gli omosessuali, gli ebrei, o gli avversari politici. In Europa, il continente
più civile ed avanzato del pianeta, la scienza invece di un mezzo di liberazione
e di progresso, era stata trasformata in strumento di oppressione e di morte.
Per evitare che crimini simili a quelli commessi dal regime hitleriano si
ripetessero, le nazioni Unite hanno promulgato nel 1948 la Dichiarazione
Universale dei Diritti Umani dove vengono riconosciuti i diritti inalienabili di
ogni persona in tutto il mondo.
L’Italia celebra da un decennio, dal 27 gennaio dell’anno 2000, il Giorno della
Memoria perché anche la componente italiana del popolo ebraico è stata vittima
della Shoah, come ci ricorda il volume di Primo Levi, Se Questo è un Uomo, uno
dei libri fondamentali del ventesimo secolo. Per evitare che la memoria della
Shoah diventasse un avvenimento tragico ma lontano nel tempo, con un semplice e
distante significato storico, lo Stato italiano favorisce la riflessione in
tutte le scuole del Paese. I giovani sono invitati a capire il ‘perché’la
persecuzione di popoli interi è stata possibile e soprattutto a fare in modo che
orrori come quelli perpetrati nella prima metà del Novecento non accadano più.
Sono invitati cioè a capire il fondo delle cose, ad evitare la ‘banalità del
male’ che cresce come un fungo in superficie, come l’ha definita la filosofa
Hannah Arendt.
Si tratta di un invito necessario, perché l’umanità non sembra aver capito ed
assimilato il senso tragico della Shoah. Persecuzioni razziali ed eliminazioni
in massa si erano prodotte prima della Shoah in Armenia nel 1915-16, in Ucraina
(l’Holomodor nel 1932) e si sono purtroppo riprodotte anche nella seconda metà
del Novecento di nuovo in Europa (in Bosnia, nella ex Jugoslavia), in Africa,(
Nigeria, Ruanda, Darfur) in Asia ( Cambogia, Bangladesh, Timor Est), in America
( Guatemala) e rischiano di continuare anche nel Terzo Millennio. La storia non
sembra essere affatto magistra vitae. La memoria è quindi un antidoto contro la
tentazione dell’oblio.
Dopo un lungo silenzio di oltre mezzo secolo e la quasi rimozione dalla memoria
collettiva nazionale, lo Stato italiano ha scelto il 10 febbraio dal 2005 come
il Giorno del Ricordo delle Foibe e dell’Esodo. É utile fornire qualche
ragguaglio storico per capire quello che è successo agli italiani che vivevano
nei territori della Venezia Giulia, dell’istria e della Dalmazia. Alla fine
della seconda guerra mondiale la liberazione dall’occupazione tedesca del
territorio nazionale ha costituito per loro l’inizio di una tragedia ad opera
dell’esercito comunista jugoslavo del maresciallo Tito. Decine di migliaia di
italiani dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia furono uccisi nelle Foibe (
buttati vivi o morti in crepacci carsici) o nei campi di concentramento titini.
La loro colpa era di essere italiani e di aver fatto valere la loro italianità
su una terra di lingua e di tradizioni italiane da quando era provincia
dell’antico impero romano. Si calcola che 350,000 abitanti dell’Istria, di Fiume
e della Dalmazia furono obbligati ad abbondonare la loro terra, le case, il
lavoro, gli amici, per non cadere nelle mani delle bande armate jugoslave.
Avvenne nei confronti degli italiani della Venezia Giulia una forma di ‘ pulizia
etnica’ che è stata poi praticata di nuovo in Bosnia. Si è dovuti aspettare la
caduta delle ideologie nel 1989 prima che un avvenimento storico tragico come
quello delle Foibe e dell’Esodo potesse essere valutato oggettivamente ed in
tutta la sua gravità, come hanno fatto Renzo Martinelli nel film Porzus(1997) e
Alberto Negrin nel seriale televisivo Il Cuore nel Pozzo (2005). A giusta
ragione i sopravvissuti agli eccidi delle foibe e le comunità dei Giuliani in
diversi paesi del mondo, tra cui il Canada, danno ampio risalto alla
celebrazione del loro esodo doloroso.Le iniziative promosse sia in Italia che in
diversi altri paesi del mondo assumono un grande valore civile ed umano:
mantenere vivo il ricordo di un episodio tragico troppo a lungo volutamente
ignorato o dimenticato della recente storia italiana.
L’attualità e l’importanza della giornata della Memoria da una parte e del
Giorno del Ricordo dall’altra consiste in questo: educare le nuove generazioni
sui ‘perché’ dell’odio razziale e capire che il ‘bene’ è l’esercizio del
pensiero critico che porta alla comprensione, alla tolleranza ed alla pacifica
convivenza di etnie diverse su uno stesso territorio. É questa la lezione da
tenere a mente nell’Italia di oggi, un paese di immigrazione , con una crescente
diversità etnica.
* Siamo particolarmente felici di comunicare che uno dei due vincitori del
premio Histria Terra 2010 sia il montrealese Claudio Antonelli, noto
giornalista, scrittore e studioso di cose istriane, originario di Pisino
d’Istria e nostro collaboratore. (F.S.)
[L'editoriale del prof. Filippo Salvatore sarà pubblicato sul numero di
PanoramItalia di Marzo 2010]