16/10/2009 ● Cultura
Libertà d’informazione e potere
La penso come Eugenio
Scalfari: la professione giornalistica “ha come primo principio deontologico
quello di controllare il potere ad ogni passo e in ogni istante. I giornali non
sono partiti ma sentinelle a guardia del pubblico interesse”. La mia cultura
politica liberaldemocratica mi spinge ad aggiungere che la verità sul
comportamento di un soggetto politico costituisce il fine di chi esercita un
contropotere, e l’effetto che si vuole raggiungere è l’autolimitazione del
potere. La democrazia accetta il conflitto, esige e stimola la ricerca del vero,
anche se il vero è scomodo per il potente.
In Italia, tuttavia, c’è uno scenario particolare. Un governo di centrodestra,
pur dichiarandosi promotore dei valori liberaldemocratici, mette sotto accusa e
attacca come traditore di quei valori un giornale che ha fatto dell’equidistanza
tra le parti politiche in conflitto una sua caratteristica distintiva (leggasi
la recente presa di posizione di Berlusconi contro il Corriere della Sera, che
non sarebbe più “il giornale conservatore della buona borghesia milanese”
ma bensì intriso di sinistrismo). Come non vedervi, nonostante la prudenza del
direttore De Bortoli, un avvertimento ad una maggiore attenzione e docilità
verso il potere? Come si fa, nell’attuale situazione italiana, a far finta di
non vedere lo spettro di una società libera che, pur continuando a parlare
ingenuamente di libertà e democrazia, sta diventando nella migliore delle
ipotesi un ‘sultanato’ (secondo la definizione di uno scienziato politico del
calibro di Giovanni Sartori)? Questa, purtroppo, è la patologia dell’Italia
plasmata da 30 anni di TV berlusconiana. “Per questo è così importante –
scrive Castells, studioso dell’informazione – che i magnati dei media non
diventino leader politici, come nel caso di Berlusconi” (Castells,
Comunicazione e potere, Università Bocconi, 2009).
Montanelli aveva scritto: “Solo lasciandolo governare, gli italiani si
vaccineranno contro il berlusconismo”. Speriamo che questa profezia si
avveri, anche se il pessimismo è tuttora prevalente.
La trincea della Cultura è la sola capace di opporsi alle degenerazioni della
politica, quando la democrazia sia degradata in demagogia.
Naturalmente, la notizia secondo cui la Regione Molise si accingerebbe ad
erogare fondi pubblici a giornali docili e per nulla critici nei confronti
dell’attuale dirigenza si inserisce a pieno titolo nell’analisi appena
tratteggiata della deriva italiana, morale e politica.