8/5/2009 ● Cultura
San Francesco [800]: Francesco lo si incontra là dove è testimoniato
Durante le celebrazioni dell'VIII
centenario dell'approvazione della "Regola di San Francesco d'Assisi", padre
Enzo Fortunato (dottore in teologia, laureato in psicologia e docente in varie
facoltà e istituti, nonché portavoce del convento di San Francesco ad Assisi e
direttore della rivista "S. Francesco d'Assisi, Patrono d'Italia") sarà a
Guglionesi, probabilmente nella seconda metà del mese di Giugno, per una lectio
sull'evento culturale che si celebra quest'anno in tutta Italia. Padre Enzo
Fortunato è stato invitato a Guglionesi, nell'occasione celebrativa, dalla
Confraternita di Sant' Antonio di Padova di Guglionesi. Pubblichiamo il redazionale
scritto da padre Enzo nell'ultimo numero (Aprile) della rivista del sacro
convento di Assisi.
[Enzo Fortunato] - "Ottocento anni fa iniziava una delle avventure più
affascinanti della storia della Chiesa, ma direi visto il riscontro, della
società, dell’uomo. Dopo un lungo periodo di gestazione, non privo di
difficoltà, l’incontro tra Francesco e Innocenzo – siamo nel mese di aprile del
1209 dà il via al nuovo cammino animato da una “forma vitae” che troverà
espressione compiuta e dinamica nella Regola bollata del 1223.
Un’avventura che trova una sua sintesi nelle parole del medievalista
Vandenbroucke: “La primavera francescana si inserisce come la risposta
provvidenziale a tutte le aspirazioni sgorgate dal più profondo dell’anima
cristiana [...]. La storia di Francesco è una delle meglio conosciute.
[...] Tutti, cattolici e non cattolici, credenti e non credenti ne sono stati in
ogni tempo toccati. In tutti nasce la sensazione di scoprivi il Vangelo nella
sua integrale purezza”. È una scelta universale, raggiunge ogni latitudine;
trasversale, tocca ogni persona; parziale, perché non ammette relativismo. Una
scelta che Francesco ha vissuto e compiuto: quella del camminare insieme. Eccoci
allora ad alcune indicazioni di carattere antropologico: “La chiave di un uomo
si trova negli altri: è il contatto con il prossimo che ci illumina su noi
stessi, e da questo contatto scaturisce la luce su noi stessi”. Sono le parole
di Claudel in “Memorie improvvisate” che sintetizzano la visione della
fraternità. Ma anche alcuni adagi popolari: “Se vuoi arrivare primo, corri da
solo.
Se vuoi camminare lontano, cammina insieme”. Quindi homo homini frater e non
homo homini lupus. Oltre all’indicazione antropologica, questo evento ci dice il
senso spirituale di un cammino, sostenuto dalle carezze di Dio: è porre al
centro della propria esistenza un itinerario che non è fatto di ascesa ma di
discesa.
Nella tradizione greca l’amore era inteso come un partire dal basso verso
l’alto, dall’informe alla forma, dall’imperfetto al perfetto. Invece l’amore
cristiano e francescano, si manifesta e si rivela nel discendere di Gesù verso
l’umanità: il nobile si abbassa all’ignobile, il bello al brutto, il sano al
malato senza la paura di perdere qualcosa di sé. Ed è in questo che possiamo
comprendere lo scendere da cavallo di Francesco per abbracciare, ma prima ancora
guardare negli occhi, il lebbroso. Anche l’indicazione sociologica che emerge
dall’avventura francescana è capace di regalarci una nobile suggestione. Non una
società gerarchizzata dove l’uno è sopra l’altro, ma una società circolare dove
l’uomo è accanto all’altro condividendo la più bella delle esperienze, quella
che non lascia l’amaro in bocca: essere l’uno per l’atro.
Ecco perché l’Assisiate non desiderava che vi fossero dei superiori, ma dei
fratelli maggiori, dei guardiani, chiamati a custodire più che a comandare,
chiamati ad essere madri l’uno per l’altro. È questa esperienza che vorrei
presentarvi in questo numero speciale dedicato agli ottocento anni di questo
cammino. Un anniversario particolare che ha felicemente scombussolato la
struttura della rivista. Le tappe prendono l’avvio dalla nascita del carisma,
dalla sua attualità, dei suoi rischi, del suo raccontarlo e non ultima della sua
santità e della sua celebrazione. Piccole o grandi sezioni con le penne più
belle del panorama italiano ed internazionale. Un termine ricorrerà spesso:
carisma. Ed è quello che ritma la struttura della rivista. Ma che signifi ca
carisma? Deriva dal greco Chàrisma e signifi ca dono. Viene da Dio. E quando una
vita diventa dono essa non può non esercitare il fascino che rimanda alla
bellezza, alla bontà, e alla verità di Dio.
Sono vere allora le parole di Arrigo Levi nel ricordarci che “Dio lo si incontra
là dove è testimoniato” e parafrasandolo potremmo dire che Francesco lo si
incontra là dove è testimoniato."