24/6/2009 ● Cultura
Lettera aperta al prof. D'Ambra: nella nostra Cultura manca "il coraggio della verità!"
Gentilissimo Prof. D’Ambra,
quante volte, chiacchierando tra di noi, insieme abbiamo condiviso l’argomento
“cultura” nella nostra comunità? Come non condividere il suo punto di vista di
una comunità dedita a coltivare il “proprio orticello”, di una comunità
puntuale ad “alzare muri o steccati di qualsiasi genere, che siano pregiudizi
o, a volte, incomprensioni scaturite da dialogo assente”?
Mi tornano in mente le parole de “ I promessi sposi”, quando il Manzoni affida
al buon don Abbondio un concetto molto attuale: “Il coraggio, se uno non ce
l'ha, non se lo può dare”. Quale coraggio?
Secondo me, il coraggio della verità!
Dobbiamo pur riconoscerci, un giorno, che forse l’emergenza non è dentro la
“cultura” dei protagonisti di questo paese, secondo me una cultura ancora sana e
vitale, ma fuori da essa e certamente chi la gestisce in modo istituzionale deve
pur assumersi, per il passato, per il presente e per il futuro, le proprie
responsabilità.
Recentissimo è il caso dell’inaugurazione del nuovo teatro (comunale o
provinciale?), qui a Guglionesi. Entrambi, io e Lei, abbiamo assistito ai
discorsi di circostanza dopo il taglio del nastro: purtroppo solo politici sul
palco! Peccato, perché si è persa una bella occasione di rendere merito alla
cultura di Guglionesi. Io avrei preferito vedere il taglio del nastro con Lucio
Terzano (in qualità di padrino), con Maria Pia Ionata (in qualità di madrina), a
proposito di "Cultura", piuttosto che con l’onorevole Sabrina De Camillis!
Riflettiamo sulla “Cultura” con serietà e con onestà intellettuale.
Lei, gentilissimo Professore, ha rilevato la “cultura della verità” quel giorno?
L’assenza della “cultura della verità” nel giorno dell’inaugurazione del teatro
Fulvio è stata emblematica per i giovani e, secondo me, forse non è nemmeno
classificabile nell’ostruzionismo istituzionale di colore. Quando la “cultura”
ha che fare con chi ha il dovere (non solo il diritto!) di gestirla
istituzionalmente (come risorsa per l'"educazione" anche dei suoi figli e del mio) mi riesce
difficile orientarmi “culturalmente” nei complessi equilibri di chi la
rappresenta, o crede di rappresentarla o che spera di rappresentarla. Da
intendersi come comunità! Poi un giorno magari dovremo approfondire meglio cosa
sia la cultura secondo gli schemi messi in campo da coloro che ci rappresentano,
o che credono di rappresentarci, o che sperano di rappresentarci. Sempre come
comunità! Sia nel passato, sia nel presente, sia nel futuro.
Ecco, invitando i lettori di Fpw ad argomentare sulle questioni da Lei
sollevate, concludo dando la mia personale interpretazione sull’inaugurazione
del teatro a Guglionesi (“ad Apollo e alle sue Grazie”): per me è stata
un’oggettiva dimostrazione di non conoscenza dei fatti “storici” e di mancanza
di riconoscimento ai protagonisti culturali in seno alla propria comunità. In un
luogo del fare “cultura” (teatro) evitare di fare “cultura” credo sia stata una
mancanza di “coraggio della verità”, nei confronti dei suoi figli e del mio.
Dunque, per ora io lascerei (soprav)vivere - anche nel deserto! …anche senza
acqua! – i tanti presidenti di associazioni, responsabili di comitati festa,
direttori di web magazine locali, promotori di iniziative culturali di qualsiasi
genere, che in questi anni si sono impegnati in prima linea a “fare
qualcosa”, perché restano i veri e, per ora, gli unici testimoni di una comunità
culturalmente viva. Non intenda, caro Professore, il mio invito come un segnale
di chiusura, anzi è una porta che resterà sempre e comunque aperta con il
“coraggio della verità”.