14/10/2009 ● Intervista
Libertà dell'Informazione, libertà di finanziamento
Penso che la decisione di
finanziare la carta stampata, solo una certa carta stampata, da parte della
Regione Molise, sia stata, in fondo, una scelta coerente. Coerente con la
scarsezza delle idee in questo settore strategico, coerente con la inutilità di
taluni editori in grado di non emergere nel mercato “libero” (poiché legati a
prodotti, argomenti e linee editoriali davvero (s)cadenti …perciò da finanziare
politicamente!), coerente con la mancanza di un concetto di innovazione che
accomuna tutti politici locali (senza alcuna frontiera ideologica tra gli
schieramenti). E soprattutto coerente con la storia politica del governatore
regionale, il dott. Michele Iorio, allorché i criteri applicati nell’ultimo
consiglio regionale, dalla sua maggioranza, in materia di sostegno all’editoria
(fondi regionali pubblici quasi esclusivi alla carta stampata, e per di più ad
una certa carta stampata!), risultano tanto (in)discutibili non solo per la
razionalizzazione e la “destinazione” dei fondi.
Analizzare i principi politici di tali vicende regionali non rientra, tuttavia,
nella riflessione culturale di questo blog, dove l’idea di innovazione
sperimenta sempre nuove formule di linguaggio nella comunicazione, al di là
della polemica politica, più o meno strumentale e faziosa. Per rispetto alle
istituzioni popolari, il governatore Iorio e la sua maggioranza facciano come
meglio credono: dunque "libertà di finanziamento".
Per gioco e come idea narrativa riportiamo una breve intervista virtuale
(senza coordinate nel tempo), effettuata con gli scritti e/o le citazioni
(storiche!) di Indro Montanelli (…lui comunista non lo è mai stato!), per
riflettere a voce bassa, senza specifiche competenze e alcuna pretesa, su alcuni
spunti culturali molto attuali.
Caro Indro Montanelli, ringraziando per questa gentile intervista, come
definisce Lei il rapporto editoria-politica in Italia?
Montanelli: La servitù, in molti casi, non è una violenza dei padroni, ma
una tentazione dei servi.
Forse è proprio qui la ragione dell’emergenza nella “libertà di informazione”
in Italia. Si tenta e ritenta di associare il concetto di “libertà di
informazione” all’idea di “democrazia”?
Montanelli: La democrazia è sempre, per sua natura e costituzione, il
trionfo della mediocrità.
La libertà di informazione è storicamente un'emergenza italiana.
Montanelli: Il fascismo privilegiava i somari in divisa. La democrazia
privilegia quelli in tuta. In Italia, i regimi politici passano. I somari
restano.
Dunque, condannati dalle "figure della provvidenza" apparse nelle visioni
della nostra storia?
Montanelli: Gli eroi sono sempre immortali agli occhi di chi in essi
crede. E così i ragazzi crederanno che il Torino non è morto: è soltanto "in
trasferta".
Marco Travaglio (…che un berlusconiano non lo è mai stato!) in che dimensione
è, oggi, con la “libertà d’informazione”?
Montanelli: Travaglio non uccide nessuno. Col coltello. Usa un'arma molto
più raffinata e non perseguibile penalmente: l'archivio. Certo, per un direttore
di giornale, avere sottomano un Travaglio, che su qualsiasi protagonista,
comprimario e figurante della vita politica italiana è pronto a fornirti su due
piedi una istruttoria rifinita nel minimo dettaglio è un bel conforto. Ma anche
una bella inquietudine. Il giorno in cui gli chiesi se in quel suo archivio, in
cui non consente a nessuno di ficcare il naso, ci fosse anche un fascicolo
intitolato al mio nome, Marco cambiò discorso.
Negli ultimi tempi la Chiesa ha lanciato un monito alla classe politica.
Montanelli: Io non mi sono mai sognato di contestare alla Chiesa il suo
diritto a restare fedele a se stessa, cioè ai comandamenti che le vengono dalla
Dottrina... ma che essa pretenda d'imporre questi comandamenti anche a me che
non ho la fortuna di essere un credente, cercando di travasarli nella legge
civile in modo che diventi obbligatorio anche per noi non credenti, è giusto? A
me sembra di no.
Dunque una questione vecchia: la laicità dello Stato?
Montanelli: Beh, un paese che ignora il proprio ieri, di cui non sa
assolutamente nulla e non si cura di sapere nulla, non può avere un domani.
Ma ci sono le regole del gioco da rispettare, da parte di tutti.
Montanelli: Anche quando avremo messo a posto tutte le regole, ne
mancherà sempre una: quella che dall'interno della sua coscienza fa obbligo a
ogni cittadino di regolarsi secondo le regole.
Viviamo nell’epoca del consenso alla destra. Storicamente, in Italia, la
destra ha sempre pensato ad uno stato moderno basato su regole liberali.
Montanelli: Questa non è la destra, questo è il manganello. Gli italiani
non sanno andare a destra senza finire nel manganello. Noi dobbiamo metterci in
testa che la lotta alla corruzione la si fa in un modo solo: cambiando gli
italiani, non cambiando le classi politiche. Le classi politiche, anche quelle
nuove, si corrompono, è inevitabile.
Per concludere, un consiglio per i giovani.
Montanelli: L'unico consiglio che mi sento di dare – e che regolarmente
do – ai giovani è questo: combattete per quello in cui credete. Perderete, come
le ho perse io, tutte le battaglie. Ma solo una potrete vincerne. Quella che
s'ingaggia ogni mattina, davanti allo specchio.
Ringraziando Indro Montanelli, congediamo il lettore con una riflessione:
l’intervista al grande maestro del giornalismo italiano è stata scritta "per gioco"
(quasi teatrale nello stile redazionale, perciò "manipolabile"), la "libertà di
informazione", invece, non va mai messa "in gioco". Nemmeno dalla "libertà
di finanziamento".
Infine una domanda senza risposta (liberale): quanta "libertà d'informazione"
c'è in chi è selezionato e "finanziato" da un qualsiasi consiglio regionale?