23/6/2009 ● Lettera a FPW
Dopo anni di profondo deserto nella promozione della cultura…
"Caro Direttore, alcuni avvenimenti di questi ultimi tempi, che non ritengo necessario riferire, mi hanno spinto a fare alcune riflessioni che spero possano essere occasione di apertura di nuovi spazi di condivisione.
Da anni, prima come membro del direttivo e poi come presidente del Centro Culturale “G. La Pira”, ho avuto occasione di promuovere, insieme ad altre persone, iniziative culturali di vario genere. Esse erano mosse sempre da un intento educativo, vale a dire, dall’interesse a rendere partecipi tutti di un modo di vedere la vita rispettoso di ciò che l’uomo è nella sua essenza più profonda.
Questo intento ha fatto in modo che nulla di ciò che appartiene all’essere umano sia stato ritenuto non degno di essere preso in considerazione. Pertanto ci sono stati incontri che hanno avuto a tema la bellezza, la storia del cristianesimo, i temi della vita, l’educazione nel suo aspetto più proprio. L’organizzazione di feste e concerti tesi a valorizzare l’esperienza di comunione delle persone.
Tutto questo con una estrema apertura e attenzione a valorizzare ogni possibile collaborazione con quanti condividevano il percorso intrapreso.
Questo breve richiamo storico mi è utile per richiamare l’attenzione di tutti ad un particolare che mi sembra, oggi più che mai, essere oltremodo importante.
Dopo anni di profondo deserto nella promozione della cultura nel nostro paese, anni in cui insieme a pochi altri siamo stati protagonisti della nascita di piccole oasi, mi sembra che sia arrivato il tempo per la rinascita di una grande attività culturale. Vedo molti segni di un clima mutato: non si affida più la gestione della cultura ad enti istituzionali, ma ci si mette in gioco in maniera personale a partire da interessi (in senso buono) e abilità proprie. Di questo fiorire di iniziative e occasioni di confronto sono assolutamente felice.
Mi sembra, però, di cogliere anche un pericolo che potrebbe in qualche modo portare ad un nuovo deserto.
È quello della coltivazione del “proprio orticello” a partire oltre che da un disinteresse assoluto per ciò che fanno gli altri, in alcuni casi, anche a partire da una vera e propria “lotta concorrenziale” nel promuovere iniziative di indubbio valore.
Vorrei farmi promotore di un invito alla “condivisione” di quanto di buono ognuno può esprimere. Apparteniamo ad uno stesso popolo con una storia comune, spesso anche con una storia di amicizia personale pluriennale. Per questo mi sembra che non sia utile a nessuno alzare muri o steccati di qualsiasi genere, che siano pregiudizi o, a volte, incomprensioni scaturite da dialogo assente.
Ritengo che nel nostro paese esistano persone con delle competenze e abilità che possano essere spese per il bene della comunità. Spesso sento dire però da nostri concittadini che Guglionesi non merita nulla e che quanto di buono si ha è meglio spenderlo altrove perché ha un riconoscimento maggiore.
Ecco, io appartengo a coloro che credono che valga ancora la pena di spendere i proprio talenti per una comunità nella quale crescono i nostri figli (io ne ho tre a cui vorrei offrire quello che il nostro paese ha offerto a me quando ero adolescente e poi giovane).
Per questo invito tutti quelli che hanno una responsabilità nella promozione di eventi culturali, presidenti di associazioni, responsabili di comitati festa, direttori di web magazine locali, promotori di iniziative culturali di qualsiasi genere ad aprire un dialogo nella convinzione che iniziative condivise incidono in maniera maggiore sull’educazione dei giovani e di coloro che hanno a cuore la propria esistenza oltre che quella della propria comunità.
L’appartenenza ad una comunità di qualsiasi tipo essa sia non può essere intesa come chiusura ad altre comunità e a tutta la realtà che si ha intorno altrimenti diventa sterile e non più feconda.
Nella speranza che questo invito trovi risposta in fatti concreti e visibili la saluto cordialmente.
Prof. Michele D’Ambra".