10/6/2000 ● Cultura
Un restauro tra stile e storia
Individuare una soluzione univoca sul restauro della facciata monumentale nella chiesa di Sant’Antonio da Padova a Guglionesi non è un’operazione semplice, tanto meno immediata. La sovrapposizione di elementi stilistici, diversi per cultura ed epoca, la simbiosi costruttiva dei vari restauri operati sullo schema originario, le apparenti distorsioni decorative di alcune soluzioni stilistiche sembrano offrire una vasta gamma di scelta sugli interventi, che risulterebbero più o meno rigorosi nel giudizio storico e più o meno qualificanti in una definitiva e concreta soluzione architettonica da restituire al monumento. Per tentare di entrare nel dibattito sui possibili interventi di restauro è necessario partire dagli elementi tipologici conservati e, soprattutto, dalla loro presenza temporale nella composizione artistica del prospetto, che storicamente caratterizza l’edificio sacro, nonché la stessa piazza del monumento e, più in generale, Guglionesi. L’integrità urbanistica di questi segni, nell’identità e nel patrimonio culturale del borgo, le vicende delle trasformazioni e degli eventi avvenuti nei secoli suggeriscono una valutazione accorta di ogni eventuale eliminazione o soluzione integrativa. Lo studio storico costituisce il metodo di indagine più attendibile per la ricerca di una soluzione definitiva. Per soluzione definitiva non s’intende una proposta che debba necessariamente prevedere l’una o l’altra soppressione stilistica, e non può essere esclusa a priori la completa conservazione della facciata monumentale, così come oggi si presenta. L’assetto architettonico attuale è composto di elementi originari, tardo medioevali, quali il portale, la lunetta, le palmette della grande finestra circolare; di elementi settecenteschi, quali la finestra rettangolare, costruita all’interno dell’antica finestra circolare e con gli stessi conci di quella medioevale; di elementi definibili contemporanei - della prima metà del XX secolo - quali le guglie, le nicchie e le lesene, in malta cementizia, nella parte mediana del prospetto. La necessità di indicare una soluzione di intervento appare una esigenza dello spazio urbanistico, una richiesta determinata dalla presenza del monumento, che genera una delle piazze rappresentative del borgo. La stessa conservazione dello stato attuale deve essere decisa, integrata nello schema della facciata, in modo tale da restituire al luogo una lettura architettonica definitiva, per valorizzare la storicità delle trasformazioni stilistiche, eventualmente lasciate in vista. Ciò che sembra un punto di partenza del dibattito, lo stato attuale, in effetti potrebbe divenire una soluzione. Per convenire su una simile decisione occorre una riflessione che passi attraverso diverse proposte suggeribili e consenta di prevedere gli effetti derivanti, non tanto dalla conservazione degli elementi intoccabili, quanto da quelli considerabili come insignificanti sovrapposizioni stilistiche.
Gli elementi più irrilevanti nella lettura stilistica sono posizionati, in effetti, su punti del disegno architettonico che non determinano una interazione compositiva con le tracce più antiche, se non nella finestra centrale. Forse l’intervento più sostenibile appare il recupero dei conci della finestra circolare, i quali potrebbero essere ricollocati nella originaria posizione, e completarne, così, il disegno a palmette. Si dovrà smontare la finestra settecentesca e ricostruire quella mediovale con materiale più o meno simile. Ma, dal punto di vista storico, quanta coerenza c'è in un intervento ricompositivo medioevale rispetto ad uno distruttivo settecentesco, o in generale di un’altra epoca? Gli studiosi del restauro non hanno una risposta che sia vera in assoluto, ...e in ogni caso! Spesso si cerca una compromesso architettonico e strutturale degli elementi, che conduce a ritenere conservativo lo stato di fatto in cui si opera. In questo contesto, nel caso di Guglionesi, a salvaguardia della decorosità dei riferimenti architettonici, gli eventuali restauri si ridurrebbero a limitati interventi, quale un consolidamento nell’architrave del portale, dove si apre una minacciosa frattura. La soluzione propositiva non deve apparire un’estrema barricata fondata su un atteggiamento troppo conservativo, che resista ad accettare soluzioni alternative.
Essa rientra in un contesto di esperienze personali e non costituisce un giudizio scientifico, univoco e oggettivamente attendibile. La proposta individuata non consiste nel risolvere una problematica complessa, ma vuole spostare la discussione su una condotta di tutela architettonica per tutto ciò che possa avere una sua importanza nell’identità storica del monumento. Tale posizione è nata da uno studio sul possibile intervento, filtrato attraverso diversi schizzi di restauro, alcuni rientranti in un approfondimento di formazione accademica, il quale si era orientato, in prevalenza, su una suggestiva ipotesi di recupero della facciata originaria, tardo medioevale, e la quale, evidentemente, trascurava in toto la eventualità di una conservazione cronologica dello stato attuale. La proposta medioevale avanzava un’idea di restauro sviluppata attorno alla completa ricollocazione della sagoma rettangolare e al recupero, totale, della finestra circolare originaria. A qualche anno dall’esperienza accademica, il tempo ha permesso di valutare meglio la soluzione individuata, suggerendo di revisionare il ripristino medioevale e spostando il dibattito sulla ricerca di compromessi conservativi, non si sa quanto affidabili nella linea stilistica della correttezza architettonica, artistica e visiva, ma ...indiscutibilmente coerenti nella lettura cronologica del patrimonio architettonico e nella custodia dell’eredità storica.