2/5/2009 ● Cultura
Guglionesi e la questione del "distretto agroalimentare"
In un mio precedente
intervento su 'Fuoriportaweb' ponevo la seguente domanda: a quale sviluppo
sostenibile la nostra cittadina dovrebbe prioritariamente guardare?
Prima di riproporre la mia personale risposta e nel contempo sviluppare un più
ampio ventaglio di motivazioni, confidando altresì in auspicabili contributi di
chi vorrà intervenire al riguardo, mi sia consentito riprodurre una immagine del
territorio guglionesano, ad un tempo romantica e veritiera, fattane da un nostro
concittadino in epoca non molto lontana. "Guglionesi ...ha una posizione
ridentissima su un'altura pianeggiante alla sua sommità (...). L'agro è
estesissimo: il più grande a coltivazione del Molise, con oltre 10.500 ettari di
superficie. Il colle e la vallata sono tappezzati di verde perenne: viti ed
ulivi, ulivi alti e fronzuti. Ai suoi fianchi scorrono, in bianche strie
argentine, il Biferno, il più grande fiume, ed il Sinarca, il più grande
torrente della Provincia. Il panorama è immenso: un incanto! (...). La
coltivazione dell'immenso agro è vasta e multiforme. Qui predomina la
cerealicoltura in tale proporzione, che Guglionesi si può definire il granaio
del Molise: infatti si producono, annualmente, oltre 150.000 quintali di grano
duro, sul tipo migliori di Puglia. Sono largamente coltivati anche la vite e
l'ulivo, che vi prosperano rigogliosi (...)". Così scriveva il Dott.
Manfredi Caruso, in 'Quaderni Turistici' del 1934 (editrice Stamperia Carunchio).
Tornando ai giorni nostri, come insegnano il Giappone e gli Stati Uniti, oggi
l'agricoltura si propone come uno dei più potenti mezzi per reagire alla crisi,
a patto di puntare sulle nostre caratteristiche peculiari: creatività,
innovazione, qualità. "Invece un malinteso senso della modernità e del
business - osserva Carlo Petrini su 'la Repubblica' - porta ormai molti
politici ad allontanarsi sempre più dalla considerazione dei territori e delle
loro peculiarità ed esigenze, per riferirsi esclusivamente ai mercati per lo
meno nazionali, ma preferibilmente internazionali. Il che significa filiere
lunghissime, trasporti, monoculture, grande distribuzione, necessità di imput
chimici per le coltivazioni, apertura agli Ogm. Significa, sostanzialmente,
ulteriore industrializzazione del modello agricolo: grandi quantità ...e
priorità alle esigenze di chi vende piuttosto che a quelle di chi coltiva e
consuma (...)". Insomma, la grande varietà del nostro mondo gastronomico e
rurale è molto sottovalutata e ci si dimentica che il radicamento sul territorio
è ciò che ha reso fino ad oggi di primo livello la nostra agricoltura. Quindi
occorre incentivare l'agricoltura locale, incoraggiare tramite detassazioni e
finanziamenti agevolati i giovani a diventare agricoltori. "Occorre dare
valore all'entusiasmo - ad avviso sempre di Petrini - che oggi tanti
giovani potrebbero mostrare per l'attività, considerando seriamente il comparto
come uno dei più sani e potenti mezzi per reagire alla crisi".
Fatta questa premessa, a mio parere, Guglionesi e i Comuni del Basso Molise,
ancora caratterizzati da una forte ruralità e dalla maggiore presenza di
territori collinari, devono puntare in primo luogo sulle proprie ricchezze
naturali. Il territorio del Basso Molise è quello, nella regione, che presenta
la maggiore superficie coltivata a olivo e la maggiore produzione di olio
(Guglionesi, Montenero di Bisaccia, Larino, ecc.). Come è stato osservato, le
buone qualità organolettiche dell'olio prodotto possono essere ancor più
valorizzate attraverso una politica di marketing che esalti la 'DOP'
(denominazione di origine protetta). Per la produzione vinicola locale la strada
da percorrere è quella della specializzazione in modo da conseguire una maggiore
qualificazione dal punto di vista enologico. Le autorità comunali, provinciali e
regionali facciano, dunque, tutto il possibile per sviluppare attività di
formazione nel settore agricolo.
