17/12/2009 ● Cultura
Il "Castello da Capo" di Guglionesi
Sono convinto che il
recupero di questa struttura sia necessario oltre che per la memoria storica di
Guglionesi, anche per il senso di appartenenza e la potenzialità evocativa di
uno dei luoghi ‘fondanti’ della città. L’uomo della strada, camminando lungo le
strade limitrofe al sito di cui ora ci occupiamo, percepisce un’immagine
d’insieme decadente, di totale abbandono: il rudere appare pericolante. L’uomo
della strada, il cui sguardo superficiale non è penetrato oltre la cortina
esteriore, non rammenta o, più semplicemente, non conosce quello che rappresenta
questo ‘rudere’. Il sapere, probabilmente, rischierebbe di far riconoscere il
lustro cittadino proprio in questi resti. La storia della sua città, una delle
radici del suo essere, sta proprio in quell’abbandono.
Proviamo dunque a ricordare, pur con i limiti di una estrema sintesi, alcuni
eventi riconducibili all’epoca medioevale. Nel 1059 Guglionesi era una fortezza
di frontiera del dominio Beneventano e perciò punto strategico: un conquistatore
non avrebbe potuto lasciarsi alle spalle e di fianco una fortezza simile con due
castelli e più di 18 torri. I Normanni si trovarono obbligati a smantellare
Guglionesi e, dopo molte sortite, finalmente espugnarono la fortezza e fecero
prigionieri il longobardo Galterio, valoroso guerriero e signore del luogo, e la
sorella. Entrambi furono portati in Puglia. Una tradizione asserisce che
Guglionesi fu costituita a metropoli di un ampio territorio sino a Chieti, come
attesta Flavio Biondo (1392-1463), storico e umanista del Rinascimento:
“Normanni etiam duces erant dignam apud quod (castellum Guillionesiacum)
Aprutine gubernationis sedem tenerent”. La parola Abruzzo – secondo
l’ipotesi più accreditata proposta per la prima volta dal citato storico e
umanista F. Biondo nella sua pubblicazione “L’Italia Illustrata” – deriverebbe
da Aprutium (così … “Aprutine gubernationis”…). Il territorio abruzzese, come è
noto, ha una contiguità sotto il profilo storico, culturale ed economico con la
regione Molise con la quale ha formato per secoli un’unità amministrativa
unitaria sotto l’egida prima della corona normanna, poi sveva, angioina,
aragonese, asburgica e infine borbonica, sino al Regno delle Due Sicilie.
Ciò premesso e tornando ai giorni nostri, ribadisco la mia convinzione circa la
necessità di promuovere una politica culturale che sappia affermarsi anche sul
terreno della capacità di coltivare la memoria: non in chiave meramente
nostalgica, ma come leva motivante per guardare al futuro forti di un passato
conosciuto. Personalmente ho appreso solo di recente del convegno (“Il Castello
da Capo” di Guglionesi) tenutosi il 31 maggio 2007 presso la sala consiliare del
Comune di Termoli, patrocinato dal Comune di Termoli e dal Comune di Guglionesi.
“L’evento – come viene precisato nel sito ‘mytermoli.com’ - rientra nell’ambito
del progetto di valorizzazione del patrimonio archeologico e architettonico del
Basso Molise promosso dal Gruppo di ricerca composto dagli architetti Giuliano
Senese e Oberdan Barone-Raimondo, e dagli archeologi Mirna Di Cesare e Lidia Di
Giandomenico”. A tale convegno parteciparono, tra gli altri, Clementina Valente,
Sovrintendente ai Beni Archeologici del Molise e Gianfranco De Benedittis,
docente di topografia antica presso l’Università del Molise. Dalla suddetta data
ad oggi, ignoro quali seguiti ci siano stati. So soltanto che il sito su cui
insiste il rudere del “Castello da Capo” è privato e che quindi occorrerebbe un
‘vincolo’ di tutela o l’esproprio per valenza storica e per lavori di restauro.
E’ realistico pensare, una volta restaurata la struttura nel suo insieme (il
rudere del Castello, i resti della Torre e della cinta muraria), alla
possibilità di un suo utilizzo concreto (visite guidate) che finalizza lo
splendido scenario notturno dei ruderi illuminati come meta finale di un
percorso turistico-culturale.
Gli strumenti e le leggi per ottenere i finanziamenti necessari non mancano:
occorre chiaramente avere la volontà e la capacità politica di avvalersene. Va
anche presa in considerazione, a mio sommesso parere, la strada delle
sponsorizzazioni (le banche sembrano non essere più quelle ‘torri eburnee’ di un
tempo e non di rado finanziano opere di restauro e consolidamento architettonico
di determinati beni culturali. A Guglionesi ci sono diversi Istituti di credito;
perché non provare ad interloquire con loro?).
Buon Natale a tutti.