In questo senso, il progetto inteso a realizzare nel territorio basso-molisano
un Distretto Agroalimentare di qualità andrebbe portato all'attenzione dei
guglionesani, soprattutto giovani, di concerto con i vari rapprentanti degli
altri Comuni dell'Unione per i necessari confronti ed approfondimenti. La stessa
Coldiretti Molise, con il 'Progetto Impresa Verde' "ha inteso proporre una
visione moderna dell'agricoltura all'interno della filiera agroalimentare. Si
punta cioè a costruire un sistema d'imprese che sia nel complesso competitivo
sul mercato, capace di valorizzare la qualità, la tipicità e la genuinità dei
prodotti e sostenere e proteggere l'ambiente".
In merito, poi, alle dimensioni più ottimali delle aziende agricole se cioè di
grande estensione o imprese più piccole, personalmente condivido l'opinione del
prof. Fabrizio De Filippis, docente di politica agraria e direttore del
dipartimento di Economia all'Università Roma 3, secondo cui sarebbe preferibile
la seconda tipologia. "Sicuramente c'è un futuro - dice il professore -
per le aziende che puntano sulla tipicità, il biologico, il legame con il
territorio, le produzioni di grande qualità. A patto che siano gestite come
imprese".
Anche in Europa incomincia a esserci qualche elemento di ottimismo. Per fortuna
gli agricoltori giovani ci sono e sono bravissimi. In sede europea si sta
affrontando il problema del ricambio generazionale in agricoltura ed opportuni
incentivi sono previsti per i giovani che vogliono investire nel settore. Già il
D.Lgs. 228/01 individua i Distretti rurali e agroalimentari di qualità quali
nuovi strumenti cui finalizzare la programmazione territoriale attribuendo alle
Regioni potestà legislativa in materia. Nei Distretti agroalimentari di qualità
emerge la 'significatività' economica e le filiere produttive che ormai
costituiscono il modello organizzativo relazionale della piccola e media
impresa. Le Regioni provvedono alla individuazione dei Distretti rurali e dei
Distretti agroalimentari.
Certo, sul piano generale va vista con favore l'instaurarsi di un clima di
collaborazione tra i Comuni bassomolisani, anche per archiviare forme di
municipalismo che in passato hanno fatto da freno allo sviluppo territoriale. E
tuttavia, nella individuazione delle aree ultra rappresentative dell'auspicabile
Distretto Agroalimentare di qualità, ritengo vada tenuto in debita
considerazione per le sue peculiarità il territorio guglionesano. In merito,
leggo su www.ilpontemolise.it una presa di posizione del Movimento 'LARINascita'
secondo cui "la decisione del Comune di Larino di aderire al COSIB non può
prescindere da una attenta analisi economica del nostro territorio, la quale
evidenzia come il settore primario (agricolo) sia volano dell'intera attività
economica larinese (...). In linea con l'attuale normativa può, così, essere
individuato un distretto agro-alimentare di qualità (...). Il Movimento
LARINascita invita l'amministrazione comunale a considerare tale opzione come
una vera opportunità di sviluppo: sia per la possibilità di conseguire un peso
maggiore come centro confluente nel COSIB ...".
Forse mi sbaglio, ma sento tornare dalla finestra molta aria di municipalismo.
Se c'è una costituenda Associazione culturale per la "riscossa guglionesana",
per favore, batta un colpo. Concludo dicendo che, a mio avviso, sarà sempre più
il campo programmatico e concreto il terreno su cui si misura la capacità delle
forze politiche di contendersi il consenso popolare. Si organizzi, dunque, a
Guglionesi un ciclo di convegni su temi che indicativamente mi permetto di
suggerire: 'Agricoltura di qualità fra tradizione e innovazione'; 'progetti per
il territorio bassomolisano'; 'le politiche per l'innovazione in campo
agroalimentare'; Il Distretto Agroalimentare di qualità: una prospettiva
credibile per i prossimi anni'.
A tal riguardo, si chieda la collaborazione dell'Università del Molise, della
Camera di Commercio, delle Associazioni di categoria e, naturalmente, si
coinvolgano i giovani.